Benelli armi, con i dazi di Trump a rischio l’export dei fucili. “Negli Usa metà della nostra produzione”

La fabbrica di fucili Benelli armi, a Urbino
di DANIELE ERLER

URBINO – Le minacce di Trump preoccupano anche Urbino. A pochi passi dall’ex stazione, dove oggi c’è il bar e i binari della ferrovia abbandonati, si staglia l’insegna rossa della Benelli. La fabbrica è una sorta di piccola cittadina, dà lavoro a 300 dipendenti e più di mille nell’indotto. Da cinquant’anni qui si producono fucili, soprattutto per la caccia e per lo sport, che vengono esportati in tutto il Mondo. “Oltre il 90% della nostra produzione va all’estero”, conferma Marco Vignaroli, direttore generale della Benelli.

Luigi Moretti

Non è quindi un caso se Confindustria ha deciso di organizzare proprio nella sede di via della Stazione un incontro con gli imprenditori. Con un tema di stretta attualità: come la situazione geopolitica mondiale possa avere effetto anche sulle industrie di Pesaro e Urbino. Il patron della Benelli, il cavaliere Luigi Moretti, ha una visione dettata da anni di esperienza: “Le imprese sono nate per espandersi, non si possono imporre muri, il protezionismo va contro la natura delle aziende, non le aiuta. Nonostante il caos mondiale io comunque resto ottimista. Con il pessimismo non si ha successo come imprenditori”.

L’allarme della Cna – I dazi di Trump minacciano l’export marchigiano

Lucio Porreca, direttore commerciale della Benelli, intervistato dal Ducato non nasconde però le preoccupazioni dopo l’elezione di Trump. Il fatturato dell’azienda è di circa un centinaio di milioni di euro, quasi la metà arriva dagli Stati Uniti, il primo Paese verso cui la Benelli esporta. E non solo per caccia e sport, dato che nel 2000 l’azienda di Urbino ha siglato un accordo con i marines per la fornitura di fucili. “Sì siamo preoccupati – dice Porreca – quando Trump dice che probabilmente introdurrà i dazi sui prodotti importati negli Stati Uniti non possiamo restare indifferenti”. Nel solo quarto trimestre del 2016 le esportazioni di armi dalle Marche agli Stati Uniti ha prodotto un fatturato di oltre 69 milioni di euro.

Riccardo Puglisi a Urbino

Ma può davvero essere il ritorno al protezionismo il futuro dell’economia? Riccardo Puglisi, economista che scrive per LaVoce.info e per il Corriere della Sera, invitato da Confindustria a Urbino, è convinto che in realtà Trump sia abituato a provocare. “A chiedere 100 per ottenere 60”. Con un “linguaggio muscolare”, più da showman che da politico. “Il ritorno al protezionismo però mi preoccupa – commenta Puglisi – perché cercando di proteggere l’industria nazionale si colpiscono gli esportatori stranieri che così contro-reagiscono”.

La Benelli compie 50 anni proprio nel 2017. Sul finire degli anni Sessanta lo stabilimento di Urbino era poco più che un’azienda regionale, con una produzione di 2.000 fucili. Poi la crescita costante. Nel 2012 si è raggiunta la cifra record di 230.000 armi prodotte in un anno. Camminando nello stabilimento si vedono macchinari di precisione, i bracci robotizzati si alternano agli operai che controllano la qualità dei fucili prodotti. È così che l’azienda, partendo da Urbino, è riuscita a costruirsi una fama globale. Che ora la politica di Trump rischia di mettere in pericolo.