URBINO – Da 40 anni, immersa nel verde delle colline del Sasso, vive la stamperia Santa Chiara. Un luogo quasi magico dove la luce delle grandi finestre, il profumo dell’inchiostro e della carta fatta a mano avvolgono presse e torchi. Alcuni sono nuovi, altri risalgono ai primi del ‘700, tra tutti c’è il primo torchio calcografico che Marcello Tiboni realizzò a 16 anni. Ora che di anni ne ha 66 ed è in pensione dopo una lunga carriera di insegnante all’Accademia di Belle Arti di Urbino, non ha nessuna intenzione di fermarsi, perché la stampa d’arte per lui rappresenta tutta una vita. Con lo sguardo emozionato fissa i suoi lavori appesi alle pareti, mentre parla dei progetti che ha in mente per riportare in auge l’antica tradizione incisoria urbinate. Uno fra tutti: “Dal sogno alla realtà”, l’idea per creare a Urbino una stamperia internazionale che dia lavoro ai giovani creando prodotti di alta qualità da vendere prevalentemente all’estero.
“Tutto è iniziato dalla mia passione per la meccanica, l’arte è arrivata dopo – racconta Tiboni – nei laboratori dell’Istituto d’arte e della Scuola del libro ho imparato il mestiere del falegname, del fabbro e del tipografo”. È questo insieme di conoscenze che ha permesso a Marcello di concretizzare, sul finire degli anni ’60, l’idea del fratello Vincenzo, sette anni più grande di lui: aprire una stamperia a Urbino. “Finita la scuola io volevo andare a Roma – ricorda – a stampare alla 2RC, una delle più grandi stamperie a livello mondiale. Erano gli anni in cui gli artisti avevano appena scoperto il potenziale della litografia e della serigrafia. Alla 2RC hanno stampato pittori del calibro di Alberto Burri e ci lavoravano anche molti giovani urbinati, io volevo stare lì”. Ma poi Vincenzo compra il primo torchio e inizia l’avventura. “Anche se sono in pensione da tre anni – racconta Tiboni – io sto ancora lavorando, perché io il lavoro lo invento”.
Tra la collaborazione con grandi artisti, come il pittore e scultore greco Jane Kounellis e la realizzazione di un’edizione sull’incisore Mimmo Paladino, Marcello Tiboni non rinuncia ai progetti che ha per Urbino e sogna in grande. “Vorrei realizzare una stamperia internazionale”, dice stringendo tra le mani, indurite dall’inchiostro, la sua prima incisione: è datata 1965 e raffigura i corpi degli ebrei ammassati nei campi di concentramento. E ha anche già dato un nome al suo progetto: “Si chiamerà ‘Dal sogno alla realtà’ – spiega – il sogno è quello di produrre a Urbino edizioni di artisti importanti da vendere all’estero, dove la richiesta del mercato è maggiore. La realtà è il mio laboratorio, le mie presse, i miei caratteri”.
Ma tutto questo purtroppo non basta, allo stampatore urbinate serve uno spazio più grande del suo laboratorio e un finanziamento per avviare l’impresa. “Per quanto riguarda i fondi – dice – mi sto informando su quelli che l’Unione europea prevede per i mestieri antichi, ma confido anche sull’appoggio di qualche imprenditore illuminato che creda profondamente nella riqualificazione di un’arte, quella incisoria, che ha le sue origini proprio nella città ducale. Mentre per gli spazi, faccio un appello al Comune e al futuro sindaco: ho bisogno di un luogo che sia almeno di 1.000 metri quadri”.
Tiboni è deciso, ha le idee molto chiare e il progetto potrebbe partire già dall’anno prossimo in modo da accogliere i giovani che escono dall’Accademia, dall’Isia e dall’Istituto d’arte. In attesa che il suo sogno diventi realtà, Tiboni sta organizzando dei corsi di litografia, serigrafia e tecnica di incisione da far partire già nei prossimi mesi: “Questo è il prototipo, stampato con i caratteri di legno, del manifesto che a breve invierò a tutte le università e le accademie non solo italiane, qui verranno indicati tutti i miei corsi”, dice indicando una grande stampa in bianco e nero. E l’intento di promozione di Urbino è inequivocabile: al centro della locandina ci sono il Duca Federico, palazzo Ducale e Raffaello.
Un’attività su cui già altri centri come Fano e Urbania hanno deciso di puntare: “Un gallerista di Fano – svela Tiboni – mi ha chiesto di organizzare un corso di incisione nella sua galleria, partirà in primavera. Lui mette a disposizione lo spazio e io porto i miei torchi. Tutto è nato da una mostra di incisione che feci tempo fa, lì la gente è molto attenta e sensibile, negli ultimi anni diversi pittori fanesi hanno aperto piccole botteghe per il disegno e l’acquerello”.
I ferri del mestieri ci sono tutti. I torchi, che Tiboni costruisce e ripara senza l’aiuto di nessuno, sono pronti a tornare in azione, i caratteri di legno aspettano di uscire dal vecchio cassettone dove sono custoditi. Basta solo che Comune e imprenditori credano nei progetti dello storico stampatore urbinate e lo aiutino a trasformare i suoi sogni in realtà.