Un patrimonio culturale “intoccabile”. “Il turismo ha bisogno di creatività, coraggio e più soldi”

Foto Russell Yarwood da Wikimedia Commons - CC BY-SA 2.0
di ANTONELLA MAUTONE

FANO – Essere solo il “Bel Paese” non basta più. Nella sua giornata conclusiva il Festival del giornalismo culturale affronta un aspetto molto importante per la cultura e per l’economia italiana , attraverso il panel “Un confronto su creatività e turismo”. Marco Ferrazzoli, capo ufficio stampa del Cnr, mostra i dati della ventesima edizione del rapporto sul turismo d’arte e culturale italiano. Il settore gode di ottima salute. È infatti l’unico che dal 2000 ha registrato un incremento soprattutto nella sua componente straniera. Sono 106 milioni gli arrivi e quasi 380 milioni le presenze. Ma ancora non basta.

Da sinistra: Serena Riglietti, Marco Ferrazzoli, Gian Paolo Manzella e Giuliano Volpe

L’Italia ha ben 6.112 luoghi della cultura distribuiti all’interno del territorio nazionale, di questi ben 50 sono siti Unesco. Spiccano il centro con il 29,9 % e il Sud il 27,7%. Benché il centro e il Meridione abbiano una quantità simile di luoghi di cultura, esiste una differenza sostanziale tra le due aree dell’Italia per il numero di turisti. Facendo riferimento al 2001 i visitatori di musei, aree archeologiche e monumenti statali e non in Italia sono stati più di 104 milioni. La maggiore affluenza si registra al centro con il 41,5% grazie a regioni come la Toscana (19,9%) e il Lazio ( 18,8%), le due regioni con il maggior numero di visitatori a livello nazionale. I dati che si riferiscono però al Mezzogiorno parlano di come la Campania, che ha il numero massimo di visitatori raccolga solo il 7,3%.

Secondo Paolo Iabichino, direttore creativo dell’agenzia di comunicazione e marketing Ogilvy & Mather ” è indubbio che i dati siano entusiastici: sappiamo però che l’Italia è scesa dal primo all’undicesimo posto nelle classifiche internazionali in termini di gradimento. Questo perché esistono i puristi che credono che la cultura e l’arte siano intoccabili. Invece il turismo è un’industria e ha bisogno di consumatori. Sembra quindi impossibile poter sfruttare economicamente il patrimonio artistico e culturale come accade negli altri paesi. In Svezia il Ministero del turismo ha inventato un metodo geniale per incentivare il settore. Hanno assoldato gli stessi cittadini come operatori turistici. Il turista che vuole conoscere la Svezia ha una linea telefonica a disposizione, chiama e dall’altra parte risponde un cittadino qualsiasi che sa e vuole risponderti sul cibo, sulla lingua, sulle tradizioni svedesi”.

“In Italia non esiste questa creatività , o meglio non ci sono abbastanza fondi pubblici per essere creativi. Penso all’imprenditore Diego Della Valle e alle polemiche suscitate dalla sponsorizzazione dal valore di 25 milioni di euro che ha ottenuto per il restauro del Colosseo. Non bisogna prendersela con Della Valle, ma con chi ha permesso che questo accadesse. Il vero problema è che lo Stato non ha i fondi necessari per il restauro”, ha detto.

Secondo il saggista Gian Paolo Mazzella: “Ultimamente l’Ocse ha dedicato uno dei suoi studi sul rapporto tra creatività e turismo. Città con un gran numero di turisti come Barcellona, sono passate  dal turismo culturale al turismo creativo, quello che si lega all’esperienza offerta al turismo. Vengono inventate nuove mete legandole ad esempio ai film, come Wellington in Nuova Zelanda che ha creato un’industria grazie al Signore degli Anelli tanto da essere soprannominata Wellywood”.


Altre città hanno sfruttato l’utilizzo delle industrie creative per far conoscere e per far aumentare il proprio pubblico. Si parla della cosiddetta realtà aumentata: arricchendo e innovando la visita sul posto con la realtà virtuale e, in alcuni casi, addirittura simulandola, come per la visita digitale. “Ad esempio penso al Museo Archeologico di Napoli che ha progettato “Father and son” il primo videogioco ideato per far conoscere il museo e incentivare le persone a visitarlo non solo in maniera virtuale”.

Giuliano Volpe, presidente del Consiglio superiore per i Beni culturali e paesaggistici del Mibact  fa notare come il concetto di creatività sia importante ma che non possa essere isolato dalla presenza delle infrastrutture e dalla promozione turistica: “Abbiamo un ritardo culturale a causa di diversi problemi endogeni, a partire dai ritardi burocratici. Le cose non cambiano se noi non cambiamo le cose, strutturando meglio l’organizzazione e facendo del turismo la nostra strategia essenziale. Non abbiamo ancora capito che il più grande mezzo per promuovere il turismo è il passaparola attraverso internet”.


Un altro aspetto fondamentale è il coinvolgimento dei giovani. I dati mostrano che in Italia si registra un calo verticale delle presenze dei diciottenni nei musei. “Si fa un uso improprio del sistema alternanza scuola lavoro – aggiunge Volpe – c’è però la lobby dei custodi dei musei che impedisce un loro coinvolgimento diretto. Questa figura andrebbe eliminata del tutto, coinvolgendo gli studenti con vere forme di lavoro, non stage o tirocini”.

Un altro tipo di  problema, conclude Volpe, si trova nel sistema organizzativo: “È molto grave che le grandi città d’arte registrino nello stesso momento un gran numero di presenze turistiche che però porta al minimo la qualità della vita di chi vi risiede. Ovviamente non puoi impedire a chi viene in Italia di visitare Venezia. Abbiamo iniziato un percorso. Siamo in mezzo al guado, rischiamo di impantanarci. Si può avere paura. È legittimo. Bisogna però avere più coraggio e andare avanti”.