di CLAUDIO ZAGO e LIBERO DOLCE
URBINO – Igli Meta ha portato con sé in aula una lettera scritta durante la seconda notte trascorsa in carcere. L’ha consegnata alla madre della vittima, per chiederle perdono. Nel corso dell’incidente probatorio di oggi pomeriggio, l’ultimo prima della conclusione delle indagini, è sembrato chiaro che il suo legale opterà per il rito abbreviato, a termine del quale l’accusa potrebbe chiedere trent’anni di reclusione. Meta è il ragazzo albanese reo confesso dell’omicidio di Ismaele Lulli, il diciassettenne di Sant’Angelo in Vado ucciso la scorsa estate perché “colpevole” di aver avuto un flirt con Ambera Saliji, la fidanzata di Meta.
Il presunto assassino è stato sentito dal pubblico ministero Irene Lilliu assieme all’altro indagato, il suo amico Marjo Mema. Durato appena trenta minuti, il confronto fra i due indagati è stato richiesto dalla Procura di Urbino per cristallizzare le versioni dei ragazzi alla vigilia della conclusione delle indagini e accertare le responsabilità di Mema, presente sul luogo del delitto e, secondo l’accusa, responsabile assieme a Meta anche dell’occultamento del cadavere.
I due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, salvo poi scegliere di fare dichiarazioni spontanee in cui si sono limitati a confermare – quasi per intero – le versioni rese in precedenza. Igli è stato l’unico ad aggiungere qualcosa, ritrattando quanto aveva dichiarato in precedenza su un episodio. Nelle dichiarazioni rese in precedenza aveva infatti detto che, qualche istante prima di uccidere Ismaele, si sarebbe girato verso l’amico chiedendo se farlo o meno, sentendosi rispondere nella sua lingua: “Se devi farlo, fallo”. Oggi ha confermato di aver fatto la domanda, aggiungendo però di non ricordare se questi gli abbia risposto o no. Questo potrebbe alleggerire in qualche modo la posizione di Mema nel processo.
“Durante l’incidente probatorio – spiega il pm Irene Lilliu – gli avvocati degli indagati hanno lasciato intendere che il processo subirà una separazione. Il reo confesso probabilmente chiederà il rito abbreviato, che si svolgerà a Urbino, l’altro imputato seguirà il rito ordinario, a Pesaro”.
L’avvocato Salvatore Asole, difensore di Meta assieme all’avvocato Carlo Taormina, ha confermato a Il Ducato quanto sostenuto dal pm Lilliu, che a giorni notificherà l’avviso di conclusione delle indagini ai due indagati e che sosterrà l’accusa contro Meta anche durante il processo con rito abbreviato. “Chiederò l’ergastolo (che in caso di riduzione della pena di un terzo, dovuta al rito abbreviato, diventerebbe trent’anni di reclusione, ndr) –ha spiegato Lilliu – alla luce dell’aggravante della premeditazione e e delle sevizie inflitte alla vittima”.
La vicenda. Il 19 luglio Ismaele Lulli è stato attirato in una trappola. Ha ricevuto un sms dal numero di Ambera, la ragazza di Igli, che aveva conosciuto e con la quale aveva scambiato qualche messaggio. Secondo il racconto della ragazza sarebbe stato lei a inviarlo, sollecitata dal fidanzato, non conoscendo però le sue intenzioni. Al posto della giovane, Ismaele all’appuntamento ha trovato Igli e Mario, che lo hanno convinto ad andare al fiume a fare un bagno. Giunti sul posto Igli, secondo quanto ha dichiarato finora, ha convinto Ismaele a farsi legare ad una croce di ferro con dello scotch, con la motivazione di voler simulare un vero interrogatorio. Ma a quel punto sono partite le torture. Gli ha sferrato un calcio e alcuni pugni, chiedendogli di ammettere la sua relazione con la ragazza. Ismaele però ha continuato a negare e Igli ha tirato fuori un coltello a serramanico con cui gli ha tagliato la gola, con una violenza tale che i carabinieri che hanno trovato il cadavere hanno dichiarato che il ragazzo “era quasi decapitato”.
I due hanno poi ripulito l’area e sono andati al fiume per lavarsi. Alla fine hanno fatto un largo giro in macchina per disseminare e nascondere le prove dell’omicidio. Infatti guidati dalle indicazione dello stesso Meta i carabinieri hanno trovato il coltello a serramanico a Sestino, un comune in provincia di Arezzo vicino alle Marche. L’Iphone di Ismaele, invece, veniva ritrovato sul greto del fiume Auro a Borgopace.