URBINO – Tirocinio e contratti atipici non sono sempre un’opportunità per studenti e neolaureati. Ne è convinto Paolo Pascucci, professore straordiario di diritto del lavoro alla facoltà di Giurisprudenza: “Lo strumento del tirocinio si presta ad abusi: viene visto semplicemente come lavoro non pagato – spiega Pascucci durante il suo intervento alla 9° giornata dell’economia – non è un’esperienza formativa di tipo tradizionale. Questo strumento è spesso stato svilito: si utilizza il tirocinante anche se non diventa un vero e proprio strumento di sfruttamento perchè non mette in pratica le finalità con le quali era stato costituito. Quando va bene, quello strumento si rivela una perdita di tempo. Non sempre, ma molto spesso. Sarebbe importante poter verificare già nel contesto formativo, le capacità pratiche degli studenti, come ad esempio l’importanza delle relazioni in un contesto produttivo”.
“Vogliamo un ritorno al contratto subordinato, invece aumentano contratti parasubordinati, cococo, cocopro, con alta discrezionalità. Così aumenta la debolezza contrattuale soprattutto dei neolaureati”.
“Il problema vero è che non sempre i fondamenti di questi strumenti non sono sentiti da chi li pianifica, disinteressandosi al destino del tirocinante. Dall’altra parte l’azienda si sente abbandonata con il tirocinante, senza avere la possibilità di fornirgli un vero inserimento nelle attività. Manca un monitoraggio dell’esperienza formativa di orientamento che raccolga le criticità, i punti di forza e utilità di quell’esperienza. La responsabilità è anche di noi docenti e del sistema fomrativo, comunque”.
(e.h.v., s.s.)