di LUCIA GABANI
URBINO – Dall’università Carlo Bo partono molti più studenti in Erasmus di quanti non ne arrivino dall’estero. Nell’ultimo anno il rapporto è di quattro a uno. Se cinque anni fa dall’Ateneo partivano 146 ragazzi, nel 2015 si è arrivati a 196. A vivere un’esperienza d’interscambio sono soprattutto gli iscritti ai corsi di laurea triennale.
Nello stesso periodo preso in esame, dall’anno accademico 2010/2011 al 2014/2015, il numero di studenti stranieri in arrivo è passato da 100 a 47. Non esistono cause precise collegate all’aumento o alla diminuzione di studenti Erasmus, come spiega Fabrizio Maci, responsabile del servizio ricerca e relazioni internazionali dell’università di Urbino: “Non sappiamo perché gli studenti in entrata siano diminuiti. Gli anni presi in considerazione coincidono con un importante momento di crisi economica, un fattore che ha sicuramente influito. Ad ogni modo non è facile capire le tendenze: può essere che un anno ci siano pochi studenti Erasmus, sia in uscita che in entrata, e l’anno successivo possono persino raddoppiare”.
A scegliere Urbino sono solo studenti iscritti ai corsi di laurea triennale e nei loro paesi di origine frequentano soprattutto facoltà di lingue, umanistiche e giuridico-economiche.
Le mete preferite. Tra gli studenti della città ducale la meta più gettonata è la Spagna, seguita da Germania, Regno Unito e Francia. Lo stesso ordine vale anche per gli studenti stranieri che scelgono Urbino per la loro esperienza Erasmus, in maggioranza spagnoli.
Il dottor Maci ci ha spiegato come funzionano gli accordi tra atenei: “Con le università spagnole abbiamo molte convenzioni perché sia i nostri che i loro studenti sono interessati agli interscambi. Anche la Germania è molto richiesta per il semplice fatto che a Urbino molti studiano tedesco alla facoltà di Lingue”.
La Brexit dal progetto Erasmus. L’inglese è la lingua che tutti gli studenti vorrebbero conoscere alla perfezione ma gli accordi col Regno Unito sono pochi. Perché? “Gli studenti inglesi non hanno molto interesse ad uscire dal loro Paese” risponde Maci. “Spesso accade che i nostri studenti vadano nelle università inglesi convenzionate ma che noi non ospitiamo nessuno studente inglese. Se dopo alcuni anni nessuno studente inglese chiede di fare l’Erasmus a Urbino, la stessa università chiede la recessione dell’accordo. Questo fenomeno si verifica spesso col Regno Unito, è un atteggiamento che gli inglesi hanno assunto già da diversi anni nei confronti di tutte le università europee”.
Le difficoltà. In Erasmus non si fanno solo feste. Ci sono anche questioni burocratiche da sbrigare. Una delle più grandi preoccupazioni per uno studente Erasmus è il learning agreement, un documento ufficiale in cui lo studente sceglie, insieme al responsabile del suo dipartimento, gli esami che potrà sostenere nell’università che lo ospiterà, così che possa trarre il massimo dall’esperienza che trascorrerà all’estero.
Il learning agreement dev’essere valido per entrambe le università ma purtroppo non è sempre così. Alcuni studenti infatti, pronti per iniziare il loro periodo di studio all’estero, devono stravolgere il progetto formativo perché l’università che li accoglie non permette loro di seguire certi corsi o perché, eventuali cambi del progetto non vengono accettati dall’università di origine.
Alcuni ragazzi e ragazze hanno raccontato al Ducato come hanno vissuto la loro esperienza. Tutti, nonostante qualche difficoltà, consigliano di fare l’Erasmus sia a Urbino che in giro per l’Europa.
Marta, 25 anni, italiana, studentessa iscritta al corso al corso triennale di Sociologia, Erasmus a Bruxelles nell’anno accademico 2011/2012: “Ero partita per fare il primo semestre ma poi ho chiesto e ottenuto il prolungamento fino alla fine dell’anno accademico. Con gli esami non è stato facile: una volta arrivata a Bruxelles ho dovuto cambiare parte del learning agreement e il rapporto con la mia responsabile in Italia non è stato dei migliori, rispondeva alle mie mail dopo alcune settimane. Al mio ritorno per farmi convalidare tutti gli esami che avevo sostenuto ho sfruttato al massimo i crediti liberi che avevo a disposizione nel mio piano di studi”.
“Ho avuto qualche difficoltà soprattutto perché in Belgio gli esami hanno 4 o 5 crediti mentre i miei esami italiani ne richiedevano 10, quindi ho dovuto fare combinazioni di esami. A Urbino ho studiato Scienze della comunicazione e ho fatto più laboratori e lavori pratici, mentre in Belgio lo studio era più teorico”.
Mari, 24 anni, italiana, studentessa iscritta al corso al corso triennale di Scienze motorie, Erasmus a Parigi nell’anno accademico 2012/2013: “Per fortuna non ho avuto grandi difficoltà con il learning agreement, appena sono arrivata il coordinatore francese mi ha indicato quali fossero i corsi più adatti per gli Erasmus e a Urbino me li hanno subito accettati”.
“L’università francese permette agli studenti, fin dal primo anno, di fare stage in strutture convenzionate. In questo modo i ragazzi hanno maggiori possibilità di provare la disciplina sportiva che preferiscono durante i mesi le esperienze nelle scuole e nelle palestre”.
Roberta, 25 anni, studentessa iscritta al corso triennale di Lingue straniere, Erasmus a Parigi nell’anno accademico 2012/2013: “Sono arrivata a settembre a Parigi e ho subito scoperto di non poter fare gli esami che in Italia mi erano stati accettati. È stata una corsa contro il tempo per trovare una soluzione e ci sono riuscita. In Francia ho frequentato corsi della triennale di lingue e lettere, il contenuto degli esami non era dissimile dal mio piano di studi, così, ne ho approfittato per fare degli approfondimenti nella mia tesi”.
“Credo che molto dipenda dalla facoltà ma, per quella che è stata la mia esperienza, penso che l’università francese avvicini molto di più al lavoro. Gli studenti francesi che frequentavano i miei corsi svolgevano anche degli stage interessanti previsti nel loro piano di studi”.
Jordan, 24 anni, italiano, studente iscritto al corso di laurea magistrale di Economia, Erasmus ad Almeria (Spagna) nell’anno accademico 2014/2015: “Ho cambiato il learning agreement ameno un milione di volte! È una procedura macchinosa che può solo essere migliorata. In Spagna seguivo i corsi di Giurisprudenza perché in quella facoltà il contenuto degli esami era più simile a quelli che avrei sostenuto se fossi rimasto in Italia. Ad Almeria ho seguito corsi sia della triennale che della magistrale per avere un piano di studi coerente col mio percorso”.
“L’università spagnola aiuta l’inserimento nel mondo del lavoro e offre una formazione migliore dal punto di vista pratico. È vero che diventa più complicato studiare e fare stage nello stesso periodo ma trovo che sia molto utile”.
Julio, 23 anni, spagnolo, studente iscritto al corso di laurea triennale di Amministrazione e direzione d’impresa all’università di Santiago de Compostela. Erasmus a Urbino per l’anno accademico 2013/2014: “Ho avuto un sacco di problemi con il learning agreement con la mia università ma sono riuscito a risolverli una volta tornato. A Urbino ho frequentato sia corsi della triennale che della magistrale. Per vedermi convalidare quattro esami in Spagna ne ho dovuti fare cinque in Italia, altrimenti non mi sarebbero bastati i crediti”.
“Un mio amico era stato a Urbino in Erasmus l’anno prima di me e mi aveva consigliato questa città. Anche io sono stato benissimo lì, ho vissuto l’anno più bello della mia vita e consiglio a tutti questa esperienza perché, nonostante i problemi legati alle questioni amministrative, ne vale davvero la pena”.