di OLGA BIBUS
URBINO – Da qualche giorno alla fortezza Albornoz di Urbino c’è una macchina del tempo. Una volta dentro ci si ritrova in un locale francese degli anni ’20. Come porta, un tendone: quello del Petit Cabaret.
È un circo, ma non ci sono animali, né mangiatori di fuoco, domatori di leoni o donne barbute. La magia non manca lo stesso: quella dell’arte di quattro ragazzi, diplomati nelle migliori scuole circensi del mondo. Celine, Victor, Coralie portano in scena quasi ogni sera uno spettacolo unico e raffinato sotto la guida di Romeo Zanaboni, un ex avvocato con la passione per la giocoleria. E quando non si esibiscono mettono a disposizione la loro esperienza e organizzano laboratori circensi dove chiunque può allenarsi gratuitamente con loro.
Romeo e i suoi ragazzi
Celine, viene dal nord della Francia. È un’equilibrista. La collaborazione con Romeo è nata qualche anno fa a Madrid, dove i due frequentavano la stessa scuola circense. Viktor, anche lui
francese, si esibisce con il “diablo”, una specie di clessidra sospesa a un filo che fa volteggiare con due bacchette. Ma si diverte anche con i birilli insieme a Romeo, che della giocoleria è un maestro. E poi c’è la bella Coralie, belga, è l’unica che non viene propriamente dal mondo circense: è una ballerina e si è formata all’accademia di arte contemporanea di Salisburgo. Ma non sono solo loro i ragazzi del Petit Cabaret. In tutto gli artisti che collaborano con il circo sono una quarantina. Vengono selezionati di volta in volta in base allo spettacolo che si ha in mente.
Ognuno di loro pratica una disciplina diversa, a mescolarle ci pensa Romeo. Lui, milanese di 33 anni, legale, ha lasciato tutto e si è accollato due mutui per aprire un proprio circo ed esprimere al meglio la sua poetica artistica insieme alla sua compagna Coralie e agli artisti che ha conosciuto in giro per il mondo. “Ho ideato questo spettacolo – spiega Romeo – per l’Italia dopo dieci anni che mancavo dal mio paese. Volevo educare a un tipo di arte che qui è ancora sconosciuta: gli italiani quando escono preferiscono andare a mangiare una pizza piuttosto che andare a vedere uno spettacolo dal vivo”.
Romeo ha scelto una vita itinerante, faticosa, fatta di allenamento, ma anche di tante ore di viaggio. E poi ci sono anche i cavilli burocratici a complicare la situazione. Ci vogliono permessi su permessi per montare un tendone e parcheggiare qualche camper in uno spazio pubblico. “La nostra vita nomade – continua Romeo – è l’emblema della libertà, mentre la burocrazia è ferma e blocca le cose libere come questa. Questa è una delle ragioni per cui Urbino, due anni fa, è stata una delle nostre prime tappe. Qui abbiamo incontrato un’amministrazione molto più informale e molto più aperta agli spettacoli come il nostro”.
Lo spettacolo
La passione dei ragazzi del Petit Cabaret è travolgente e si avverte ancor prima dell’inizio delle esibizioni. Fanno tutto da soli, dalle performance al montaggio del tendone, e prima dello spettacolo si affaccendano per sistemare le ultime cose.
È Romeo stesso a fare il biglietto all’entrata, mentre Coralie si occupa di far accomodare gli ospiti all’interno. Una volta dentro il clima è raffinato, ma allo stesso tempo informale. Victor e Celine servono pop corn e drink di benvenuto. “La nostra filosofia – spiega Romeo – è far pagare lo spettacolo quello che vale. È un modo per non svalutare la nostra arte, ma anche per combattere la cultura del low cost.” I prezzi dei biglietti variano infatti dai 16 ai 12 euro, ma spesso vengono organizzate serate speciali, dove gli studenti possono accedere con il biglietto ridotto di 10 euro. “Una volta dentro – continua – noi però mettiamo a disposizione dello spettatore quello che abbiamo: la nostra arte, ma anche pop corn, vino, zucchero filato. Quello che abbiamo lo condividiamo. Se la legge me lo permettesse farei anche una spaghettata alla fine dello spettacolo”
Una volta dentro il tendone è come essere ospiti nel salotto di una casa privata, ma a Parigi nel primo Novecento . Si avverte sulla pelle la magia di questo salto nel tempo. È Romeo, da bravo padrone di casa, a dare il benvenuto agli ospiti dando inizio allo spettacolo. Da lì parte una successione di numeri, diversi, ma sapientemente miscelati. Esibizioni collettive si alternano a numeri singoli. Celine passa dalla danza sul filo a un curioso numero con i cappelli. Victor affianca Romeo in numeri di giocoleria e si esibisce singolarmente con i suoi “diabli”. Il numero riscuote grandissimo successo: il pubblico non smette più di applaudire.
Coralie, invece, fa l’acrobata con i tessuti aerei, ma dopo questa parentesi circense torna alla sua passione originale: la danza. Si esibisce in una coreografia struggente da lei stessa ideata. Balla su
note drammatiche mentre in sala è palpabile l’emozione. Romeo si alterna tra gli altri artisti e fa volteggiare in area palline e birilli. “Ho conosciuto la giocoleria a 12 anni – svela – e non ho mai più smesso di allenarmi. Per me è una disciplina, un percorso: ti porta a stare tante ore da solo con te stesso all’ascolto del tuo corpo”.
Tra acrobati e giocolieri i 90 minuti dello spettacolo sembrano volare. E prima di terminare gli artisti si inginocchiano sul palco e recitano La preghiera del clown di Totò:
“…Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene,
rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola,
ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura.
C’è tanta gente che si diverte a far piangere l’umanità,
noi dobbiamo soffrire per divertirla…”
Questa è la poetica da cui ha tratto ispirazione il Petit Cabaret e che continua ad accompagnare gli artisti.
Nella cultura del low cost, della fretta, dell’eccessiva tecnologia è difficile purtroppo per le persone trovare spazio nelle loro vite per assistere a uno spettacolo dal vivo. Non è sempre semplice per Romeo far girare la giostra e far fronte alle tante spese di un circo itinerante. Però quando gli chiediamo se tornando indietro lo rifarebbe, lui dice di sì, poi sorride e risponde “il mio salario sono i sorrisi delle persone”.
Alla fine dello spettacolo gli ospiti sono restii ad andarsene, non vogliono scrollarsi subito la magia di dosso per tornare alla vita fuori. Allora Romeo fa continuare la festa: rinfresca i bicchieri e il circo si trasforma in un cafè.