URBINO – Niente Pulitzer per i tweet. L’organizzazione del Premio è stata chiara: l’attività di live-twitting non può considerarsi una forma di giornalismo e non è candidabile al prestigioso riconoscimento.
Nel dicembre scorso, i membri del Comitato che assegna i Pulitzer avevano modificato la definizione di Breaking News Reporting, una delle categorie del Premio.
Secondo loro, infatti, nell’era dell’informazione a flusso continuo, delle reti all news e dei social network, non basta più arrivare per primi sulla notizia, ma occorre “catturare gli eventi in maniera accurata e, mentre il tempo passa, andare più a fondo, fornire un contesto, espandere la copertura iniziale”.
L’idea di rivedere la definizione, provando a includervi il moderno genere del real time-coverage, ovvero l’aggregazione in tempo reale dei contributi pubblicati online da testate o semplici utenti, era nata dopo il calo delle candidature per la sezione “Breaking News Reporting”.
Sezione che addirittura, nell’ultima edizione, non aveva visto assegnato alcun premio. “Sarebbe davvero deludente se un evento accaduto alle 8 di mattina fosse raccontato per la prima volta su un quotidiano del giorno dopo”, aveva scritto in un comunicato il Consiglio del Pulitzer Prize. Da qui l’ipotesi che anche il flusso informativo di Twitter potesse meritare l’assegnazione di un premio.
Il sito GigaOM ha proposto la candidatura di Andy Carvin, reporter della National Public Radio (Npr), la radio pubblica statunitense, che ha usato il suo account Twitter per aggregare e verificare in tempo reale gli eventi della Primavera araba. Grazie ai suoi tweet, Carvin diffondeva decine di notizie al giorno, riprese da utenti presenti sul luogo, separando le notizie vere dal “rumore di fondo”, ovvero le bufale che circolano in rete.
All’indomani della proposta, è arrivata la risposta di Sig Gissler, amministratore del Pulitzer, che ha escluso che Carvin potesse beneficiare di un premio. Questa la motivazione: “L’intero materiale deve figurare su un sito di notizie idonee – ovvero un sito gestito da una testata giornalistica statunitense che pubblica almeno settimanalmente nel corso dell’anno civile e che aderisce ai più elevati principi giornalistici”.
Almeno per il momento, quindi, Twitter è fuori dai giochi. Ma è anche vero che nel 2010 il Pulitzer per il giornalismo investigativo è stato assegnato per la prima volta nella storia a ProPublica, una testata online e non profit. Cosa che appena qualche anno fa poteva sembrare impensabile.
Risale al 2008 la decisione da parte del Comitato selezionatore di includere nelle possibili candidature anche “giornali stampati e organi d’informazione che pubblicano solo sul web”, purché le notizie vengano aggiornate almeno una volta alla settimana, il materiale sia attendibile e di prima mano. La precedente apertura all’innovazione era avvenuta nel 1943, quando erano stati ammessi a concorrere anche i servizi fotografici.
Ma è davvero possibile che arrivino da Twitter notizie così importanti da meritare il premio giornalistico più prestigioso? Abbiamo provato a rispondere, selezionando alcuni racconti di cronaca fatti su Twitter che, a nostro avviso, avrebbero potuto meritare il Pulitzer per le categorie Breaking News Reporting (ultim’ora) e Public Service (servizio pubblico). Gli autori sono blogger, giornalisti, ma anche comuni cittadini.
IL SUICIDIO DI BOUZID – Il 18 dicembre 2010, sul social network, è comparso un tweet che diceva che Mohamed Bouazizi, ambulante tunisino, si era dato fuoco per protesta dopo la confisca della sua merce da parte della polizia: “Per il pane un ragazzo ha cercato di suicidarsi #SidiBouzid”.
Era il primo cinguettìo a diffondere la notizia di quel gesto disperato, che diede inizio alle rivolte contro i regimi dittatoriali del Medio Oriente e del Nord Africa. In meno di 140 caratteri è contenuta la svolta virtuale nel racconto della realtà dei giorni nostri.
Dall’hashtag #SidiBouzid internet e i social network si sono fatti urlo della primavera araba. E non solo. Sono diventati testimoni diretti dei fatti, osservati da ogni angolo del mondo attraverso l’occhio di persone qualunque che, per caso, si sono trasformate in reporter.
160 BLOGGER EGIZIANI – Nel mese di maggio 160 blogger egiziani, usando l’hashtag #NoSCAF, hanno detto la loro contro l’esercito e le sue violenze. Fra questi, Hossam El-Mamalawi, che racconta sin dagli anni ’90 gli scioperi e l’ondata di repressione diffusasi in Egitto. Da diverse parti del mondo, come a Berlino, attivisti della rete hanno sostenuto le proteste e hanno cercato di garantire ai manifestanti collegamenti sicuri a Internet, anche quando i regimi autoritari li bloccavano. L’attività dei blogger egiziani è stata fondamentale nel diffondere una maggiore consapevolezza e spirito critico nella popolazione, divulgando informazioni spesso negate dai media tradizionali.
NOBUYUKI HAYASHI - L’11 marzo 2011 il giornalista freelance di Tokyo Nobuyuki Hayashi, @Nobi per Twitter, ha comunicato gli hotspot liberi, ovvero le aree in cui era possibile accedere a Internet in modalità senza fili. In questo modo la gente ha potuto scambiarsi indicazioni sul terremoto e allo stesso tempo comunicare al mondo ciò che stava avvenenendo. I micromessaggi di Twitter hanno avuto un ruolo fondamentale, in un momento in cui le rete telefoniche erano in sovraccarico e Internet rappresentava l’unico mezzo di comunicazione disponibile. Nell’istante della scossa, dalla sola città di Tokyo, sono stati inviati circa 1500 tweet al minuto, che contenevano hashtag come #earthquake e #japan.
SOHAIB ATHAR – Il 2 maggio Sohaib Athar, consulente informatico, ha scritto dal suo profilo Twitter @ReallyVirtual: “Un elicottero libra sopra Abottabad all’1.00. E’ un evento raro”. Attar ha potuto seguire il blitz in diretta e sul posto, dando notizia del passaggio di elicotteri sopra Abottabad, nella valle di Orash, definendolo anomalo.
Si è trovato così testimone inconsapevole di un momento storico come l’uccisione di Osama Bin Laden. Altri tweet sull’evento sono arrivati da Mohcin Shah, informatico pakistano. Probabilmente troppo poco per un Pulitzer, ma sempre indicativo della potenza del mezzo.
KEITH URBAHN – La notizia della morte di Osama Bin Laden è stata data da Keith Urbahn, capo dello staff del segretario della Difesa Donald Rumsfled, prima ancora che la Casa Bianca ne desse l’annuncio ufficiale, fatto dal Presidente quaranta minuti dopo.
“Mi è stato detto da una persona rispettabile che hanno ucciso Osama Bin Laden”, ha twittato Urbahn.
Il post, secondo l’analisi di una società di New York, ha registrato un traffico di quattromila tweet al secondo. Anche l’ annuncio dell’apparizione di Obama è arrivato prima su Twitter che altrove, grazie a Steve Brusk della Cnn che ha riferito dal suo profilo come da Washington stesse per partire un annuncio collegato alla sicurezza nazionale (national security related).
BRIAN STELTER – A novembre il giornalista del New York Times, Brian Stelter, ha riportato su Twitter e Storify la cronaca di Occupy Wall Street a Zuccotti Park. Durante l’operazione di sgombero la stampa è stata tenuta lontana dalla zona e lo spazio aereo sopra Manhattan è stato chiuso agli elicotteri delle televisioni.
E’ solo grazie agli attivisti presenti che è stato documentato in tempo reale quanto stava avvenendo. Questo uno dei tanti tweet partiti da Zuccotti Park: “Police helicopters have closed air space over #OccupyWallStreet preventing all news helicopters from filming what’s happening” (“Elicotteri della polizia hanno chiuso lo spazio aereo sopra #OccupyWallStreet impedendo a tutti gli elicotteri delle testate di filmare cosa sta succedendo”)
NOTIZIE FALSE – Ma Twitter ha diffuso anche delle0 bufale. Tra gli errori giornalistici dell’anno, raccolti da Craig Silverman, giornalista, scrittore e blogger, c’è il tweet “Giffords e altri sei uccisi da un uomo armato a Tucson”. E’ stato Andy Carvin dell’emittente radiofonica pubblica Npr a dare la falsa notizia della morte della deputata Gabrielle Giffords. Notizia che è stata puntualmente ripresa dalla rete e dai media mainstream, una delle controindicazioni della velocità e fruibilità dell’informazione dei nostri tempi.
IN ITALIA – Anche nel nostro Paese i semplici cittadini così come i professionisti dell’informazione e della politica hanno cominciato a cogliere le potenzialità informative di Twitter.
Durante la Primavera araba una giornalista di Radio Popolare, Marina Petrillo, ha retwittato le informazioni relative alle proteste nel mondo arabo. Nonostante la giornalista non si trovasse sul posto, il suo gesto ha fatto da microfono nel grande flusso di Twitter. Il suo profilo è @alaskaRP, dal nome del suo programma radiofonico e del suo blog. La Petrillo è stata nominata dai lettori del quotidiano l’Unità la migliore giornalista-blogger attiva su Twitter, vincendo così l’Unità Best Twitter 2011.
C’è poi un personaggio pubblico che ha saputo usare Twitter in maniera del tutto innovativa. E’ Andrea Sarubbi, deputato del Partito democratico e giornalista, che ha creato l’hashtag #opencamera, portando su Twitter il racconto dei lavori della Camera. Sarubbi è stato così precursore in Italia di quello che in altri Stati esiste sotto il nome di Open government. “Twittare dalla Camera ha due vantaggi: offre un pluralismo di interpretazioni di quello che sta accadendo e dà la possibilità di far conoscere cose della Camera che in giro non si sanno”, come ha spiegato Sarubbi al Ducato Online.
Ecco un esempio dei suoi tweet: ‘Al bagno della Camera ho incrociato Gaglione, quello col 99% di assenze. O forse era un fantasma, non so. #opencamera’. Al premio Unità Best Twitter 2011, Sarubbi è stato nominato dai lettori il politico che ha fatto il miglior uso di Twitter.
Dalla sua idea, in diversi Comuni d’Italia è partita l’abitudine di fare la cronaca in tempo reale dei consigli comunali. Ecco la mappa.