“La razza ebraica è un problema scottante per ogni nazione che la ospiti. Io non ho mai odiato un ebreo in particolare; ti ho sempre considerato un amico, ma tu sai che parlo in tutta onestà quando ti dico che ti ho voluto bene non perché eri ebreo, ma nonostante tu lo fossi”.
E’ l’estate del 1933, Hitler è al potere da sei mesi. Le folle lo adorano, vedono in lui il salvatore della patria. Martin Schulse, firmatario di queste parole, è tornato in Germania e, dopo un primo momento di incertezza, è diventato fervente seguace del Führer e funzionario del Partito Nazionalsocialista.
Il suo fraterno amico e socio d’affari nel commercio di opere d’arte Max Eisenstein, ebreo americano, è rimasto negli Stati Uniti. “Destinatario sconosciuto” di Katherine Kressmann Taylor narra, attraverso la corrispondenza tra i due uomini, la trasformazione di una profonda amicizia in cui si insinuano gli eventi della storia e la follia del nazismo.
Il racconto, pubblicato nel 1938 dalla rivista americana “Story”, colpisce per l’anticipo e l’incisività con cui la scrittrice ha denunciato gli orrori del nazismo. Nonostante lo straordinario successo ottenuto negli Stati Uniti, il romanzo è stato diffuso in Europa solo alla fine degli anni novanta e dal 2000 anche in Italia. A Urbino l’opera è in scena venerdì 27 gennaio alle ore 21 al Teatro Sanzio con una lettura-concerto di Luca Violini, accompagnato al pianoforte da Paolo Zannini.
Un’altra storia, lo stesso tragico ricordo, nello spettacolo organizzato dall’Associazione Agorà al Teatro del Collegio La Vela, in scena venerdì alle 21.30. Non solo gli ebrei e gli zingari, ma anche gli omosessuali vennero perseguitati dal regime nazista. In migliaia subirono la sterilizzazione e vennero internati nei campi di concentramento, contrassegnati con il simbolo del triangolo rosa, dove subirono trattamenti particolarmente crudeli.
“Le fate della notte” racconta la vicenda di Dirk, studente belga confinato nel campo di concentramento di Sachsenhausen, in Germania. Solo grazie a Émile, sempre al suo fianco tra gli stenti e le violenze sofferte, Dirk riesce a mantenere viva la propria luce, come le lucciole, fate della notte.
L’evento, in collaborazione con GAP (Gay and Proud), ANPI Urbino, Amnesty International e Arcigay Pesaro e Urbino, è a cura della compagnia teatrale Micro Teatro Terra Marique di Perugia.
Maria Luisa Moscati, rappresentante della Comunità ebraica di Pesaro e Urbino, ripensa al significato del Giorno della memoria, che rischia di perdere la sua forza nella ripetitività.“Il pericolo è che si crei una frattura trapassato e presente e che si identifichi erroneamente la commemorazione della Shoah con una ricerca di vendetta e giustizia. Non è così”, afferma la signora Moscati.
“La realtà presente sarebbe incomprensibile se non si conoscesse il passato. Per questo le celebrazioni dell’Olocausto devono rappresentare l’occasione per diffondere notizie corrette sulla storia degli ebrei, evitando il pietismo”.
“Nelle Marche non c’è stata alcuna delazione documentata -ricorda la Moscati- nonostante si guadagnassero tremila lire per la denuncia di ogni bambino ebreo e cinquemila lire per ogni adulto. Una cifra consistente per l’epoca, perciò onore ai marchigiani. La gente di Urbino è stata fantastica. Tutti sapevano dove si trovavano le famiglie ebraiche, ma nessuno ha parlato”.
Nessun appartenente alla Comunità ebraica locale venne deportato, anche se tutti subirono le privazioni previste dalle leggi razziali. Furono invece diversi gli ebrei stranieri di passaggio catturati dalle SS a Urbino e fucilati a Forlì.
Ci sono poi le storie di altri cittadini, come Nando Ugoccioni, ex dipendente comunale catturato nel 1942 dalle milizie naziste a Bologna, dove era militare nel Genio Ferrovieri, e deportato nel campo di Stettino. Sopravvissuto alle atrocità dell’internamento, era tornato nel 1945.
Si è spento l’anno scorso, proprio mentre raccontava agli studenti la sua tremenda esperienza durante un incontro nel Giorno della memoria, per non dimenticare.