Al Bano riceve il Sigillo d’Ateneo a Urbino e canta Modugno – VIDEO

di ANTONELLA SCARCELLA e NICOLA PETRICCA

URBINO –  Un riconoscimento per l’impegno in ambito sociale e per la difesa dell’ambiente. Così l’Università di Urbino Carlo Bo e il rettore Vilberto Stocchi premiano Al Bano, all’anagrafe Albano Carrisi, con il più alto riconoscimento: il sigillo di Ateneo. Il cantante pugliese, già Ambasciatore delle Nazioni Unite contro la droga dal 1999 e Ambasciatore della Fao, da poco tempo è anche testimonial per la salvaguardia degli ulivi pugliesi, molti dei quali infettati dalla Xylella, un batterio killer. “Un’Università come la nostra- afferma il rettore Stocchi – impregnata di Umanesimo, che pone al centro il valore della persona,  non poteva non premiare un’artista versatile come Al Bano, di fama internazionale, attivamente impegnato nel sociale e con capacità imprenditoriali, i cui successi non ne hanno intaccato l’umiltà e la semplicità”.

Durante la cerimonia nell’Aula magna del Rettorato, Al Bano, visibilmente emozionato, non sembra trovarsi a suo agio con le parole: “Quanto tempo ho per parlare?- scherza il cantante pugliese – non sono bravo come quando canto, quando parlo devo pensare un po’ di più”.

Prima di affidare la sua emozione e gratitudine alla musica, si racconta a una platea di curiosi, tra studenti universitari, professori, forze dell’ordine e cittadini. “Non avrei mai immaginato di tornare a Urbino per indossare questo cappello – commenta – non sapevo di aver fatto tutti questi danni in passato”. Negli anni Settanta, durante le lotte studentesche, gli universitari della Carlo Bo “sequestrarono” simbolicamente il cantante, come eco per le proteste sul diritto allo studio. “Auguro a tutti di subire un sequestro del genere, con dei sequestratori culturali – continua – oggi Urbino mi sequestra per la seconda volta. Mi chiedo quando sarà la terza”, scherza. “L’anno prossimo dovrebbero farlo per celebrare i 510 anni dalla fondazione di questa Università – risponde il generale della Guardia di Finanza Patrizio Vezzoli – la città merita di sentirti cantare, magari gratis”.

“Qual è il ricordo più bello della tua vita?”, chiede qualcuno dal pubblico. “Ci sarebbero tante cose da dire – risponde Al Bano – tra queste, la prima volta che sono diventato padre, la prima volta in classifica, la valigia di cartone con cui sono arrivato a Milano”. Al Bano lascia Cellino San Marco, un paesino del salento in provincia di Brindisi, a soli sedici anni e la sua terra resta al centro del discorso per tutto il tempo. “Il primo fabbro è stato mio padre – racconta – mi ha insegnato cose fondamentali: onestà, umiltà, umanità. Mi ha trasmesso queste medicine straordinarie”. Oltre alla famiglia e al salento,  il cantante pugliese parla anche di Milano, città adottiva, dove ammette di aver trovato tutto ciò che in Puglia non avrebbe trovato. Qualche minuto del suo racconto lo dedica poi alla storia di amore, una delle più belle possibili, con l’ex compagna Romina Power.  Ma racconta anche della sua riconciliazione con Dio e dell’incontro con padre Pio.

“Avrei bisogno di più cultura per indossare questa toga – scherza Al Bano – ma forse la cultura della vita basta”. Infine, quando a parole non sa più come esprimere la propria emozione,  intona una canzone di Domenico Modugno: “Addio, Addio amore, io vado via, amara terra mia, amara e bella”. I suoi occhi guardano ancora a Sud.