di GIACOMO BARDUCCI e MATTEO DE RINALDIS
URBINO – Un’esibizione in una stanza silenziosa e un gesto tanto semplice ma in grado di creare tante piccoli narrazioni, sovvertire il senso comune per esempio alzando il banco sopra la testa. Questa la performance corale realizzata martedì 22 maggio dagli allievi del corso di decorazione dell’accademia di belle arti al termine della work experience dal titolo: L’atto performativo. Tra antropologia e orientamento sinestetico. Si tratta di un particolare percorso di lavoro all’interno della didattica del corso di decorazione, costituita da una parte teorico-informativa e una laboratoriale.
I due giorni di lavoro sono stati condotti dal mentore Massimo Vitangeli e dagli artisti Angel Moya Garcia e Filippo Berta: “Il progetto verte sulla necessità di sovversione presente in tutti noi – ha dichiarato Berta – ma sempre in opposizione al rassicurante sistema normativo che ci offre la società. La discussione deve diventare lo strumento in grado di far emergere le tensioni insite negli studenti, che sono sintomi di attitudini creative da incentivare”.
Ad assistere alla performance c’era anche il direttore dell’Accademia di belle arti Umberto Palestini, che ci ha spiegato come eventi di questo genere non siano nuovi all’interno dei corsi offerti dalla scuola.