Studenti americani a Urbino: “Qui ci godiamo ogni attimo, in Pennsylvania troppo stressati”

Gli studenti americani del corso in Business culture in italian context di Urbino
di ENRICO FORZINETTI

URBINO – “Ci sono 28 americani a Urbino….”. Potrebbe essere l’inizio di una barzelletta, in realtà è qualcosa di molto più serio. Si tratta infatti di un gruppo di ragazzi dell’università di Villanova, in Pennsylvania, arrivati nelle Marche a inizio gennaio per il programma Bcc (Business culture in the italian context). Un semestre di studio durante il loro secondo anno di college per imparare la lingua italiana e approfondire l’economia, cercando di capirne i fondamenti all’interno del nostro territorio. I ragazzi dopo un mese hanno già imparato le basi di italiano, ma per non avere troppe difficoltà raccontano la loro esperienza in inglese.

“Qui siamo molto più rilassati rispetto al college americano: là ci sono frequenza obbligatoria, ritmi serrati e compiti continui”  precisa Brooke, una ragazza di San Diego. “In Italia ci sentiamo più liberi, negli Usa abbiamo molta più pressione addosso tra reclutatori che vengono a visitare il campus e la sensazione che si debba per forza aver successo” sottolinea Jack, studente originario di Boston. Gli fa eco Shiv, che invece viene da Philadelphia: “Al college tutti pensano ad avere voti alti, in Italia vedo che si punta molto di più a fare conoscenze e stringere amicizie”.

Un clima diverso quindi, dove i ragazzi riescono a godersi di più ogni singolo momento. Ma questo non significa che qui facciano poco. Anzi, il loro calendario è sempre piuttosto fitto. “Non seguono soltanto le lezioni di economia, geopolitica e cultura italiana con il direttore del programma Peter Cullen – sottolinea Nicola Aulitano, coordinatore di Bcc – ci sono anche gruppi di conversazione in italiano che si aggiungono alle ore di studio della lingua. In più organizziamo proiezioni di film sottotitolati e karaoke. E ovviamente non mancano le gite: il mese scorso siamo stati a Torino, venerdì partiamo per Bologna”.

Viaggi che non sono soltanto di piacere, ma puntano a far conoscere la realtà italiana con visite ad aziende e imprese del territorio. Un momento fondamentale per comprendere il contesto economico del nostro paese.”Tra le diverse mete in tutt’Europa ho scelto Urbino, proprio perché è una piccola città, un luogo perfetto dove poter conoscere la cultura e le persone italiane – racconta Kevin, di Chicago – so che avete anche dei problemi come la corruzione e la difficoltà a tagliare le tasse, vorrei capirci di più”.

A Urbino sono entrati in contatto con un mondo universitario diverso. “Una delle cose migliori che ho trovato qui è l’aperitivo, da noi non esiste l’abitudine di bere qualcosa mentre si chiacchiera con gli amici” fa notare Chaitalee, ragazza indiana iscritta a Villanova.”Mi trovo molto bene con gli italiani, quando sono arrivato qui pensavo foste molto più chiusi. Invece sono stato accolto a braccia aperte” racconta Jake, studente che arriva da Boston – “Cosa mi stupisce degli universitari italiani? Beh, riescono a tenere un ritmo di uscite serali e feste che io non posso reggere!”

I ragazzi americani sono riusciti a integrarsi così bene anche perché sono molto seguiti. Ad aiutarli nella vita di tutti i giorni c’è Caroline, una giovane americana che proprio a Urbino ha trascorso un periodo per un programma di approfondimento di studi umanistici. “Sono tornata e ora faccio da residence assistant. Nei college americani è un punto di riferimento per gli studenti, qui più che altro mi occupo di qualsiasi problema che possano avere i ragazzi” racconta. All’interno dello staff ci sono anche Alessia Battaglia e Arianna Donini, due studentesse di lingue che organizzano e frequentano le classi di conversazione.

Dopo quasi un mese di permanenza a Urbino è interessante sentire cosa abbia colpito i ragazzi dello scorcio di Italia che hanno visto. “Sapete l’inglese più di quello che pensassi – racconta Chris, da New York City – un’altra cosa che mi ha stupito? L’età conta molto meno. Io ho vent’anni ma parlo tranquillamente con ragazze di 25-26 anni, in America mi riderebbero in faccia”. Ma le sorprese non finiscono qui. “Dopo essermi informato sulla vostra storia credevo foste più legati alla religione e alle tradizioni, invece molti ragazzi con cui ho parlato non sono credenti e hanno visioni piuttosto aperte” dice Kevin.

Gli studenti si trovano bene a Urbino, ma c’è sempre qualcosa che rimpiangono di  casa propria. “Mi manca il sentimento di appartenenza che provavo al college: là andavo a tifare la squadra universitaria, qui non esiste nulla del genere” sottolinea Chris. “Io sono molto più concreto: sogno gli hamburger di casa mia e vorrei seguire gli sport americani all’ora a cui ero abituato. Ora devo alzarmi in piena notte” racconta Jake con un po’ di nostalgia.

Alla domande sui difetti degli italiani i ragazzi non sono loquaci come sugli altri argomenti. La più schietta è Chaitalee. “Ogni tanto avete dei modi un po’maleducati, tipo quando saltate la fila per andare a prendere da bere al bar o quando urtate la gente per strada senza neanche voltarvi” ammette la ragazza. Su questo punto noi italiani dobbiamo ancora migliorare, ma per ora gli studenti americani promuovono a pieni voti la loro esperienza nel nostro paese.