di WILLIAM MARZI
SAN MARINO – “Chi considera il tiro a volo uno sport minore non ha cultura” sentenzia il professor Ario Federici. Tra i suoi studenti, oggi davvero nessuno sembra pensarlo e quasi tutti non vedono l’ora di riprovare. La facoltà di Scienze Motorie di Urbino si sposta per una mattina a San Marino, con gli studenti al seguito dei loro docenti per capire cosa si prova ad imbracciare un fucile. La prova pratica segue la teoria di una lezione tenuta all’Ateneo a marzo, e la meta non è scelta a caso. La Repubblica di San Marino fa delle discipline di tiro uno dei suoi vanti, con diversi atleti affermati a livello internazionale.
Prima dell’inizio i tiratori per un giorno si dividono tra adrenalina e una piccola dose di paura. C’è chi teme il rinculo del fucile, chi i lividi lasciati dal calcio, chi pensa che non andrà mai a segno. Poi, per quasi tre ore, l’esercitazione. I ragazzi ascoltano i consigli dei campioni e di un appassionatissimo Valerio Staffelli, e rimangono stupiti quando si accorgono che la prima cosa che i ‘maestri’ fanno è farsi mirare il volto, chiaramente a fucile scarico. Una volta istruiti, gli studenti sparano, sbagliano, riprovano e alla fine con discreta regolarità centrano il bersaglio. E ogni piattello distrutto è accompagnato dall’ovazione dei compagni.
Il “docente” Staffelli
Il tapiro d’oro lo ha ricamato come coccarda sulla sua giacca di tiro. Ma non ha bisogno di alcun segno distintivo. La postazione di Staffelli, divisa con il tiratore sammarinese Gian Marco Berti e l’italiano Mauro De Filippis, è la più affollata dagli studenti che si spostano a seguirlo appena concluso il loro tentativo.
E di tiro a volo lo storico inviato di Striscia la Notizia sa davvero tanto. Lo pratica da oltre dieci anni e oggi veste i panni del divulgatore. Chiede a tutti se abbiano già sparato al luna park, spiega che per colpire il piattello ci vuole la stessa prontezza di riflessi di un lottatore di arti marziali.
“È uno sport affascinante vi assicuro. Sei solo tu, il tuo fucile e questo disco arancione che vola nel cielo – racconta – oggi abbiamo provato a trasmettere queste emozioni ai ragazzi che lo provavano per la prima volta. La pubblicità è l’anima del commercio e io sto provando a farlo conoscere”.
Un 5 su 5 olimpico
Forse qualcuno si sarà chiesto che fine fanno i piattelli mancati. Si rompono, frantumati all’atterraggio come quelli centrati. Quindi tanto vale colpirli. Matteo De Domenico è stato il primo a farlo cinque volte su cinque ed è, come tanti, per la prima volta alle prese con un’arma da fuoco. Un talento naturale.
Ora avrà l’obbligo di riprovarci. “Lo farò senz’altro anche se non avrò con gli stessi risultati. Il merito è tutto degli istruttori, mi hanno sempre portato con dedizione la testa verso il mirino”. Semplice, no?
Questione di ‘genetica’
Al San Marino Shooting Club il tiro a volo riscuote solo consensi. E lo stesso ottimismo lo ha Giovanni Pellielo, quattro volte sul podio olimpico, quando gli chiediamo se l’Italia del fucile abbia ricevuto dal suo paese meno di quanto, in termini di medaglie e successi, gli ha donato.
“Le cose stanno cambiando, noto una presenza ottima sui media e sono fiducioso che andrà sempre meglio. Le mie medaglie non mi bastano, abbiamo il dovere morale di diffondere il tiro a volo perché quando lo si conosce lo si ama”. Poi Pellielo spiega perché secondo lui l’Italia domina in questo sport. “Per lo stesso motivo per cui la Nuova Zelanda domina nel rugby. Ci sono motivazioni genetiche che portano alcuni popoli ad essere più bravi di altri in certi aspetti. E poi in Italia abbiamo le aziende leader al mondo in questo settore e questo ci aiuta perché ci stanno vicino in maniera quasi familiare”.
La campionessa sammarinese
Sorride quando le si dice che è una leggenda sammarinese, ma sul Monte Titano Alessandra Perilli è veramente un’eccellenza. Nel 2012 alle Olimpiadi di Londra ha perso lo spareggio per l’argento e il bronzo nella gara di Trap, chiudendo quarta. Sarebbe stata la prima medaglia di San Marino ai giochi olimpici.
Oggi si è occupata, insieme alla sorella Arianna, delle tiratrici alla prima esperienza. “Purtroppo non è uno sport praticato da molte donne, nemmeno qua a San Marino. Invece oggi sono contenta, ci hanno dato dentro. Brave ragazze!”. Poi spiega come le ha introdotte nel ‘suo’ sport. “Ho detto alle ragazze di stare tranquille, perché è vero che avevano un’arma in mano ma c’eravamo noi a seguirle. A molte di loro mettevamo una mano addosso per trasmettere sicurezza. Come per dire siamo qui noi, non vi preoccupate”. Uno spirito materno che solo chi ‘non ha cultura’, quella sana, comune a tutti gli sport, crederebbe di non trovare in una disciplina di tiro.