URBINO – “Sfigati”. Così, il giovane (37 anni) viceministro del Lavoro del governo Monti, Michel Martone, ha definito gli studenti universitari che a 28 anni non hanno ancora una laurea. L’appellativo avrà fatto storcere il naso a non pochi ex studenti dell’università di Urbino.
Secondo i dati Almalaurea relativi ai laureati nel 2010, i primi a inserirsi nel mondo del lavoro sono stati gli ex studenti delle lauree a ciclo unico in farmacia e giurisprudenza: 26,7 anni. Salvi per un soffio i laureati triennali, che concludono il primo ciclo di studi universitari a poco più di 27 anni.
Rientrano a pieno titolo nella categoria introdotta dal viceministro i laureati nella specialistica o magistrale: con 29,4 anni, sono gli ultimi a iniziare la ricerca di un’occupazione e anche quelli con minori probabilità di trovarla. Secondo l’indagine “Neolaureati e stage”, infatti, una laurea conseguita nei tempi previsti è un buon biglietto da visita per chi cerca lavoro.
Se l’età dei laureati di Urbino è più alta della media italiana, la durata degli studi è invece in linea con gli standard nazionali: 4,6 anni per prendere una triennale, 2,8 per una specialistica o magistrale, 6,7 per un corso di laurea a ciclo unico.
A Urbino, nel 2010, si sono cinti la testa d’alloro 2291 studenti. A un anno dalla laurea è già tempo di bilanci. Vediamo chi ha trovato lavoro e cosa pensano dei loro studi universitari.
IL LAVORO DOPO LA TRIENNALE
Il 52% dei laureati triennali dichiara di avere un lavoro, il 6% in più rispetto alla media nazionale. La platea degli intervistati si divide fra chi ha continuato il suo vecchio lavoro (52%) e chi ne ha trovato uno nuovo (32%).
Sul podio delle classi di studio fortunate c’è Sociologia con il 77,4% (anche se soltanto il 22% dei laureati usa le competenze acquisite durante gli studi), seguita da Scienze dell’educazione e della formazione (75,9) e da Scienze e tecnologie informatiche (71,4).
Fanalino di coda, Conservazione e restauro dei beni culturali (18%), preceduta da Lettere (23,5%) e Scienze biologiche (23,7).
IL LAVORO DOPO LA SPECIALISTICA
Il 64% degli studenti che hanno completato il 3+2, dichiara di avere un’occupazione: anche in questo caso, la media urbinate stacca quella nazionale di nove punti percentuali. Ma la laurea di secondo livello ha deluso le aspettatitve del 41% degli intervistati. Il 21% crede che sarebbe stato sufficiente il titolo di studio triennale; il 20% che la laurea non sia servita affatto; il 14% la ritiene fondamentale, mentre il 45% crede che sia stata utile.
Ai primi posti per occupazione e uso della laurea nel proprio lavoro troviamo biologi, laureati in Lingue e letterature moderne americane ed europee, seguiti da quelli in Archivistica e biblioteconomia e Scienze motorie.
CHI USA LA LAUREA NEL PROPRIO LAVORO
Si può essere laureati col massimo dei voti in Scienze della comunicazione e lavorare come receptionist in un albergo. Proprio per questo, sapere chi usa la laurea nel proprio lavoro è un parametro importante nella scelta del proprio percorso accademico.
La classifica premia i laureati triennali in Scienze motorie (56%), seguiti da Scienze informatiche (53,3) e Scienze dei servizi giuridici (50%); chi con la laurea ha fatto poco o nulla sono i geologi (100%), seguiti dai laureati nella classe di studio in Lettere (62,5%) e Filosofia (61,5%).
Fra chi usa di più il titolo di studio ci sono i laureati in Giurisprudenza, seguiti da quelli in Biologia e Lingue e letterature moderne europee e americane. Sul fronte delle lauree a ciclo unico, soddisfatti i laureati in Farmacia (92,9%), meno quelli in Giurisprudenza (30,8%).