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Il Rettore Pivato consegna il sigillo dell’Ateneo al cardinale Bertone

di e    -    Pubblicato il 16/11/2011                 
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Il cardinale Tarcisio Bertone e il rettore Stefano Pivato all'Università di Urbino

URBINO – L’Ateneo di Urbino alla riscoperta delle sue origini: questo pomeriggio, infatti,  l’Aula magna di Palazzo Battiferri era gremita di persone venute ad assistere all’incontro con il segretario di Stato vaticano, monsignor Tarcisio Bertone, al quale, al termine dell’ incontro, il rettore Stefano Pivato ha consegnato una copia del sigillo con l’effigie dell’ Immacolata Concezione, con il quale papa Giulio II, nel 1507, istituiva l’Ateneo ducale.

In apertura del suo discorso, monsignor Bertone ha lodato “il lungo e sapiente magistero di Carlo Bo”, rettore dell’ateneo ducale dal 1947  fino alla sua morte, nel 2001.

Poi, proprio dal vescovo, è arrivata la conferma che papa Benedetto XVI sta lavorando alla stesura del terzo volume di “Gesù di Nazaret”, dedicato alla figura umana e divina di Gesù Cristo.  Il porporato ha invece presentato il secondo volume della trilogia, “Dall’ingresso in Gerusalemme alla risurrezione”.

Parlando del libro, il segretario di Stato ha messo in evidenza che “a partire dagli anni ’50 c’è stato uno strappo tra il Gesù storico e il Cristo della fede. Una situazione ‘drammatica’ , perché rende incerto l’autentico punto di riferimento della fede”.  Il primo libro da papa di Joseph Ratzinger, ha detto ancora Bertone, ha venduto “tre milioni di copie, stampate in 47 Paesi”, mentre del secondo volume “sono già oltre due milioni le copie stampate e diffuse in 33 Paesi”. Il cardinale ha poi ribadito che “le due parti del Gesù di Nazaret rappresentano un tutt’uno”.

In platea erano presenti le autorità cittadine civili e militari, tra le quali il presidente della Provincia di Pesaro-Urbino, Matteo Ricci, e il sindaco urbinate, Franco Corbucci. Dal palco, sono intervenuti l’arcivescovo della diocesi di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado, Giovanni Tani; il direttore della Casa editrice vaticana, Giuseppe Costa, e il preside di Scienze politiche, Marco Cangiotti.

“Mi trovo a Urbino dal 17 settembre scorso – ha esordito Tani – e sto conoscendo questa realtà che è ricca di storia, tesori artistici e spirituali. L’università costituisce una grande opportunità per la città, per i giovani,  per la Chiesa, per il dialogo che il Santo padre invita a instaurare con le persone alla ricerca della verità”.  Infatti, ha ricordato l’arcivescovo, Urbino è l’unica università statale che ospita l’Istituto superiore di scienze religiose.

Costa si è invece soffermato sull’importanza del libro di Joseph Ratzinger in un momento di crisi per l’editoria: “Gli editori avrebbero anche ucciso per poter pubblicare questo volume”.

Il professor Cangiotti, invece, ha incentrato il suo discorso attorno allo “snodo cruciale” del processo di Gesù davanti a Ponzio Pilato; secondo lui, nel libro in esame, emergono tre punti essenziali: la distinzione tra dimensione politica e religiosa, il rapporto tra verità e politica e il diritto come fondamento di quest’ultima, così come ribadito nel discorso del papa tedesco al Parlamento di Berlino.

Bertone ha continuato, citando le parole dello stesso papa, autore dell’opera: “Questo libro non è in alcun modo un atto magisteriale, ma unicamente espressione della mia ricerca personale del volto del Signore”. Quindi, per il cardinale, Ratzinger nella sua opera “sta cercando ciò che è vero e che ci riguarda”, spiegando con il coinvolgimento personale del pontefice nella ricerca, il doppio nome “Joseph Ratzinger – Benedetto XVI” che appare sulla copertina del volume.

Bertone,  opponendosi alla dottrina modernista, ribadisce un aspetto fondamentale del cristianesimo: “Il Vangelo ha a che fare con la storia”.

Parlando con i cronisti a margine dell’incontro, il cardinal Bertone ha ribadito: “La Chiesa con l’università ha un’alleanza antica. Quella di Urbino è stata fondata da papa Giulio II;  c’è un lavoro d’ insieme di stima reciproca. Adesso avete visto che i volumi di Joseph Ratinzger sono presentati nelle università, e questo è un fatto positivo: bisogna cercare di confrontarsi anche su temi più scottanti come la ricerca storica e il fondamento storico”.

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