di MARIA CONCETTA DE SIMONE
URBINO – Continua a far discutere la possibile riapertura della ferrovia Fano-Urbino, prevista dal disegno di legge 2670 in discussione al Senato. Gabriele Bariletti – ex docente di Sistemi ferroviari all’Università Roma Tre e consulente trasporti ferroviari prima delle regioni Marche e Lazio e attualmente del comune di Rieti – ha chiarito la situazione in cui è la tratta Fano-Urbino, i presunti costi, la possibilità concreta di rimettere in sesto l’intera ferrovia e i vari scenari che si intrecciano in questa vicenda.
Secondo Bariletti, iscritto anche all’Associazione Ferrovia Valle Metauro, i soldi per rimettere in funzione la tratta a scopo turistico ci sono ed è solo questione di scelte. I tempi sarebbero brevi: circa tre mesi di lavoro.
“Fare per esempio due svincoli autostradali della Fano – Grosseto costa circa 160 milioni di euro, quasi il doppio della ricostruzione dell’intera ferrovia. Bisognerebbe stabilire delle priorità. Se siamo tutti d’accordo sul fatto che bisogna essere eco compatibili e che bisogna rispettare gli accordi firmati a Parigi sulla riduzione di anidride carbonica, è evidente che la priorità non sono gli svincoli ma una ferrovia che consenta un trasporto pubblico”.
Bariletti sostiene che sia impensabile che una città come Urbino, patrimonio dell’Unesco, non abbia una rete di collegamento ferroviario e che i soldi per quest’opera, volendo, si trovano. “Mettere a posto l’intera linea costa relativamente poco. Intanto si può spendere ancora meno mettendo in piedi un servizio turistico con un solo treno”. Bariletti in passato si è occupato del progetto economico della linea marchigiana.
In passato per la riattivazione della linea di trasporto pubblico la società Pegaso ingegneria di Milano insieme al Sistema Ingegneria di Firenze e all’Associazione Ferrovie Valle del Metauro aveva stimato una spesa complessiva di 86 milioni di euro che comprendevano lavori civili, barriere antirumore, lavori su stazioni e fermate, ballast e armamento, variazione di quota dentro Fano, segnalamento, opere di soppressione PL e lavori preliminari; per la linea turistica servirebbero approssimativamente 30 milioni.
La cifra, stimata con un gruppo specializzato nel settore, è stata realizzata partendo proprio dal progetto di trasporto pubblico ed eliminando le spese che per una linea occupata da un solo treno per volta non sono obbligatorie: sistema di segnalamento, sottopassaggi e passaggi a livello automatici. Senza queste spese i costi sarebbero nettamente inferiori. Il riposizionamento dei binari va considerato come un punto di non ritorno. Ciò vuol dire che “se un domani si dovesse finalmente stabilire la riapertura pubblica della linea i lavori effettuati per la turistica sarebbero un buon punto di partenza per il completamento: step by step”.
“La legge è una mano santa – afferma Bariletti – ci sono molti appetiti su questa ferrovia che spingono gli interessati a fare carte false affinché quell’area non sia mai più usata per quanto è stata concepita”. Aggiunge inoltre che la Fano-Urbino, chiusa nel 1987, è stata ufficialmente dismessa nel 2011 con un decreto dell’allora ministro dei Trasporti Corrado Passera sollecitato dall’attuale sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, all’epoca presidente della provincia . “Una richiesta effettuata – sostiene Bariletti – senza interpellare Urbino e gli altri comuni che dalla linea trarrebbero solo vantaggi”.
Tre mesi è il tempo stimato per l’attivazione della tratta a scopo turistico. La linea è di 50 chilometri e una ditta normalmente operando su un solo turno notturno svolge un risanamento completo di 300 metri al gionrno, “lavorando su più turni i tempi sarebbero minori”. Stando a questi numeri l’opera completa, per uso commerciale e di trasporto pubblico, richiederebbe circa un anno.