Stefano Sensi, dall’Urbania alla serie A: “Un campetto vicino casa e gli amici la mia fortuna”

di GIANMARCO MURRONI

URBINO – Per i ragazzi della scuola calcio dell’Urbania è un modello, oltre che un idolo. Tutti desiderano ripercorrere le sue orme, anche se ha soli 20 anni. Ma Stefano Sensi, calciatore del Cesena nato a Urbino nel 1995 e cresciuto a Urbania, ha ancora tanto da dimostrare. Mediano dai piedi raffinati, buona visione di gioco e ottimo senso della posizione. Peccato non vederlo in serie A, potrebbe pensare qualcuno. Ma anche questo tassello mancante sta per essere posizionato, visto che dalla prossima stagione Sensi sarà il regista del Sassuolo, a fianco di altri giovani talenti azzurri come Berardi e Trotta. Con una ‘vecchia signora’, si vocifera, che ha intenzione di portarlo in bianconero. Stefano per ora non ci pensa, si concentra solo sul campo e dalle soglie della massima serie manda un messaggio ai suoi colleghi durantini: “Se ce l’ho fatta io, ce la potete fare anche voi”.

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Da Urbania a Cesena: com’è avvenuto questo passaggio?
Ho iniziato a giocare a Urbania con mio fratello che è 2 anni più grande di me. A 12 anni, poi, sono passato insieme ad altri ragazzi al Rimini, dove ho giocato fino al fallimento della società. Dopo il Rimini arrivò il Cesena: un passaggio un po’ strano, tra le due squadre c’era grande rivalità, ma sono contento di essere arrivato qui. Dopo aver completato la trafila nelle giovanili ed esser passato in primavera, ho giocato per due anni in Lega Pro in prestito al San Marino, prima di far ritorno al Cesena ed esordire in prima squadra.

E’ stato duro lasciare la tua città e la tua famiglia?
È stato difficile, nonostante la distanza tra Rimini e Urbania non sia siderale, così come quella tra Cesena e Urbania. Ma la mia famiglia mi ha sempre sostenuto e appoggiato, in tutto e per tutto. Qualunque decisione abbia preso mi sono sempre stati vicini, sono i miei primi tifosi.

Torni spesso a Urbania?
Quando ho qualche giorno libero mi fa piacere tornare, i miei genitori e la mia famiglia sono lì. Ma esco poco, preferisco stare tranquillo con i miei amici, gli stessi con cui giocavo a calcio quando ero bambino. Al massimo ci facciamo una passeggiata o andiamo a bere una cosa al bar.

E a Urbino?
Devo dire la verità, a Urbino ci son stato poche volte. Anche perché quando stavo a Urbania avevo 12 anni ed era un po’ presto per uscire e andare in giro. In questi anni ho avuto modo di visitarla insieme ai miei amici e devo ammettere che è una bellissima città.

Che consiglio daresti a un giovane calciatore dell’Urbania che vuole ripercorrere le tue orme?
Il mio consiglio é quello di dare sempre il massimo e porsi degli obiettivi. Solo in questo modo si può avere la forza mentale di andare avanti e non arrendersi. Consiglio anche di smettere di usare tutte le tecnologie che sono oggi di moda tra i ragazzi: quando ero bambino io passavo il mio tempo a giocare a calcio in un campetto vicino casa, ora la maggior parte dei bambini sta di fronte a cellulari o nuove tecnologie. Forse questa è stata la mia fortuna: avere un campetto e degli amici con cui giocare.

Pensi che piccole realtà come l’Urbania possano essere bacini di talenti del futuro?
Sicuramente si. Nel caso di Urbania secondo me c’è sempre stato un grosso potenziale, anche quando giocavo io c’erano tanti ragazzi bravi. E ancora oggi credo sia così. Quando torno mi capita spesso di seguire l’Urbania e ci sono ottimi giocatori. Quello che ho fatto io lo possono fare anche loro.

Un nome su tutti: Lorenzo Lucciarini, su cui si è sparsa anche qualche voce proveniente dalla serie A. Cosa pensi di lui?
Non lo conosco personalmente, ma l’ho visto giocare un paio di volte. Ha un ottimo potenziale e sono convinto che in futuro farà bene.

Il Cesena è quarto in classifica, in piena lotta per la promozione. La serie A è un traguardo raggiungibile?
Penso che non dobbiamo concentrarci su un obiettivo specifico come la seria A o i play off. Dobbiamo fare il nostro cammino, come abbiamo fatto finora. Ultimamente abbiamo superato un periodo complicato, la sere B è un campionato lungo e difficile, ma ora ci siamo ripresi e abbiamo trovato un giusto equilibrio. Siamo una buona squadra, non dobbiamo porci obiettivi ma giocare.

La settimana scorsa hai esordito con l’Under 21 di Gigi Di Biagio. Che sensazioni hai?
Indossare la maglia azzurra è un onore. L’under 21 è una grande vetrina, per me come per tutti i miei compagni. Sono andato con lo spirito di fare bene e ho dato il massimo. Spero che il mio cammino con l’under 21 possa continuare.

In molti ti hanno accostato a giocatori come Pirlo e Verratti. Sono paragoni che ti fanno piacere? In campo ti ispiri a loro?
Sicuramente è una cosa che mi rende orgoglioso, loro sono giocatori straordinari, ne nascono pochi così. Vederli giocare è uno spettacolo e può essere anche uno spunto per migliorare. Ma in realtà non mi sono mai ispirato a nessuno in particolare, anche se ho sempre cercato di ‘rubare ‘ qualcosa da giocatori come lo stesso Pirlo o altri campioni.

Il tuo idolo da bambino?
Xavi . È il giocatore che mi piace di più e che ho sempre seguito al Barcellona.

L’anno prossimo giocherai comunque in serie A, anche se con la maglia neroverde del Sassuolo. Che aspettative hai?
Ovviamente sono molto contento della mia scelta. Un giovane deve tentare di arrivare il più in alto possibile e di fare il meglio. Ora però sono qua a Cesena e per i prossimi mesi sarò concentrato solo sul Cesena, la mia testa è con i tifosi e con la società e darò il massimo fino alla fine per questa maglia.

Il tuo nome è stato accostato anche a grandi squadre, in particolare alla Juventus. Sono voci che ti inorgogliscono, ti infastidiscono o ti rendono indifferente?
Un piccolo pensierino ce lo faccio. Essere accostato a queste squadre fa sicuramente piacere. Io penso di avere la fortuna di estraniarmi quando entro in campo e di non esternare le mie emozioni. Il mio unico obiettivo è quello di fare bene, non penso ad altro. Inoltre credo che anche il Sassuolo sia un’ottima squadra e lo sta dimostrando quest’anno, la scelta che ho fatto è quella giusta per me. Non devo fare il passo più lungo della gamba, devo seguire il mio percorso.