Il cimitero delle Fontanelle raccontato dalla guida Susy
Pubblicato il 21/04/2012
NAPOLI – “Ci sono persone anziane che ancora pregano sui teschi del cimitero delle Fontanelle. E non è stata abbandonata del tutto la tradizione di prendere una ‘capuzzella’ in adozione”. Susy Galeone è una guida delle catacombe di Napoli e fa parte della cooperativa “La paranza“, nata dalla parrocchia di santa Maria della Sanità. Qui racconta una delle leggende sul teschio del capitano spagnolo, emblematica del rapporto profondo e millenario del rione con la morte.
La cava del cimitero delle Fontanelle fu usata per trasferire i resti dei morti dal 1656, anno della peste che provocò circa trecentomila morti a Napoli, fino all’epidemia di colera del 1836. Poi, a questi resti, si aggiunsero anche le ossa provenienti dalle chiese bonificate e da altri scavi fino alla seconda guerra mondiale. Oltre a quelli dei morti per le epidemie, molti teschi sono dei poveri che non potevano permettersi una degna sepoltura.