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Altro che Maastricht. “L’Unione Europea si fa con la cultura”

di    -    Pubblicato il 26/04/2014                 
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admin-ajaxURBINO – Perché non stampare i volti di Dante o Hugo sulle banconote? Il vero collante dell’Europa, più dell’economia e dell’Euro, è la cultura. Quell’atteggiamento “frutto di secoli di scambi, viaggi e vicinanza” che, secondo Eric Jozsef, “costringe ogni momento a pensare al nostro passato comune e dunque anche al futuro”. Il corrispondente in Italia di Liberation, dal palco del Festival del giornalismo culturale, ha sottolineato la contraddizione di una comunità di stati che si sono dotati di una politica economica comune, ma non di un modello culturale condiviso.

“L’Europa – ha detto Jozsef – deve essere incarnata dalla cultura, l’elemento più importante dello stare insieme. Bisogna rovesciare la visione attuale di diverse culture nazionali sovvenzionate da Bruxelles. Ci sono fondi dedicati alla cultura, ma non possiamo essere contenti se si pensa al fatto che i grandi temi, per l’Unione Europea, sono altri e dunque questi aiuti finiscono per diventare solo un contentino per i paesi membri”.

Qualche esempio concreto: “Si parla spesso delle banconote anonime che i cittadini dei paesi dell’Eurozona hanno in tasca. Mi sarebbe piaciuto vedere su queste banconote i ritratti di Victor Hugo, Shakespeare o Dante Alighieri: personaggi che non appartengono solo a una nazione, ma a tutti noi europei. Urbino, ad esempio, non è una città italiana, ma europea. Fa parte della nostra identità culturale. Un altro nodo essenziale in un dibattito sulla cultura europea è il ruolo del pubblico: bisognerebbe discutere delle quote di film europei nella distribuzione cinematografica, o fissare un prezzo medio comune dei libri”.

Un dibattito che deve coinvolgere anche il sistema della comunicazione: “Bisogna parlare di cultura – aggiunge Jozsef – ma il giornalismo culturale italiano rimane nel flusso, non prevede una gerarchia delle informazioni, non si fanno scelte, si parla di cultura sempre in coda e en passant. In questo modo diventa un’informazione come un’altra”.

Alla tavola rotonda sul rapporto tra cultura italiana e cultura europea ha partecipato anche Lucio Battistotti, direttore della rappresentanza in Italia della Commissione Europea. “L’Europa deve essere un viaggio fatto di curiosità, entusiasmo e passione – ha esordito Battistotti – forse abbiamo perso il senso dello stare insieme: siamo ventisette popoli che si conoscono poco tra loro. Bisogna investire sulla cultura in senso comunitario, costruendo una nuova narrativa per l’Europa che sia anche un volano economico. Con i fondi strutturali europei, la Francia ha realizzato a Lens, un paesino desolato dal passato minerario, una succursale del Louvre: hanno creato 150 nuovi posti di lavoro e cambiato il volto della città”.

Un modello che potrebbe funzionare anche in Italia e nelle Marche: “Abbiamo quattro atenei – ha ricordato l’assessore regionale alla Cultura, Pietro Marcolini – dovremmo istituire quattro cattedre di bandologia europea: la nostra Regione può attirare 1,2 miliardi di fondi strutturali, ma serve progettualità per non farli finire altrove. Non dobbiamo andare a Bruxelles con il cappello in mano, ma con progetti”.

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