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Processo Annibali, udienza rinviata al 29 marzo

di , , e    -    Pubblicato il 17/03/2014                 
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PESARO – Rinviata al 29 marzo l’udienza per il processo sul caso di Lucia Annibali, l’avvocatessa urbinate sfregiata con l’acido il 16 aprile del 2013. La difesa di Luca Varani, presunto mandante dell’aggressione, ha chiesto “l’assoluzione per le accuse di lesioni personali e stalking e non per quelle di tentato omicidio, in quanto il fatto non sussite”.

L’udienza a porte chiuse prevista dal rito abbreviato ha visto oggi le arringhe degli avvocati della difesa dopo l’intervento dell’accusa del 22 febbraio. In quell’occasione il Pm Monica Garulli aveva chiesto una condanna di vent’anni per Luca Varani e  di 18 per i presunti aggressori, Rubin Ago Talaban e Altistin Precetaj.

Francesco Coli, avvocato di Lucia Annibali, ha detto che il “29 marzo ci saranno le repliche dell’accusa e verosimilmente si arriverà a sentenza”.

Luca Varani, di fronte al giudice del tribunale di Pesaro, Maurizio Di Palma, ha parlato di uno scherzo odioso: “Volevo solo rovinarle una macchina con quattro mesi di vita. Ma lo scherzo è finito male, perché gli aggressori hanno colpito direttamente Lucia – avrebbe detto l’avvocato pesarese – io devo pagare per quello che ho fatto, non per quello che è successo”. L’avvocato di Lucia Annibali ha definito come “fuori luogo” l’uso del termine “scherzo odioso”.

AUDIO/Le dichiarazioni degli avvocati di Luca Varani

Le tesi della difesa sono state esposte da Francesco Maisano, legale del presunto aggressore:  “Varani non aveva la copia delle nuove chiavi dell’appartamento di Lucia Annibali”, quindi, secondo il difensore dell’imputato, non avrebbe mandato lui gli aggressori a casa dell’avvocatessa urbinate. Secondo il legale “la copia in possesso di Varani apriva la vecchia serratura dell’appartamento, poi sostituita”. Ma l’avvocato difensore ha precisato che “se anche avesse avuto la copia che apre l’attuale serratura non avrebbe comunque potuto chiudere la porta dall’interno: questa particolare tipologia di chiave funziona solo dall’esterno, quindi l’aggressore è entrato dalla finestra”, ha concluso Maisano.

L’udienza era iniziata questa mattina con le dichiarazioni di Luca Varani, quando l’ex fidanzato ha preso la parola, Lucia Annibali ha lasciato l’aula, rientrando solo alla fine del suo intervento. L’avvocato difensore Roberto Brunelli, fuori dall’aula, ha riportato le parole del suo assistito: “Mi sento responsabile di quello che è accaduto, perché la situazione mi è sfuggita di mano. Ma comunque l’ho innescata io”. Mentre secondo l’avvocato della Annibali, Lucia sarebbe uscita per “non sentire altre bugie da parte della difesa”.

AUDIO/Le dichiarazioni dell’avvocato di Luca Varani

Durante la sua difesa, Varani ha preso in mano un articolo del Resto del Carlino nel quale il suo ex compagno di cella, racconta che Varani piangeva tutte le notti. Poi ha fatto riferimento a uno scambio di sms tra lui e la Annibali, avvenuto il 20 febbraio 2013, un paio di mesi prima dell’aggressione: quel giorno la Annibali, rientrando in casa, aveva sentito puzza di gas. Poi aveva scoperto che era stato manomesso un tubo e avendo visto Varani fuori dall’appartamento lo aveva accusato di essere stato lui. In uno dei messaggi, Varani avrebbe risposto a Lucia che anche lei lo trattava male, ma nonostante tutto lui le voleva bene. Ricordando questo scambio di sms l’avvocato di Pesaro vorrebbe dimostrare l’affetto che Varani provava per Lucia Annibali: “Se il mio assistito non si è fatto ulteriormente vivo dopo l’accaduto – precisa Brunelli – è perché glielo avevamo consigliato noi”.

A parlare è stata anche la difesa di Rubin Ago Talaban, uno dei due presunti aggressori. Secondo Gianluca Sposito, legale di Talaban, l’albanese non sarebbe mai entrato nell’abitazione di Lucia Annibali. “Talaban non conosceva Luca Varani – ha spiegato l’avvocato – in più, il fotogramma del 16 aprile 2013 che ritrae Talaban sotto casa della Annibali, non può essere usato come prova di un appostamento per l’agguato”. L’avvocato ha inoltre sostenuto che la fuga di Talaban nei giorni successivi all’aggressione era motivata dalla paura e non dalla colpevolezza:  la Polizia aveva trovato delle tracce di acido sulla sua auto e lui, temendo di essere coinvolto nelle indagini, sarebbe scappato.

E’ poi intervenuto il difensore dell’altro imputato, Altistin Precetaj, sostenendo che il suo assistito non conosceva bene Luca Varani: “Glielo aveva presentato un amico ma non lo aveva più rivisto”. L’estraneità ai fatti dell’albanese, secondo il legale, sarebbe dimostrata anche dalla differenza tra la dimensione delle orme trovate in casa della Annibali e il numero di scarpa calzata da Precetaj (in casa è stata trovata l’orma di una scarpa numero 44, mentre il suo assistito calza il 41). Durante il dibattimento della mattinata gli avvocati della difesa hanno chiesto che gli avvocati praticanti e i carabinieri che hanno seguito le indagini uscissero dall’aula.

Questa mattina Luca Varani è arrivato a bordo di un furgoncino anonimo per sottrarsi alle telecamere. Una decisione che gli sarebbe stata suggerita dagli avvocati per evitare di essere fotografato e ripreso dai giornalisti che l’ultima volta avevano interpretato in maniera fuorviante il suo arrivo sorridente in tribunale durante la precedente udienza.

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