di YURI ROSATI
URBINO – Sotto i Torricini il neofascismo non attecchisce. Di recente in tutta Italia si sono moltiplicate le azioni provocatorie di gruppi, riconosciuti o meno, legati all’ultradestra, ma Urbino sembra essere “immune”: nessun gruppo organizzato, nemmeno all’interno dell’Università, è riuscito a mettere radici.
Pesaro come Roma e Como
Il pensiero va immediatamente alle immagini dell’irruzione dei membri di Veneto fronte skinhead nella sede dell’associazione pro-migranti Como senza frontiere. Ma anche al blitz di un gruppetto di militanti di Forza nuova sotto la sede di Repubblica.
Episodi preoccupanti si sono verificati anche in provincia di Pesaro e Urbino: nella notte tra il 18 e 19 novembre un gruppo di vandali ha imbrattato con una svastica e altri simboli inneggianti al nazifascismo l’ingresso della scuola elementare e media “Anna Frank” di Pesaro. Mentre, sempre a Pesaro, simpatizzanti di estrema destra hanno pubblicato una serie di post di minacce nei confronti del sindaco Matteo Ricci, colpevole di aver negato a CasaPound una sala comunale per la presentazione di un libro.
Urbino antifa
A Urbino però il neofascismo non riesce a mettere radici. Fino a qualche anno fa erano presenti alcune formazioni universitarie di estrema destra come Blocco studentesco, pian piano dissolte. “Al momento la presenza di movimenti filofascisti non risulta nel nostro ateneo”, assicura la rappresentante degli studenti Alice Amadori.
“La crisi economica – spiega Cristiana Nasoni, presidente della sezione Anpi di Urbino – ha sfilacciato il tessuto sociale favorendo il ritorno di alcune tematiche e di alcuni gruppi che si rifanno al periodo più buio del nostro Paese. Ma Urbino ha gli anticorpi per resistere al contagio. Urbino è una città di cultura e la cultura è il vero antidoto al fascismo”.
La forte vocazione antifascista della città era stata messa nero su bianco anche da un ordine del giorno approvato dalla giunta Corbucci nel 2013. Nel documento si legge che “il comune di Urbino è antifascista e antirazzista”. “È stato un grande risultato – dice la Nasoni – ottenuto dall’Anpi con una raccolta firme partita dopo una dimostrazione in centro di Forza nuova nel 2011 contro gli sbarchi”.
Secondo la Nasoni la recente escalation estremista è dovuta all’avvicinarsi delle elezioni: “I fascisti riprendono coraggio cavalcando il disagio e approfittando dell’impoverimento delle fasce deboli per presentarsi come paladini degli oppressi. Ma il fascismo è tutt’altro: è egoismo, razzismo, ignoranza e odio per il diverso”.
Più scuola e più famiglia
Per l’attivista la colpa dell’impoverimento dei valori in corso è da attribuire a due fattori. Da un lato la crescente “spoliticizzazione della società” e l’idea diffusa che tutto ciò che è politico sia da deprecare. “Questo – spiega – fa sì che si crei un clima di tolleranza nei confronti di chi è intollerante e si richiama a ideali terribili”.
Dall’altro lato la responsabilità è delle scuole e delle famiglie, cioè dei due soggetti incaricati dell’educazione dei giovani. Ed è proprio in questo settore che bisognerebbe intervenire. “Genitori e professori – dice – devono parlare ai ragazzi dei crimini fascisti, devono insegnare loro i valori della Costituzione e dell’antifascismo. Queste cose vanno inserite nei programmi ministeriali e devono essere spiegate bene nelle scuole”.