URBINO – “È come un padre”, “un maestro incredibile e carismatico”. Per chi era ieri pomeriggio a festeggiarlo Giuseppe Bovi è questo. Studenti universitari, bambini, rappresentanti federali e anche il rettore dell’Università di Urbino Vilberto Stocchi erano in sala per salutare il professor Bovi. Un professore serio, duro ma buono come il pane che ha insegnato agli urbinati a nuotare. Insegnante di nuoto all’Isef di Urbino e docente per il Settore tecnico della Federazione italiana nuoto, si è celebrato al collegio Raffaello il suo cinquantesimo anniversario di attività.
Un percorso che comincia tanto tempo fa, negli anni ’60. “Come ogni pesarese – confida Bovi al Ducato – avevo una forte passione per il basket e per il nuoto. Quando iniziai io, l’Isef non era una laurea e c’era solo una piscina coperta di 20 metri quadrati. Erano altri tempi”.
“Ho sempre lavorato in piscina. Sono diventato istruttore federale e ho iniziato a lavorare qua a Urbino all’Isef a 27 anni. Ho scritto cinque libri e fondato la Robur Tiboni Volley – continua Bovi- ma quello che mi ha fatto stare in vasca per tutto questo tempo è stato principalmente insegnare ai bambini a nuotare”.
Proprio il suo modo di intendere il nuoto lo ha reso noto nel settore. È stato uno dei primi in Italia a intendere il nuoto come una disciplina educativa e non solo un modo di formare fisicamente gli allievi in vista dell’agonismo. “Nei primi anni mi colpiva molto vedere i bambini piangere a bordo piscina. Mi chiedevo il perché di questa paura, per me il nuoto era una cosa bella” afferma Bovi. “Questo desiderio di capire mi ha portato a iscrivermi a sociologia e a pedagogia. Così ho sviluppato un approccio metodologico al nuoto che partisse dal bambino”.
Questa passione si è tradotta in anni di insegnamento “al cui centro metto il rapporto meraviglioso con i miei studenti. Certo, li boccio e mi arrabbio perché studiano poco –sorride il prof – ma lo faccio solo per farli comprendere fino in fondo le cose”.
Una carriera di alto livello e piena di soddisfazioni, ma dopo cinquant’anni forse gli stimoli cominciano a scemare. Al professore brillano gli occhi: “Neanche per sogno. Io posso solo ringraziare i bambini che accompagno in vasca la prima volta. Loro mi hanno insegnato e mi insegnano ogni giorno qualcosa di nuovo. A colpirmi quotidianamente sono il loro stupore e la sorprendente razionalità con cui ti seguono in acqua”.