La cultura in un documentario “pop”. Pisoni racconta Sky Arte al Festival. La diretta Twitter della giornata

Roberto Pisoni , direttore di Sky Arte, sul palco del teatro Rossini
di MARTINA MILONE

PESARO – “Volevo che dopo aver guardato un documentario su Jimi Hendrix il pubblico si fermasse a guardarne uno su Rodin”. Questa è la filosofia di Roberto Pisoni, classe 1969, per il suo canale SkyArteHd, la rete della pay tv dedicata all’arte e al patrimonio culturale italiano.

Il direttore ha aperto la seconda giornata del Festival del Giornalismo culturale 2017 raccontando la storia e il concept alla base della rete. Non un canale verticale, quindi, ma un canale che riesca a far comunicare aree culturali che abitualmente non comunicano. Non una all news sull’arte ma “un canale che cerca di intercettare le microcomunità e le loro passioni”.

Nato nel novembre 2012, per Pisoni esserne il ‘padre’, metaforico, è un po’ come “aver vinto alla lotteria”. Nessuna strategia di marketing né controllo Auditel, ma solo la necessità di raccontare il patrimonio, hanno dato il via a un progetto che è come una sfida continua.

“C’era un vuoto televisivo sull’argomento – racconta Pisoni – l’arte era sparita anche da Rai5. L’unico riferimento era la tv franco-tedesca”.

A mancare erano i contenuti. Nel Paese dell’arte per eccellenza mancavano produzioni originali che trattassero il patrimonio del territorio italiano. “In assenza di contenuti – spiega il direttore – questi andavano mutuati o prodotti”.

Come in una casa editrice, SkyArte edita la produzione in ogni sua sfaccettatura, seguendo il prodotto dall’idea iniziale fino alla messa in onda. E proprio con una produzione originale, Michelangelo – il cuore e la pietra , il canale si è presentato al mondo 5 anni fa. “Dovevamo trovare un linguaggio diverso dal documentario che tradizionalmente veicola l’informazione culturale”.

Da qui sono nate, negli anni, 200 produzioni originali che hanno guardato l’arte in maniera non “ortodossa” ma come qualcosa di diverso, di giocoso. “Volevamo mescolare, ibridare l’arte. Musica rock e classica, fumetti e documentari”, racconta il direttore.

Un’evoluzione continua dovuta anche all’interfaccia con le nuove tecnologie. “Stiamo andando verso diverse direzioni. Le nuove tecnologie hanno aiutato a realizzare prodotti audiovisivi con maggiore perizia e frequenza. Ma di volta in volta va trovato un nuovo punto di vista. Riflesso della nostra identità e gusto per quella storia”.

Fondamentale il legame con il territorio e con il patrimonio: “È una costante ma è anche il contenuto che il pubblico ama di più”. Tra gli originali di SkyArte, per esempio, compare Artquake, che racconta l’arte salvata dal terremoto del 1997 tra Marche e Umbria e le prospettive di un patrimonio costantemente a rischio. “La paura era di scadere nella retorica – spiega Pisoni – per questo le informazioni sono state delegate a semplici scritte, facendo parlare le immagini”.

Ma da due anni il canale ha fatto un ulteriore passo avanti, gestendo le produzioni e i contenuti di più nazioni, dall’ Italia alla Gran Bretagna. Una sfida per la direzione milanese, che dovrà affrontare linguaggi narrativi diversi rispetto a quelli italiani. “Il teaser iniziale in Inghilterra racconta tutto il documentario – specifica Pisoni – in Italia sarebbe impensabile”.

Ma la sfida il canale l’ha già vinta, con produzioni di fama mondiale che hanno sbancato il botteghino. Da La Cappella Sistina in 3d a Firenze e gli Uffizi fino a Raffaello e il principe delle arti in 3di successi hanno raggiunto Oriente e Occidente. Un successo difficile da immaginare per un canale che era destinato a fallire, secondo gli esperti di marketing.