Se Urbino era stata considerata finora un’isola felice per l’occupazione, bisognerà rivedere la definizione. Nell’ultimo anno le iscrizioni alle liste di mobilità sono state 114, più del doppio rispetto all’anno precedente quando erano state 51. E nei primi due mesi di quest’anno le iscrizioni sono già a quota 10. Dei 14.194 licenziamenti del 2009 nelle Marche, quasi 4.000 sono della provincia di Pesaro-Urbino, la più colpita dalla crisi. A confermarlo ci sono anche le ore di cassaintegrazione: nel 2009 sono state 6,5 milioni, con un aumento rispetto all’anno prima del 761%. Per capire le proporzioni basti pensare che l’aumento medio nell’intera regione è stato del 283%. Un quadro generale preoccupante, che a differenza di altri periodi, stavolta arriva anche nella città ducale.
“Urbino è tradizionalmente concentrata sui servizi e sul terziario rispetto alla produzione industriale”, dice Federico Fabbri, addetto alla contabilità della Cna. “Non bisogna però dimenticare che ci sono urbinati che lavorano nei distretti industriali vicini, come Fermignano o Urbania”, continua Fabbri. E forse la crisi ha colpito proprio loro.
“L’attività produttiva provinciale si concentra su meccanica e manifatturiero e la crisi ha colpito proprio questi settori”, dice Roberto Ghiselli, segretario generale Cgil di Pesaro-Urbino. “Noi poi, forse più di altri, paghiamo il fatto che elementi di debolezza sono stati aggravati dalla crisi. Il nostro tessuto produttivo è sempre stato caratterizzato da bassa capitalizzazione delle imprese e forte esposizione debitoria nei confronti degli istituti di credito”, continua Ghiselli.
Per ora segnali di ripresa non ci sono. Nei primi due mesi del 2010 le ore di cassaintegrazione sono ancora aumentate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e la provincia di Pesaro-Urbino è risultata sempre prima. Le ore sono passate da 389.766 a 1.258.610 con un balzo del 223% rispetto al 138% nelle Marche.
I dati dell’Inps elaborati da Confindustria Pesaro-Urbino
Il rischio ora è che i cassaintegrati si trasformino in disoccupati. La cassaintegrazione infatti ha una durata limitata: 52 settimane quella ordinaria e massimo 36 in un quinquennio quella straordinaria. “Il rischio è concreto. Noi non torneremo ai livelli produttivi precedenti alla crisi prima di 4-5 anni. La ripresa, quindi, ancora non c’è e molte aziende stanno trasformando l’utilizzo della cassaintegrazione in procedure di mobilità. Questa è la cronaca di tutti i giorni”, spiega il segretario Ghiselli.
Per Urbino quindi l’incognita è che al centro per l’impiego la fila si allunghi. E che alle 10 iscrizioni alle liste di mobilità di gennaio e febbraio se ne aggiungano presto altri.
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