Al via a Casa Raffaello la mostra sul pittore Gianfranco Ferroni

di RICCARDO MARCHETTI

URBINO – “Ogni passo avanti verso l’intelligenza… è stato fatto da eretici”. Questa frase di Lev Tolstoj, che circonda nelle doppia versione italiana e inglese l’autoritratto del pittore e incisore Gianfranco Ferroni, apre la mostra Eretico allo specchio, la personale dell’artista novecentesco inaugurata mercoledì 3 febbraio alle 18 alla Casa natale di Raffaello.

L’esposizione è composta da 26 opere tra incisioni, dipinti e autoscatti facenti parte della produzione anni ’70 dell’artista, quando insieme ad altri pittori formò il gruppo poi definito “Metacosa“. Giocano un ruolo fondamentale gli autoritratti di Ferroni, utilizzati come modello per le altre opere.
“Per la prima volta le foto servono per entrare nel mondo culturale di Ferroni – spiega Umberto Palestini, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Urbino e curatore della mostra – facendolo vedere da una prospettiva diversa rispetto a quella dalla quale è stato studiato finora. Ne scoprono il lato passionale e pure quello violento, che emerge dalle forbici spesso rappresentate nelle opere esposte”. La mostra è incentrata sulla figura dell’artista, presente in quasi tutti i dipinti e le incisioni direttamente o tramite la sua ombra. Spesso è accompagnato da un tavolino bianco in primo piano, sul quale sono appoggiati gli oggetti più variegati, come un teschio, una tazza o, appunto, un paio di forbici. Oggetti che in certe opere sono coprotagonisti se non protagonisti assoluti, con Ferroni assente o intento a osservarli.

L’esposizione di Casa Raffaello è una sorta di introduzione alla retrospettiva dell’artista, che si terrà dal 5 marzo al 22 maggio nella Sala del Castellare di Palazzo Ducale e permetterà, attraverso 40 opere, di ripercorrere tutta la produzione dell’artista livornese, dagli anni ’50 alla fine degli anni ’90.

“Casa Raffaello non era abbastanza grande per contenere una esposizione della portata della retrospettiva – dice Palestini– così abbiamo deciso di creare un’overture che dia un’idea di ciò che si vedrà a Palazzo Ducale. L’abbiamo anticipata a febbraio per evitare che le due esposizioni si sovrapponessero”.

Morto nel 2001, Gianfranco Ferroni è considerato uno dei più validi pittori figurativi italiani del dopoguerra e, come sottolinea Palestini, “un grande maestro dell’incisione. Un artista del silenzio, laico, che aveva trovato identità nella forza personale dell’oggetto”. Nella sua quarantennale carriera, Ferroni ha abbracciato diversi filoni artistici, dal realismo esistenziale alla pop art, spinto da un desiderio di evoluzione e sperimentazione e senza curarsi troppo delle aspettative del pubblico e della “commerciabilità” dei suoi lavori.