URBINO – Cento sagome installate nell’ “orecchio del Duca”, di fronte al teatro Sanzio per ricordare le storie di 100 donne che hanno subito violenza. Venerdì scorsoa Urbino, si è celebrata così la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ultima tappa di un percorso partito l’8 marzo scorso ad Ancona, e che ha toccato 20 città marchigiane.
“L’attuale crisi economica ha acuito il problema della violenza sulle donne”, afferma al Ducato l’assessore regionale ai diritti e alle Pari opportunità, Serenella Moroder, che aggiunge: “Il problema è grave, paradossalmente in crescita, e lo potremmo definire una pandemia”. Dipende dalla crisi economica, appunto, che mette in discussione il ruolo lavorativo maschile, “tipico di una certa cultura”, e a questa perdita “gli uomini reagiscono malamente- spiega l’assessore- perché in una situazione di difficoltà emergono le asperità” all’interno della coppia.
Come confermano i dati 2010 del primo rapporto sull’attività dei Centri antiviolenza nelle Marche (Cav), presentati stamattina nella città feltresca, la stragrande maggioranza delle donne vittime di violenza non sarebbe in grado di mantenere sé e i propri figli autonomamente: ben il 39,6% di loro dichiara di avere un reddito insufficiente, e un altro 42,3% “appena sufficiente”.
Centocinquantotto donne marchigiane affermano di non potersi svincolare dal partner per motivi economici; solo 18 donne, su 149 che dichiarano di avere un proprio reddito, lo ritengono sufficiente per se stesse e i loro figli. Una tendenza che vale anche per la provincia di Pesaro-Urbino, dove si registrano 64 casi di violenza.
In provincia, le donne maltrattate possono rivolgersi al centro “Parla con noi” di Pesaro: l’anno scorso l’ hanno fatto in 41, personalmente, ed altre 20 con una telefonata. Ben 39 violenze sono state commesse dal partner attuale, e quindi confermano quel 78% di abusi a livello regionale, compiuti proprio dal compagno. Un altro 27% rientra nella categoria “conoscenti-amici” e solo il 4% può essere definito un’ “estraneo”. E forse proprio per questa ragione, le vittime hanno più timore di raccontare o denunciare ad altri la propria esperienza: sempre a Pesaro-Urbino, 24 lo hanno fatto e 40 no. Tredici di coloro che hanno condiviso con altri il loro fardello, in seguito, hanno presentato denuncia alle forze dell’ordine.
Nella ricerca, inoltre, emergono dati significativi che tracciano i diversi profili di molestatore: in un caso su sei ha più di 60 anni; i più numerosi in assoluto (57 sul totale di 127 uomini) hanno tra 41 e 50 anni. Seguono i nati nel decennio 1951-1961 (43 uomini), mentre fortunatamente la tendenza tra i maschi più giovani sembra essere meno acuta (33 uomini tra 31 e 40 anni).
Ma, contrariamente a quanto si può pensare, chi maltratta è una persona ben istruita: il 53,4% di loro ha un diploma o una laurea. Sfatato anche un altro luogo comune sugli stranieri: infatti, ben il 76% di chi calpesta i diritti di una donna è italiano.
Nella provincia, però, su 64 casi totali, ben 27 non sono attribuibili a una nazionalità certa. La condizione prevalente di chi commette abusi sulle donne, nel 60% dei casi, è quella di un lavoro stabile. Allo stesso tempo, emerge una grande voglia di reagire delle vittime, mista alla paura di nuove violenze: in 38 casi le donne hanno smesso di convivere con il partner, ma la metà di loro si attende altri abusi.
Ed è per questo che Moroder sottolinea che “non ritengo concluso l’iter di questo progetto. Perciò- aggiunge- vorrei che da domani ciascuna provincia”, adotti “20 di queste sagome per iniziative di sensibilizzazione, in maniera da far sentire questo urlo di dolore”. L’assessore ha poi anticipato la sua visione della prossima edizione del progetto “Le forme della violenza”: anziché iniziare con un unico appuntamento nel capoluogo regionale, come quest’anno, “l’8 marzo 2012 si concordino eventi in contemporanea nelle cinque piazze dei cinque capoluoghi di provincia”.