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Crisi imprese: +247% le procedure fallimentari
nel 2010 in provincia

di    -    Pubblicato il 21/03/2011                 
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URBINO – Più che raddoppiato nel 2010 il numero di imprese che hanno avviato la procedura di fallimento, rispetto al totale di aziende presenti nella provincia di Pesaro Urbino. Lo scorso anno, per ogni 10 mila unità, 23 hanno dichiarato fallimento; nel 2009 il dato relativo era stato di 9,3. Nel complesso un +247% che denota l’enorme difficoltà dell’imprenditoria locale.
Il dato è stato elaborato sia a livello regionale, sia a livello provinciale da Cerved Group, società di business information.

La piccola media impresa, che rappresenta la colonna portante dell’economia provinciale, è la realtà imprenditoriale più colpita, a seguito di un calo nelle commesse da parte della grande industria. Le procedure fallimentari sono state avviate, in particolare, nel settore manifatturiero e in quello delle costruzioni.

“La nostra impresa soffre una crisi di riflesso, le commesse della grande industria sono in picchiata, da qui nasce il problema dei fallimenti” – ha commentato Alberto Drudi – Presidente di Unioncamere sia della Provincia, sia della Regione. A livello nazionale le Marche si attestano al terzo posto nei fallimenti, dopo Sardegna e Lombardia. Nell’intera regione, per l’anno 2010, sono state aperte 26,4 procedure ogni 10 mila unità, con una variazione di “solo” un +32,2% rispetto al 2009 (20,1 procedure).

“Come Unioncamere stiamo cercando di mettere in moto iniziative che possano agevolare lo sbarco delle nostre imprese sui mercati esteri, come stanno facendo le grandi industrie da alcuni anni. A tal proposito valutiamo in modo positivo il bilancio della fiera del mobile di Kiev, dove erano presenti 23 imprese provinciali su un totale di 30 aziende, rappresentanti la regione Marche.”

Nel 2010 comunque, tra le imprese che hanno chiuso e quelle che hanno avviato l’attività, si registra un saldo positivo di 300 unità. “Segno – conclude il presidente di Unioncamere – che la situazione è difficile ma non compromessa del tutto. Nel 2010 abbiamo avuto un aumento dell’11% nell’export e da qui dobbiamo ripartire”.

(f.m.)

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