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Furto alla Ss. Annunziata, Don Andreas: “Erano i soldi per i poveri”

La chiesa della SS. Annunziata di UrbinoLa chiesa della SS. Annunziata di Urbino
di MARTINA MILONE

URBINO – Hanno agito dopo l’ultima messa delle 18,30 e hanno portato via tutto quello che hanno trovato di valore. Circa 9mila euro, fanno sapere dai Carabinieri, tra soldi e materiali audio. A salvarsi dai ladri che domenica sera hanno derubato la Parrocchia della Ss Annunziata di Urbino sono poche cose, qualche gioco e i libri per i bambini del catechismo.

“Il dispiacere grande è che sono stati rubati i soldi destinati ai bisognosi”, racconta Don Andreas, il parroco che per primo si è accorto del furto. I soldi erano stati raccolti durante la giornata dedicata ai poveri e servivano per le persone che ogni giorno bussano alle porte della chiesa.

“Non hanno violato un luogo sacro – continua Don Andreas  – ma è la comunità che si è sentita violata”. I ladri, infatti, sono entrati dal garage, sul retro della parrocchia e lì hanno subito trovato il materiale audio, le casse e un mixer, parte del bottino. “Era il materiale per il coro – spiega il prete – non è proprietà della chiesa ma lo custodivamo qui”.

Poi, passando per le scale, sono arrivati alla sacrestia, dove, in una delle stanze, nascosta dietro un quadro, hanno trovato la cassaforte.

Le indagini alla sacrestia della Ss. Annunziata di Urbino

Lì hanno usato una smerigliatrice per aprirla più velocemente, poi sono fuggiti. “Ci tenevo anche i soldi per l’attività dell’oratorio, oltre a quelli per i poveri”, ci racconta Don Andreas, che dopo il dispiacere iniziale oggi è più fiducioso.

“I ladri sono sicuramente poveri umanamente, se non economicamente. Le nostre porte sarebbero state aperte anche per loro”, conclude Don Andreas.

A rincuorarlo, dopo lo spavento iniziale, anche la lettura della messa di oggi. Un passo tratto dalla seconda lettera ai Tessalonicesi di San Paolo: “Voi non stancatevi di fare il bene”. Un segno ‘provvidenziale’, secondo Don Andreas, che bisogna ripartire senza farsi intimorire.