FANO – Nei palinsesti della radio pubblica italiana c’è sempre stato uno spazio per i documentari sonori. Almeno fino agli anni Cinquanta, poi a brandelli fino ai primi anni Ottanta. Dopodiché il nulla: sono pressoché spariti dalla programmazione. A raccontarlo al Ducato è Daria Corrias, giornalista e documentarista radiofonica, ospite a Fano per la terza giornata del Festival del giornalismo culturale. Dal 2012 è inoltre presidente di Audiodoc, la prima associazione di autori e autrici indipendenti nata nel 2006.
Gli audio documentari raccontano storie con le voci e le parole, ma soprattutto combinando suoni e frammenti musicali. È un genere d’approfondimento che affronta temi sociali, memorie storiche, cronaca. “Il genere – ci racconta Daria – sparisce completamente dalla radio italiana intorno ai primi anni Duemila, con l’ultima puntata di Centolire, un programma ospite nella mattina di Radio3. Così è stata fondata l’associazione, per permettere all’audio documentario di resistere, per educare gli ascoltatori alla cultura del documentario sonoro che ha tempi e attenzioni diversi proprio perché si sviluppa in un arco narrativo più lungo rispetto a quello di un programma in diretta o di una news”.
La radio italiana torna a dare spazio alla sperimentazione sonora nel 2010, quando con Tre soldi – in onda su Radio3 dal lunedì al venerdì alle 19.45 – trasmette documentari di 75 minuti in 5 puntate quotidiane da 15 minuti. Alessia Rapone, giornalista e socia di Audiodoc, parte da un fatto di cronaca, un omicidio, per riflettere sui rapporti fra le persone all’interno di un “contenitore”. Condominium. Come ti rompo le scatole racconta appunto l’alienazione di chi vive allo stesso civico ma non si conosce: il 369 di via Prenestina a Roma. I Ritornanti di Jonathan Zenti racconta invece le storie di ragazzi che se ne sono andati dall’Italia ma che sono destinati a ritornare, almeno per le vacanze di Natale.
“Tre soldi è la riserva indiana del documentario radiofonico – continua Daria – l’approfondimento che offre è oneroso per chi lo produce e impegnativo anche per chi lo ascolta”. Fare audio documentari costa, dunque, ma negli altri paesi le radio danno più spazio a questo genere, ne riconoscono l’importanza culturale e sono ben retribuiti: si arriva a guadagnare fino a 4000 euro, da queste parti solo 800 euro, lordi.
“Vivere di audio documentari è impossibile – conclude Daria – ma non possiamo fare a meno di farli”.
Foto di Libero Dolce