di DANIA DIBITONTO
URBINO – Da due settimane l’intero sistema sanitario nazionale è alle prese con una nuova legge che riguarda tutti gli ospedali, Urbino compreso. Si tratta della direttiva europea del 2003 sui turni e i riposi obbligatori di medici, infermieri e ostetrici. In virtù della legge 161/2014 – che ha attuato la direttiva – dal 25 novembre nessuno può lavorare per 13 ore consecutive e tutti hanno diritto a uno stacco di almeno 11 ore tra un turno e l’altro e a 24 ore consecutive di riposo settimanali .
“È una legge giusta – è il commento di Filippo Mezzolani, primario del Pronto Soccorso dell’ospedale Santa Maria della Misericordia – ma ci mette in grossa difficoltà. Siamo costretti a razionalizzare l’organico fino all’osso, riducendo le ferie o cancellando i corsi di aggiornamento. A lungo termine, questa situazione è insostenibile”. Già perché in Italia non ci sono abbastanza medici, e Urbino non fa eccezione. E se la coperta è corta, allora diventa difficile anche applicare una legge giusta.
Qualsiasi prestazione sanitaria effettuata fuori orario non è coperta dall’assicurazione, con notevoli rischi economici a carico di medici e ospedali. “Ma se stai operando non puoi prendere e lasciare nel momento in cui finisce il turno, se non hai nessuno che ti possa dare il cambio. Non puoi abbandonare il paziente – spiega Luigi Cassano, medico geriatra e sindacalista del Cimo. Quindi, nonostante i nuovi turni siano stati organizzati, fare delle ore in più è inevitabile. Io ho lavorato 75 ore in più di quello che avrei dovuto, i miei colleghi anche di più”. Il presidente del sindacato Riccardo Cassi ha denunciato la carenza di personale ospedaliero in una video intervista.
Ore che valgono come straordinari? “No. A fine anno le ore in più si azzerano. Non so perché”. Neanche il godimento delle ferie è una certezza: “Io ho ancora 20 giorni di ferie da fare. Succede di prendere 7 giorni di ferie e di goderne solo 4 perché l’ospedale ti richiama. Noi come sindacato vorremmo far capire che non siamo più disposti a lavorare in questo modo. O aumentano il personale con nuove assunzioni, o diminuiscono il carico di lavoro. Altrimenti saremo costretti a lasciare degli spazi scoperti”.
E nuove assunzioni a livello nazionale sono state promesse da tempo. È di ieri la notizia che il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha confermato 6000 nuove assunzioni fra medici e infermieri, con un fondo di 350 milioni inserito nella Legge di Stabilità. Solo che bisogna far presto. “Nel mio reparto riusciamo ancora a cavarcela – ha detto Enrico Canducci, primario di Ostetricia e Ginecologia – ma i miei vicini di corridoio, Pediatria, sono al collasso”. Con una dottoressa in maternità, una in aspettativa, e uno alle prese con una lunga convalescenza, il reparto dedicato ai bambini soffre una carenza di organico.
Nei giorni scorsi il direttore sanitario Andrea Cani ha chiesto ai primari quali siano le necessità di ogni reparto. Ginecologia per esempio, dove lavora una equipe di dieci medici, avrebbe bisogno di un medico in più. Le sostituzioni di medici che sono andati in pensione si stanno facendo, due al Pronto Soccorso, uno a Ginecologia, per citarne alcuni. Per il personale in più però occorre attendere direttive dalla Regione, che non sono ancora chiare. “Al momento siamo facilitati dal fatto che siamo in un periodo di festività – spiega il dottor Canducci – e quindi riusciamo a gestire i turni senza violare le norme. Quando dopo gennaio il lavoro rientrerà a pieno regime però potremmo avere più difficoltà. Non posso certo continuare a chiedere ai miei medici di non fare le ferie. E non posso inventarmi delle feste. Non si organizza il lavoro di un reparto sullo straordinario”.
Non riuscire a rispettare la nuova legge potrebbe avere due conseguenze: una multa all’Italia da parte dell’Unione Europea e la possibilità che i lavoratori facciano causa per turni non conformi alla nuova norma. Intanto si cerca di rispettare la legge anche tagliando le prestazioni. Probabilmente salterà l’accesso settimanale di un medico non obiettore di coscienza che il reparto di Ginecologia ha fornito finora al distretto di Pesaro.