La vallata dei morti in millenni di storia
La città senza spazi dell’ultimo secolo
Ancora oggi il quartiere conserva molti segni delle sue origini cimiteriali: ipogei greci, catacombe paleocristiane e il cimitero delle Fontanelle, un’enorme cava di tufo in cui sono conservati e visibili i resti di decine di migliaia di morti senza nome.
Dal 1400 la nobiltà napoletana cominciò a trasferirsi in questa zona salubre (da cui forse il nome Sanità) e a costruire le proprie ville. Per raggiungere la reggia di Capodimonte dal Palazzo reale, a partire dal 1738, il re Carlo di Borbone transitava per il rione, che divenne così un importante centro economico e politico ed entrò a far parte a tutti gli effetti del tessuto urbano di Napoli.
Poi arrivò Giuseppe Bonaparte. Per agevolare il tragitto del re, costruì alla fine del Settecento un ponte che scavalcava la vallata Sanità, dando inizio alla ghettizzazione e marginalizzazione del quartiere, che dura ancora oggi. Non essendo più un luogo di passaggio e avendo assunto sempre più la fama di quartiere “camorrista e criminale”, è difficile che un napoletano di altre zone vi transiti, se non per stretta necessità.
Oggi per Sanità si intende un territorio più ampio rispetto al passato, che sulle carte corrisponde grosso modo al quartiere Stella, e che include diverse mini-aree del centro storico: i Vergini, le Fontanelle, i Miracoli, i Cristallini e la Sanità stessa, per un totale di 30 mila abitanti racchiusi in due chilometri quadrati. Il rione fa parte della terza municipalità di Napoli Stella-San Carlo all’Arena, nell’area centro-orientale della città, che conta circa 103 mila abitanti secondo le rilevazioni dell’ultimo censimento del 2001. La Sanità vanta ben 54 siti di interesse storico-artistico.
Il tasso di attività (cioè la forza lavoro dai 15 anni in su) nella terza municipalità, stando ai dati del censimento 2001, è pari al 42%. Il tasso di occupazione (calcolato sull’intera popolazione) è al 30%, così come al 30 è quello di disoccupazione, più del triplo rispetto alla media nazionale. Si tratta, comunque, di valori in linea col resto della città di Napoli.