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Daniel Pennac a Urbino legge Melville

di    -    Pubblicato il 20/04/2010                 
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“Non ho potuto ritirare prima questo premio perché ho perduto un fratello, quel fratello che mi ha regalato la mia prima penna e la mia prima macchina da scrivere”. Daniel Pennac è finalmente a Urbino, per ritirare il premio “Centro Europeo per l’Editoria -ECSTRA” e per mettere in scena al teatro Sanzio la lettura del Bartleby lo scrivano di Herman Melville. Doveva essere nella città ducale già l’anno scorso, ma proprio la morte del fratello lo costrinse a rimandare spettacolo e premiazione.

Per la verità anche stavolta un contrattempo sembrava volerlo fermare: la nube di fumo provocata dall’eruzione del vulcano islandese blocca i voli. Lui deve arrivare da Parigi con la figlia (che nello spettacolo lo accompagna al pianoforte). Allora decide di mettersi in macchina, guida lui stesso in un viaggio di 1300 km.

Arriva a Urbino giusto in tempo per incontrare i giornalisti e i fan in un aperitivo al collegio Raffaelo. Comincia da subito a posare per le fotografie e a firmare autografi e dediche sulle copie italiane dei suoi libri. Risponde gentilmente alle domande dei giornalisti e anche se gli organizzatori hanno fretta lui non si risparmia. Non è mai banale: “Ho scelto di mettere in scena Bartleby perché io lo amo immensamente. Bartleby è un titolo conosciuto in tutto il mondo, famosissimo, ma in realtà pochi l’hanno letto sul serio. Io lo leggo per farlo conoscere ai ragazzi, che dopo avermi ascoltato lo vanno a riprendere e leggere per conto loro”. Un brindisi veloce con il rettore Stefano Pivato e il presidente della provincia Matteo Ricci e via alle prove.

Alle 21, per la prima delle due serate (stasera in scena la seconda) dello spettacolo, il teatro Sanzio è affollato, ma non pieno. Il rettore e il consorzio Ecstra lo premiano prima della rappresentazione. Anche se il riconoscimento (inserito nelle Giornate della Traduzione Letteraria organizzate dall’Università) è stato dato finora a traduttori lui – che traduttore non lo è – lo riceve perché, indirettamente, con le sue opere diffuse in tutto il mondo ha contribuito moltissimo al fiorire della traduzione.

Pennac stesso introduce la lettura chiarendo che si tratta di uno spettacolo multilinguistico: un racconto originariamente scritto in inglese americano, tradotto e letto in francese di fronte ad un pubblico italiano, che potrà leggere anche i sovratitoli proiettati su uno schermo, scritti a loro volta dalla traduttrice italiana dello scrittore francese.

“La versione dello spettacolo che viene presentata stasera è semplice” precisa “anche se c’è n’è un’altra versione più ricca, con scenografie ed altro”: ci sono lui, al centro del palco, a volte seduto, altre in piedi, con il testo in mano – anche se spesso va a memoria – poi la figlia al pianoforte e una interprete italiana che fa scorrere i sovratitoli. “Questa è una storia, come quelle che vi raccontavano da bambini – aggiunge con un sorriso – quindi avete anche il diritto di addormentarvi”.

Pennac non si limita a leggere, interpreta il testo come potrebbe fare un attore. Gli dà letteralmente vita. Nella mente degli spettatori prendono forma facilmente l’atmosfera laboriosa dell’ufficio di un avvocato di Wall Street di meta ‘800 e la figura lieve di Bartleby, lo scrivano silenzioso e incomprensibile. Non ci sono pause, si procede senza incertezze né imperfezioni fino alla fine, quando un lungo applauso segue la postilla sul passo biblico di Giobbe citato alla fine del testo di Melville.

Nell’atrio del Sanzio lo attendono i fan, che comprano i suoi libri e glieli fanno firmare subito. Quando capisce che si andrà per le lunghe, si toglie la giacca e si sistema sulla sedia più comodamente. Sempre gentile e sorridente, con la figlia ad aspettarlo fuori al fresco di una frizzante serata di aprile.

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Un commento to “Daniel Pennac a Urbino legge Melville”

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