URBINO – Un faro da cinquemila watt proiettato sul palco e in platea, il rock dei Led Zeppelin sparato in sala: eccoci a bordo di “Un tram chiamato desiderio”, in scena venerdì 23 marzo al teatro Sanzio di Urbino. La regia è di Antonio Latella. “Uno spettacolo pieno di sesso, violenza, menzogne”, racconta Laura Marinoni, interprete della protagonista Blanche Dubois , l’antieroina di Tennessee Williams, “uno dei più bei ruoli che possa capitare a un’attrice”.
Vinicio Marchioni (gli spettatori lo ricordano come il “Freddo” nella serie ‘Romanzo criminale’) è Stanley Kowalsky, il rude immigrato polacco seduttore e violento del dramma di Tennessee Williams (celebrato in questi giorni con un festival letterario a New Orleans). E subito si affacciano alla memoria le scene del film di Elia Kazan, interpretato magistralmente da Marlon Brando e Vivien Leigh.
Anni’40, New Orleans: Blanche Dubois, ricca ma decaduta, alla ricerca costante e disperata di amore, si trasferisce a casa di sua sorella Stella, irrompendo nel ménage familiare tra Stella (Elisabetta Valgoi) e suo marito Stanley; tra i due, che si fiutano reciprocamente, scatta la scintilla.
Stanley se ne compiace e finisce col possedere Blanche, che ormai alcolizzata, va a fondo fino al ricovero in manicomio. La ‘prima’ del ‘Tram’ è andata in scena il 16 febbraio scorso al teatro Storchi di Modena.
S’inizia con un flashback: in scena solo Blanche, che come in una seduta psicanalitica ripercorre la sua vicenda dolorosa di decadenza, dentro la quale veniamo condotti, come in una lenta discesa agli inferi dal medico (Rosario Tedesco), che nel testo originario, invece, compariva solo nel finale, con Blanche destinata al manicomio a vita.
Questa differenza “è un’apertura- spiega Marinoni- nel senso che s’immagina che la protagonista, abbia potuto incontrare qualcuno che l’ami veramente in grado di guarirla”.
Ma la potenza drammatica del romanzo di Williams è straordinaria: “Svuotando i suoi testi da un contesto storico – scrive Antonio Latella nei suoi ‘Appunti di regia’- ha reso i personaggi memorabili, enormi ed universali, sembrano a tratti eroi ed eroine delle grandi tragedie greche, dove l’eroe questa volta accetta la decadenza del vivere quotidiano senza sfidare gli dei”.
“Affrontare un testo così realistico- continua il regista- e farlo diventare un atto poetico non è facile. Non amo molto far vedere il realismo in scena”; un’avversione condivisa insieme a Blanche, che afferma il suo credo: ‘Odio il realismo, io voglio la magia’.