Fusione tra comuni, cittadini di Petriano divisi: “Rischiamo di perdere l’identità”. “Treno da non perdere”

La vista dal castello di Petriano
di MATTEO DE RINALDIS

PETRIANO – “Fusione? Cos’è una specie di lavoro?”. Maria, 92 anni, abita da sempre nella piazzetta di Petriano, una delle poche rimaste che ancora vivono nel centro storico. Lei, l’ipotesi di finire sotto il comune di Urbino non la considera nemmeno. Se amministratori e politici ragionano su quanto sia favorevole o meno una fusione tra i due Comuni, la decisione finale spetterà proprio ai cittadini tramite un referendum. L’ipotesi, al momento, resta molto lontana, considerata la chiusura del sindaco Davide Fabbrizioli. Ma i cittadini di Petriano sono divisi tra chi vede di buon occhio l’idea e chi, invece, preferirebbe che la situazione rimanesse invariata in nome dell’identità e dell’autonomia.

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A due passi dalla casa di Maria c’è l’alimentari di Maurizio, aperto dai bisnonni: “Non credo che sia una buona idea – spiega -. C’è il rischio di perdere l’identità del paese. Arriverebbero tanti soldi, ma il gioco non vale la candela. Il rischio è di fare la fine di Scotaneto, una frazione di Urbino poco distante da qui. Adesso è completamente scomparsa”.

In strada c’è Romina, giovane mamma che gioca con la bimba per strada. Qui, auto se ne vedono poche. “Per certe cose sarebbe positivo, ma si perde l’identità – racconta mentre la figlia le regala un fiore -. Poi non è detto che un comune famoso come Urbino venga a spendere i soldi qui. Magari li investe nel Palazzo Ducale”. Nella discussione si inserisce una cliente dell’alimentari di Maurizio: “Abbiamo solo l’autonomia, se perdiamo pure quella non ci rimane niente. Loro i soldi non li spendono per noi”. Poi, un briciolo d’orgoglio: “Fatti un giro su al castello, si vede pure il mare. A Urbino quello non lo vedono”. Ed è proprio così. Dalla cima, la vista si estende fino all’Adriatico. A dominare il castello, il municipio di Petriano. All’interno solo un’addetta alle pulizie: “A me sta tutto bene, alla fine un comune, due o tre non cambia nulla”. Non ha paura che poi Petriano venga abbandonato? “Forse, mi sa che cambio idea”.

Nella strada che scende verso il Gallo c’è l’osteria da Cioppi, gestita da Federico: “Che convenienza abbiamo noi? Qui se hai un problema prendi la macchina e vai sotto il comune, a Urbino se lo fai ti becchi pure una multa per la Ztl”. Dall’altra parte della strada, il tabacchino di sua madre, Anna Rita: “Se ci fosse qualche beneficio molto volentieri, ma penso siano solo promesse. Bisogna vedere i soldi dove finiscono, ma forse è meglio restare così”.

Continuando la discesa si arriva al quartiere del Gallo. Al circolo cittadino, dietro il bancone c’è Cinzia, di Vallefoglia, il comune nato dalla fusione tra Sant’Angelo in Lizzola e Colbordolo. “Tra paesi non ci potevamo vedere, ma poi sono state fatte cose positive, come la Casa della Salute. Qui la gente vuole andare avanti da sola, ma la fusione è positiva”. Entra Sauro, ex consigliere comunale: “Per noi sarebbe un enorme vantaggio, parliamo di una città conosciuta in tutto il mondo. Un conto è dire abito a Petriano, un conto a Urbino. Oltre ai soldi è un vantaggio immenso avere la casa nel comune di Urbino. I piccoli centri sono quasi costretti. È vero che potremmo diventare la periferia di Urbino, ma le periferie ci sono anche a Milano, a Torino, in tutte le parti del mondo”. Tra l’altro, il momento sarebbe anche favorevole, con due sindaci eletti da liste civiche sostenute dal centrodestra: “È un treno che forse non dobbiamo perdere”.

Le terme di Raffaello

Al tabacchino di Domenico Biagi, all’unanimità si vota per la fusione: “L’idea non mi dispiacerebbe – spiega il titolare -. È una città piena di potenziale, ricca di storia e di arte. Si rivaluterebbe

Petriano, il Gallo e Urbino. E si potrebbero rilanciare le terme del Duca”. D’accordo anche un cliente abituale: “Le sigarette te le pago domani”. Sì, ma sulla fusione? “Sono d’accordo, qui non c’è futuro. Io vado sempre a Urbino, non c’è differenza”. Concordi anche sui problemi che ci sono a Urbino 2: “Il progetto iniziale doveva essere completamente diverso – ricorda Domenico -. Mini appartamenti per studenti, collegamenti con Urbino, una palestra, una piscina e una zona verde. Non se ne è fatto nulla”. “Hanno fatto un lavoro vergognoso” chiosa un cliente.

Salendo si arriva al Red Rose, un bar frequentato da giovani del posto. Sugli schermi la partita della Juventus. “Io voglio restare di Petriano, a Urbino mi stanno antipatici”, scherza Barbara mentre prepara gli aperitivi. “Petriano assieme a Urbino? Davvero? Non ne sapevo nulla – dice Andrea – Ma se porta positività sono d’accordo. A Vallefoglia sembra che abbia funzionato”. Fusione o no, la discussione finisce sempre lì, sul problema degli stranieri: “Se ci risolve il problema degli extracomunitari perché no”. Al tavolo c’è Bruno, pensionato con 22 anni di lavoro a Palazzo Ducale: “Qui è tutto marcio, strade, servizi, siamo sempre stati tagliati fuori. Unirci potrebbe essere una grande opportunità per sistemare un paio di cose”. A partire da Urbino 2: “È una situazione esplosiva, non c’è controllo, è come andare nel Bronx”.