A rischio gli olmi di Urbino. Dopo trent’anni colpiti di nuovo dal fungo della grafiosi

Uno degli olmi seccati a causa della grafiosi
di VIRGINIA CAMERIERI

URBINO – Passeggiando o facendo jogging lungo il percorso pedonale che collega Borgo Mercatale a Mazzaferro, saltano all’occhio alberi secchi e gialli che si alternano, con preoccupante regolarità, a quelli sani. Stessa situazione a Canavaccio. Sono sempre di più gli olmi di Urbino colpiti dalla grafiosi, una malattia che 30 anni fa li ha decimati e ora sembra tornata all’attacco.

Famoso per il suo uso ornamentale nelle strade, l’olmo è spesso vittima di questo fungo: “Colpisce circa il 35% della popolazione arborea della regione Marche – spiega la professoressa di Biologia vegetale, Donata Ricci, responsabile dell’orto botanico di Urbino – la malattia si è diffusa in Europa negli anni ’30 del Novecento. Proviene dall’Asia e provoca la morte dell’albero. Le spore del fungo vengono trasportate da un insetto alla corteccia. Il contatto provoca il blocco di tutti i vasi e dunque anche il passaggio della linfa.”

Trent’anni dopo il problema sembra ripresentarsi anche a causa dei cambiamenti climatici. La Guardia forestale provinciale avverte che il pericolo di propagazione è aumentato nell’ultimo periodo, complice la siccità estiva e il vento. La strada che collega Mercatale a Mazzaferro sullo sfondo di palazzo Ducale lo testimonia. Anche a Canavaccio, di fronte all’ex stazione, dove il viale di olmi, per buona parte, sembra essere stato infettato.

Il problema, continua la professoressa Ricci, è che una volta avvenuta l’infezione non ci sono possibilità di recupero. “Quello che accade è: disseccamento della chioma o parte di essa e ripiegamento a uncino dei rami”. Le piante infette, dunque, andrebbero abbattute per impedire che il fungo si diffonda ad altri olmi ancora sani, nonché, e soprattutto, perché una volta seccati rischiano di spezzarsi e cadere.

Al Comune di Urbino sembra che nessuno sappia del problema. È difficile mettersi in contatto con l’ufficio di competenza. Solo dopo una serie di chiamate, alla fine, una dipendente chiarisce che qualora fosse necessario un intervento di rimozione, allora l’ente si attiverà. La loro azione va oltre gli olmi, tengono a precisare. Il Comune, infatti, “sta affrontando la questione cambiamenti climatici con la discussione di una serie di misure locali”.

Ad oggi, non esistono metodi di lotta efficaci per debellare o contenere la malattia, per questo è importante la prevenzione, con trattamenti contro patogeni e parassiti. La scelta migliore, sia per i privati che per gli enti pubblici, dovrebbe ricadere sulla scelta dell’olmo siberiano, un incrocio fra il ceppo europeo e asiatico, immune alla malattia. Consigliabile anche a Urbino dunque, nella possibile, futura scelta di piantare nuovi olmi.