URBINO – Nel 1980, quando divenne sindaco di Urbino per la prima volta, Giorgio Londei era poco più di un ragazzo. Aveva 30 anni e gli avversari politici con ironia lo descrivevano come un “universitario con i capelli lunghi che voleva fare il sindaco”. Oggi Londei si è rimesso in corsa con il Partito Democratico. Nel 1980 era tra le file del Partito Comunista: un altro partito e un’altra legge elettorale. Per diventare sindaco infatti quel ragazzo, che aveva studiato filosofia e che sognava di fare il professore, doveva conquistare la maggioranza assoluta dei seggi nel consiglio comunale. “Feci campagna elettorale da solo, lottando contro il centrodestra e due liste civiche che raccoglievano molti consensi. Fu uno scontro durissimo, ma alla fine avvenne il miracolo. Nello spoglio dei voti a Canavaccio, ottenni 12 preferenze. Proprio quelle che mi servivano per ottenere la maggioranza e diventare sindaco”.
Mentre ci racconta la sua vita, Londei chiude gli occhi, quasi come se provasse a far rivivere nella sua mente più di quarant’anni di battaglie politiche. Nel suo ufficio dell’Accademia di Belle Arti, di cui è presidente dallo scorso novembre, non c’è nulla che testimoni il suo passato salvo i suoi ricordi.
DA SINDACO A SENATORE. Londei è nato 65 anni fa a Trasanni. Quando aveva appena 9 anni, la sua famiglia si trasferì a Urbino. Le scuole e poi l’università, con le prime esperienze politiche: “Era il ’68 quando mi avvicinai alla politica – spiega il candidato sindaco del Partito Democratico – Urbino stava vivendo, come molte altre città italiane un periodo movimentato. Decisi di iscrivermi alla Federazione Giovanile Comunista e nel 1970 fui chiamato nella direzione comunale del Partito Comunista”. Negli anni settanta lavorò in provincia come addetto al settore economico ed entrò nel consiglio comunale. Poi nel 1980 diventò sindaco di Urbino.
Rimase primo cittadino per tredici anni, ottenendo altri due mandati. Nel 1993 l’abdicazione per l’elezione a senatore. “I cittadini volevano che un rappresentante di Urbino scendesse a Roma e mi chiesero di candidarmi al senato”, ricorda Londei. Per qualche mese, pur avendo ottenuto un seggio a Palazzo Madama, rimase sindaco di Urbino: “Pochi mesi dopo la mia elezione, a Urbino crollò un pezzo delle mura, proprio sotto i Torricini. A Roma riuscii a far passare una legge che prevedeva lo stanziamento di 51 miliardi di lire per il restauro dell’intero perimetro murario della città ducale”. Londei rimase senatore per due legislature. Poi tanti altri incarichi amministrativi: “Per dieci anni ho lavorato nel ministero della Salute dove sono stato responsabile dell’istituto zooprofilattico in Umbria e nelle Marche. Nel 1999 fui eletto come capogruppo nella provincia di Pesaro e Urbino”.
IL RITORNO A URBINO PER L’ARTE. Nel 2007 l’Isia, l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche, deve cambiare il proprio presidente e sceglie Giorgio Londei. “Sono rimasto lì per sei anni. Il successo più importante l’ho ottenuto con il restauro del convento di Santa Chiara. Non era ancora scaduto il mio mandato quando l’Accademia delle Belle Arti mi chiama e mi propone la presidenza”. L’anno scorso infatti Londei è subentrato a Vittorio Sgarbi.
C’E’ ALTRO DOPO LA POLITICA. Una vita sempre piena di incarichi politici e amministrativi, ma sfogliando tra i ricordi, Londei non fa fatica a trovare i suoi rimpianti più grandi. “Mi sarebbe piaciuto fare il professore. Amo la storia, soprattutto di Urbino e avrei voluto insegnarla. E avrei voluto fare anche sport: ai tempi dell’università facevo judo e vinsi anche un campionato”. I suoi gusti più personali ruotano tutto intorno alla città ducale: “I miei scrittori preferiti sono i grandi di Urbino, da Paolo Volponi a Umberto Piersanti”. Il suo passatempo preferito è proprio la lettura: “La mia famiglia dice che spendo troppi soldi nei libri”, ma Londei non nasconde anche altre passioni: “Amo viaggiare e sono innamorato di Praga”. E in una vita ricca di letture e viaggi, ha dato spazio anche alla musica: “Ascolto Ivan Graziani, che è stato mio grande amico. Ricordo ancora il suo primo successo al cantagiro, “Pensa Tu”. Ma mi piace anche Mia Martini: la ritengo una grandissima artista”.
SE DIVENTASSI SINDACO. “Se vincessi le elezioni le mie prime azioni sarebbero orientate verso il decoro della città – afferma Londi – vorrei far scomparire i cassonetti dal centro storico e abbellire i palazzi con fiori e piante, proprio come ho fatto qui all’Accademia delle Belle Arti”. Il suo sogno nel cassetto, che promette di trasformare in realtà, riguarda però Borgo Mercatale: “Mi piacerebbe sgombrarla di tutti gli autobus e riqualificarla. Quella era l’entrata dei duchi di Montefeltro e dovrebbe diventare un grande palcoscenico naturale. Ricordo che quando ero sindaco organizzammo un evento con Lucio Dalla e Gianni Morandi. La piazza era gremita di ragazzi. Sarebbe bello poter ricreare un’atmosfera di questo tipo”. Londei ci saluta, è appena arrivato il suo medico. Deve visitarlo perché durante la campagna elettorale ha perso la voce: contrappasso obbligatorio per chi ha deciso di vivere di politica.