di Rita Rapisardi
URBINO – Una lite tra vicini, così si può riassumere la contesa per l’installazione di un’antenna Vodafone nata tra la ditta che dovrebbe realizzarla, la Site Spa, e gli abitanti del posto. L’impianto, alto 30 metri, funzionerà come ricevitore telefonico e dovrebbe sorgere in via ‘Ca Garibaldi, una deviazione della strada provinciale le Cesane, a circa sette chilometri da Urbino. La disputa ruota attorno a otto pali da 15 metri che devono essere piantati nel terreno, proprietà di un privato, per sostenere l’antenna: secondo i cittadini, infatti, l’intervento causerebbe il dissesto del terreno e l’inquinamento delle falde acquifere sottostanti.
Due perizie opposte. “Questa è una zona piena d’acqua – racconta Fabio Battistelli, dipendente del canile comunale che abita a 200 metri dal terreno in cui dovrebbe essere posizionato il ricevitore telefonico – io che sono cresciuto qui e ci abito da sempre, lo so bene. Ho pure un pozzo da cui mi arriva l’acqua direttamente in casa. Se piantano quei pali rischiano di allagare l’intera zona e inquinare le falde”.
I lavori che sarebbero dovuti iniziare a metà febbraio sono stati bloccati da un gruppo di otto persone, oltre Battistelli, tutti abitanti della zona, che hanno richiesto una controperizia. Il risultato, opposto a quello della perizia prodotta dalla Site alla presentazione del progetto, ha portato alla sospensione da parte della Provincia.
Dalla perizia del geologo Giovanni Montini dello studio Montini di Canavaccio, infatti, è risultato che “l’edificazione con fondazioni profonde potrebbe causare modifiche del sistema idrogeologico con deviazione delle linee di scorrimento idrico”, oltre a “modificare la condizione statica locale”, cioè la solidità del terreno circostante.
Una conclusione ben diversa rispetto ai risultati della valutazione allegata alla pratica invece che ha avviato i lavori, autorizzata sia dalla provincia di Pesaro-Urbino sia dalla Comunità Montana: secondo la geologa Caterina Vellante, che a settembre 2015 aveva firmato il documento, “non è stata rilevata presenza di acqua nel sottosuolo”.
La fuoriuscita d’acqua non è un problema. L’ingegnere Claudio Schiavoni, dello studio di architettura e ingegneria 2T&S di Tolentino (Macerata), direttore dei lavori al cantiere della Site, non ha dubbi: “Si può lavorare anche se c’è dell’acqua che esce dal terreno come è accaduto nel primo giorno dei lavori: basta calare un tubo insieme alla trivella che impedisca all’acqua di intralciare le operazioni”. Inoltre, secondo Schiavoni non c’è neanche il problema dell’inquinamento delle falde: “Lo so per mestiere ed esperienza, è impossibile che si inquini una falda con questo tipo di lavori. Noi usiamo il calcestruzzo che è considerato un materiale non inquinante perché è rigido e non si disperde, a differenza del cemento”.
Di fronte alle due perizie contrastanti, la provincia di Pesaro–Urbino ha richiesto alla Site una seconda perizia e un nuovo sondaggio geognostico che individui con certezza la presenza di falde e i relativi livelli idrici.
Paura per le onde elettromagnetiche. I cittadini sono però preoccupati anche per le radiazioni diffuse dal traliccio: “L’Arpa per ora non può far niente – spiega Battistelli – le rilevazioni potranno essere fatte solo quando l’antenna sarà operativa”. “La nostra paura è che il ricevitore diventi un albero di Natale – aggiunge Domenico Mocchi, altro abitante delle Cesane – una volta costruito. La Site potrebbe affittarlo oltre che alla Vodafone, a qualsiasi operatore, facendo aumentare il segnale a dismisura”. Per ora le carte del progetto prevedono cinque antenne direzionate verso Fano, Montesoffio, Trasanni, Gadana e Ponte Armellina.
I risultati della seconda perizia sono attesi entro il 24 marzo, giorno in cui la nuova valutazione potrà forse chiarire chi ha ragione.