Università, da giugno via alla sperimentazione del telelavoro a Urbino

Lavoro da casa
di GIOVANNI BRUSCIA

URBINO – Dal prossimo mese i dipendenti amministrativi dell’Università di Urbino potranno lavorare da casa. Questo grazie a un’intesa sul telelavoro sottoscritta lo scorso 15 marzo con le organizzazioni sindacali che permetterà ai dipendenti dell’ateneo di lavorare anche senza essere fisicamente al proprio posto in ufficio. “L’obiettivo – ha dichiarato il rettore Vilberto Stocchi – è di sfruttare strumenti innovativi che permettono di migliorare l’efficienza”.

Come funzionerà

Il direttore generale dell’università “Carlo Bo” Alessandro Perfetto ha spiegato che nella prima fase, quella sperimentale in partenza a giugno, saranno tre i dipendenti dell’amministrazione a essere coinvolti, scelti dallo stesso direttore generale. Dopo sei mesi, l’Università emanerà un regolamento e un bando per consentire agli interessati di fare domanda. In quella fase verrà anche sottoscritto un nuovo protocollo con le rappresentanze sindacali per definire il numero massimo di dipendenti che potranno lavorare da casa. Il progetto sarà rinnovato anno per anno e riguarderà tutti gli impieghi che non impongono la necessità di trovarsi in ufficio. Tra i risultati attesi, oltre a una maggiore efficienza anche la soddisfazione dei dipendenti coinvolti e una maggiore autonomia.

Il telelavoro e la Pubblica amministrazione

Come ha spiegato il professor Paolo Pascucci, ordinario di diritto del lavoro, che ha partecipato martedì 16 maggio alla conferenza “Il telelavoro nell’Università: opportunità e sviluppo” durante la quale è stato annunciato l’avvio della sperimentazione, il telelavoro è “una variazione organizzativa della prestazione lavorativa. Il lavoratore sceglie la fascia oraria di impiego, salvo esigenze specifiche e mantenendo ovviamente la disponibilità a essere contattato”. Una situazione che secondo Roberta De Bellis, presidente del Comitato Unico di Garanzia dell’Università “Carlo Bo”, “comporta un maggiore benessere per il lavoratore”.

Il prefetto di Pesaro e Urbino Luigi Pizzi ha evidenziato l’importanza dell’iniziativa all’interno di un’istituzione come l’Università, sottolineando però che viviamo “in una società che criminalizza i pubblici dipendenti per alcuni casi di ‘furbetti del cartellino’ e dove quindi parlare di telelavoro può suonare strano. Sono due situazioni difficili da conciliare, ma è importante che i media evitino di stimolare gli istinti più bassi delle persone. La flessibilità o vale per tutti o non vale per nessuno”.