di GIACOMO TIROZZI
URBINO – Le condizioni del fiume Foglia, le sue acque e il suo ecosistema, sono mediocri. Lo conferma una ricerca di Elisa Morri docente dell’Università di Urbino che ha appena vinto la quinta edizione del premio “Contratti di Fiume” grazie alla sua tesi di dottorato, discussa nel 2012, sull’ecologia del corso d’acqua. Tesi, la sua, commissionata dall’ente gestore del fiume: la Provincia di Pesaro e Urbino.
“Le condizioni mediocri sono dovute alla diversità dello stato delle acque: in alcune zone sono scadenti per la presenza di aree industriali soprattutto nella zona pianeggiante, vicino a Pesaro. In altre invece si è preservato l’ecosistema naturale” spiega la ricercatrice.
Le conseguenze dell’intervento umano
Come ricorda la docente dell’Università di Urbino la ricerca ha preso in considerazione anche l’influenza delle azioni dell’uomo sul fiume: “Ci sono delle situazioni molto urbanizzate, soprattutto vicino ai principali paesi che si sviluppano verso il corso d’acqua, che influiscono in maniera negativa sulla condizione dell’ecosistema fluviale” spiega la naturalista. Oltre a Pesaro questi tratti riguardano i comuni di Ginestreto e Montecchio verso la costa e all’interno quelle di Belforte all’Isauro e Lunano. Qui l’uomo ha costruito canali e argini artificiali, oltre ad abitazioni. Anche se a un occhio inesperto questi interventi possono sembrare marginali, in realtà hanno delle conseguenze rilevanti sull’ecosistema naturale.
Per valutare il bacino del Foglia, Morri ha utilizzato soprattutto l’indice di funzionalità fluviale (Iff). Si tratta di un sistema che consente di valutare in che modo il corso d’acqua è funzionale per l’ecosistema, cioè se conserva le caratteristiche che consentono lo sviluppo delle specie animali e vegetali. In base a questi indicatori si redigono dei “livelli di funzionalità” che descrivono lo stato di salute del fiume. Dall’analisi dell’Iff è emerso che oltre il 60% dei tratti analizzati sono stati valutati tra mediocre e scadente. Ovvero in una scala che va da 1 (grado di funzionalità elevato) a 9 (grado di funzionalità pessimo), il bacino del Foglia ha un punteggio che per oltre il 60% dei tratti analizzati è di 6. In tutti i tratti non si riscontra mai un giudizio elevato (1), ma nemmeno pessimo (9) che indicherebbe che l’ecosistema risulta in equilibrio precario.
A incidere in maniera negativa nella valutazione dell’Iff è stato l’intervento umano che ha causato un aumento dell’inquinamento. Infatti il 51% dell’area fluviale è occupato da campi agricoli. Le analisi hanno rilevato la presenza di nitrati e fosfati. Queste sostanze favoriscono la proliferazione di alghe che consumano ossigeno togliendolo ad altri esseri viventi come i pesci. Mentre la zona restante è ricoperta per il 30% da boschi di latifoglie e conifere, per il 9% da ambienti seminaturali (vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione e aree verdi urbane), per l’8% da aree artificiali e per l’1% da zone umide.
Un impatto negativo ha avuto anche la scarsa presenza della vegetazione ai margini del corso d’acqua, questo tipo di piante sono un elemento di naturalità (non soggetto a interventi umani) che favorisce lo sviluppo di diverse specie animali e vegetali. Ma che non implica necessariamente uno stato di salute buono dell’ecosistema fluviale.
A peggiorare lo stato di salute del Foglia sono state anche la scarsa efficienza delle esondazioni. Queste favoriscono la creazione di aree fertili nelle vicinanza del bacino fluviale, come faceva il Nilo per gli antichi Egizi. Negativa pure la forte erosione delle rive che ha portato una riduzione delle aree in cui gli animali, specialmente gli uccelli, si possono riprodurre e nutrire. Un’altra caratteristica da ricordare è la scarsa presenza di organismi alla base della catena alimentare che consentono lo sviluppo di forme animali più complesse come i pesci.
La soluzione sono i contratti di fiume
Questo ha inciso sicuramente sullo stato del Foglia, la cui varietà di specie animali e vegetali è bassa. Però secondo la Morri le azioni intraprese dalla Provincia di Pesaro e Urbino possono migliorare la situazione: “Con la stipulazione del contratto di fiume Foglia l’ente sta andando in questa direzione”.
I contratti di fiume sono uno degli strumenti più importanti nella gestione dei corsi d’acqua. Nati a metà degli anni ’80 in Francia sono approdati in Italia una decina di anni fa. Sono degli accordi tra vari enti che permettono di adottare una serie di regole condivise per tutelare le risorse idriche e la loro gestione, valorizzare i territori fluviali e salvaguardarli dal rischio idraulico.
Elisa Morri nonostante collaborasse con l’Università di Urbino già durante la laurea specialistica a Bologna, oggi è precaria come tanti altri ricercatori. Da sei anni lavora grazie a dei bandi di ricerca promossi dalla Carlo Bo.