di FEDERICA OLIVO
URBINO – Quando disegnò la copertina di Ragazzi di vita, Pier Paolo Pasolini gli disse di non dimenticare mai le sue origini, di non tradire mai la sua Urbino. Mario Logli quel consiglio l’ha ascoltato ed è tornato dopo anni nella sua città, portando molti dei suoi quadri più celebri nelle sale di Palazzo Ducale.
La mostra “Tra memoria e mito”, dedicata al pittore e illustratore urbinate, è stata inaugurata il 31 maggio alla Galleria nazionale delle Marche. Sono 120 le opere in esposizione, divise tra il Palazzo Ducale di Urbino, la rocca malatestiana di Gradara e la rocca roveresca di Senigallia. Saranno visitabili fino al 3 settembre.
All’apertura era presente il critico d’arte Philippe Daverio – autore, tra l’altro, di uno scritto su Logli – che ha potuto vedere in anteprima, accompagnato dall’artista e dal direttore di Palazzo Ducale, Peter Aufreiter, le opere in mostra.
Guardare i quadri di Logli è come fare un viaggio tra realtà e immaginazione: la prima, rappresentata da figure di personaggi storici – il duca Federico e la moglie, ad esempio – scomposti e ricomposti in base all’idea dell’artista e da luoghi cari a Logli, Urbino in primis. La seconda, invece si vede nei singolari accostamenti tra i soggetti: così, nelle opere dell’artista urbinate, la città ideale viene adagiata su una nuvola, i paesaggi sono corredati da oggetti abbandonati a terra – preludio dei recenti disastri ecologici – e l’antichità si mescola con il mondo moderno.
“Una delle caratteristiche più importanti degli artisti contemporanei – ha affermato Daverio – è la capacità di stupire e di prevedere le cose più inattese della storia. A me questa mostra sembra piena di preveggenze. Sono inoltre evidenti, nelle opere, molti aspetti del temperamento delle persone che abitano questa terra”. Una terra, secondo Giorgio Nonni, curatore della mostra, “di visionari e di folli”.
Nel dare la parola ai protagonisti dell’evento, il direttore di Palazzo Ducale ha fatto un riferimento alla sentenza del Tar del Lazio sui direttori dei musei: “Io ancora ci sono – ha affermato – nessuno mi ha cacciato. Ho un capo che si chiama ministro e starò qui fino a quando lui vorrà”.
Prima di guidare il numeroso pubblico presente tra le sue opere, Mario Logli ha ringraziato la sua città natale e si è detto onorato “di avere così tanti amici”. Immaginando che qualcuno avrebbe potuto chiedersi il reale significato delle opere in mostra, ha ironizzato: “Non vi preoccupate se non ne capite qualcuna. A volte non le capisco neanche io”.