Padre urlatore, figli ‘fruttaioli’ “Il mercato è la nostra casa”
Pubblicato il 20/04/2012
NAPOLI – Il cuore pulsante della Sanità è il mercato rionale, aperto tutti i giorni dall’alba al tramonto nella zona dei Vergini. Quasi tutti i venditori ambulanti si lamentano della crisi, del calo di clienti e dell’aumento dei prezzi della benzina. “Clementine a 1 euro, zucca a 1 euro al kilo, dieci teste di carciofi a 3 euro, tre teste di finocchio a 1 euro, insalata 50 centesimi. I prezzi sono abbordabili – dice Ciro – ma la gente quest’anno sta spendendo la metà della metà rispetto agli anni passati”.
Questo è un mestiere che si tramanda di padre in figlio. “Noi siamo la terza generazione, è da più di 100 anni che siamo qua – dice Gaetano Moccia, che gestisce insieme ai fratelli una bottega ortofrutticola in via Fuori porta san Gennaro – E ce ne sarà pure una quarta: questo lavoro ce l’abbiamo nel sangue, lo facciamo con passione”.
Il padre di Gaetano si chiama Vincenzo e ha 80 anni. Cappellino e benda sull’occhio sinistro, sta sulla porta della bottega e urla, utilizzando il diaframma come un cantaor flamenco. Gli si gonfia anche una vena sul collo quando emette i suoni. Nelle belle giornate, si porta una sedia di legno e inizia a gridare per attirare i clienti, elencando le offerte del giorno. Quello che dice è incomprensibile per chi non è del rione, ma sembra avere grande successo perché decine di persone si fermano a comprare la frutta e gli ortaggi. A gestire l’attività, ora che lui è anziano, sono i figli ma lui continua a dare il suo contributo da urlatore.
“Non abbiamo risentito molto della crisi perché vendiamo a prezzi ‘di battaglia’ – spiega Gaetano – Guadagniamo sul quantitativo. Con la concorrenza, però, ora dobbiamo lavorare più di un tempo. E inventarci qualcosa che gli altri fruttivendoli non hanno. Mio padre è ormai l’unico vecchio che urla al mercato, è la sua passione e alla gente piace perché molti anni fa ce n’erano tanti come lui. Così ce lo portiamo dietro e lo mettiamo lì a fare un po’ di teatrino. Comunque, anche se la crisi è brutta, riusciamo a difenderci”.