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“Urbino nel Risorgimento” ricorda i suoi eroi per l’unità d’Italia

di    -    Pubblicato il 5/03/2013                 
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Lapide in onore degli eroi urbinati del Rinascimento

URBINO – Il ruolo attivo e l’impegno degli urbinati durante i moti per l’unità d’Italia degli anni dal 1799 al 1861 sono stati molto importanti per la liberazione delle Marche dallo Stato Pontificio. Per questo motivo hanno voluto ricordarli ieri, alla conferenza “Urbino nel Risorgimento”  nell’aula magna del Rettorato, il Magnifico Rettore Stefano Pivato, il professore Luigi Mascilli Migliorini, dell’Università “L’Orientale” di Napoli.

Il focus è stato dato alla Rivoluzione del 1831, quando Urbino e l’università furono coinvolte nella rivolta democratica proveniente da Modena e Bologna.

La sommossa, che ha portato all’istituzione del Governo delle Provincie unite, ha avuto come protagonisti sei professori universitari:  i “principali insorgenti” Tommaso Gostoli e Gabriello Rossi, Alessandro Corticelli, Gianlodovico Fabbri, Andrea Marcantoni e Giovanni Fanelli.

Il loro aiuto ha introdotto le idee patriottiche e democratiche dei moti all’interno dell’Ateneo e istituirono l’italiano come lingua principale. Poco tempo dopo però la Chiesa di Gregorio XVI si riprese la sua terra e i sei professori furono arrestati, alcuni giustiziati altri riuscirono a fuggire e l’università chiusa per oltre un anno.  Erano momenti di intenso fervore patriottico che sancirono l’inizio della fase matura della Rivoluzione risorgimentale sia da un punto di vista politico che ideologico.

Dopo due anni dal 150° anniversario “ricordare le vite perse che hanno permesso l’unità è sempre necessario, soprattutto in un periodo come questo dove è facile per gli italiani perdere di vista quel senso civico e sociale che però deve restare profondo in ognuno di noi” , ha detto Mascilli Migliorini.  Il professore, in una relazione dettagliata, ha spiegato come il 1831 sia stato un anno cruciale dei moti perché periodo di un sovrapporsi delle generazioni e quindi dei sentimenti, dal modello napoleonico e giacobino al repubblicanesimo democratico del parlamento di Parigi e di Westminster.

Non solo parole ma anche poesie e canti simbolo della rivoluzione del Risorgimento. Prima Donna Cantera e Addio mia bella addio poi Camicia Rossa e infine il Popolo d’Italia, nota a tutti come Fratelli d’Italia, il nostro inno nazionale. I canti sono stati eseguiti da Paola Sabbatini, Roberto Bartoli e dal Coro 1506 dell’Università di Urbino.

E’ intervenuto anche il professore Paolo Giannotti della “Carlo Bo” che ha presentato il libro “Diario delle cose di Urbino dal 1797 al 1799” dell’abate Fiorini.

“La libertà – sostiene Mascilli Migliorini – è l’essenza di questa giornata e va conquistata, o la si conquista a caro prezzo o la si perde mettendosi in gioco completamente . Mi auguro che non la perderemo, tornanto sotto uno Statuto Albertino (che legittima il governo solo attraverso la fiducia del Re ndr.) in altre forme”.

A chiudere l’incontro il Rettore e gli altri ospiti hanno scoperto la lapide appesa nel rettorato in onore dei docenti e degli studenti protagonisti del 1831.

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