URBINO – “Se non vuoi lavorare tutta la vita, trova un’attività che ti piace”. Parola di Tito Micheli, dipendente della Benelli per 45 anni, che venerdì 1 maggio riceverà la stella al merito del lavoro, un riconoscimento importante, consegnato solo a pochi dipendenti proposti dalle aziende italiane. Ma Micheli, che verrà premiato insieme al collega Sergio Scaramucci, non si sente migliore di altri: “Nella mia famiglia siamo sempre stati abituati a lavorare. Ovviamente mi fa piacere ricevere un premio per quello che ho fatto alla Benelli, ma non serve autocelebrarsi”, risponde con voce sicura.
Lui, che a luglio compirà 68 anni, ha iniziato a lavorare alla Benelli nel 1968, quando l’azienda di Urbino non era ancora un colosso internazionale nella vendita delle armi sportive. “Ricordo che avevo da poco finito il militare. Ero in cerca di un lavoro e mi presentai una mattina davanti al capannone della fabbrica. Lì incontrai un signore che dopo un breve colloquio mi disse che avrei potuto iniziare dal giorno seguente. Solo dopo ho scoperto che era Paolo Benelli in persona. Eravamo in pochi all’inizio, come un prototipo imperfetto, ma la voglia era tanta”.
I primi anni, avendo esperienza nella lavorazione del metallo, Tito si occupava di saldare i pezzi delle armi: “Un gioco da ragazzi rispetto ai lavori di fino che facevo insieme a Piero Guidi qualche anno prima”. Si perché prima di entrare alla Benelli, Micheli aveva aperto lo Studio Arte 90 insieme allo stilista urbinate, oggi presente ad Expo, per creare in campo artistico oggetti in ferro, rame e bronzo.
Negli anni ‘70 viene nominato responsabile dell’assistenza clienti della Benelli e da quel giorno fino al 2007, quando è andato in pensione, ha ricoperto questa carica. Un lavoro che lo ha fatto viaggiare per mezzo mondo dalla Cina all’India, dagli Stati Uniti alla Spagna dove ha gestito la fase di assemblaggio e di collaudo della filiale appena aperta. Un’esperienza indimenticabile per Micheli, iniziata nell’agosto del 1976 e interrotta solo ad ottobre di quell’anno per la nascita della figlia Vitoria, chiamata così, con una sola t, in onore della città in cui aveva sede la nuova filiale.
Ma Micheli non si è occupato solo della parte amministrativa dell’azienda. E grazie a una sua particolare abilità è diventato anche celebre. “Nel 1974 sono stato testimonial dell’azienda sia per la carta che nei video. Ricordo che tra il primo e il secondo tempo dei film al cinema partiva uno spot in cui sparavo cinque colpi in meno di un secondo. Un record per i fucili dell’epoca non a ripetizione. Ancora oggi usano alcune foto di quella dimostrazione perché molti non credevano alla velocità di quegli spari”. Il suo trucco? Sparava con il medio invece che con l’indice.