Istituto per la Formazione
al Giornalismo di Urbino

i corsi - la sede - contatti
gli allievi - i docenti - l'istituto

‘Colonna destra’ e ‘boxini morbosi’ ai giornali sul web non basteranno più

di    -    Pubblicato il 13/03/2013                 
Tag: , , ,

L’ultimo tatuaggio di Rihanna, il figlio della Fico che non si sa se sia pure figlio di Balotelli, un anno di look di Kate Middleton tra abiti Zara e Alexander McQueen. Sì, insomma, questo è il tipo di notizie che compongono la cosidetta ‘colonna destra‘ (che a volte occupa anche altri spazi della pagina) dei siti web delle principali testate giornalistiche italiane.

E, volente o nolente, ognuno di noi almeno una volta nella vita ha cliccato su uno di quei boxini, o perché attratto dal carattere di eccezionalità dei video e delle fotogallerie di quella sezione della pagina o semplicemente per puro svago. Eppure per i più sensibili al tema dell’informazione quella colonna è motivo di disturbo: il gossip, il soft-porn, le papere calcistiche e le notizie strane-ma-vere sviliscono il giornalismo doc, in cambio di qualche click in più sulla pagina del giornale.

E’ questa una delle tesi, che compongono l’e-book sul giornalismo digitale italiano di Alessandro Gazoia, più noto agli internauti come il blogger Jumpinshark, collaboratore dell’inserto culturale di Pubblico, Orwell.

Il web e l’arte della manutenzione della notizia, edito da Minimum Fax, analizza nel dettaglio il fenomeno dei contenuti leggeri della colonna di destra delle testate giornalistiche online, conosciuta anche come “boxino morboso“: concessioni che il giornalismo generalista di qualità farebbe al web per ottenere in cambio un numero maggiore di pagine viste e di conseguenza migliori inserzioni pubblicitarie.

Niente di condannabile in sé, a patto che sia controbilanciato da un’informazione seria e di qualità. L’e-book di Gazoia scava nel profondo dell’anomalia italiana rispetto al panorama straniero: emerge un giornalismo online subordinato alla tirannia della carta stampata e per questo non in grado di sorreggersi autonomamente, contrariamente a quanto avviene all’estero, dove testate come il Guardian o il New York Times hanno saputo rimodellare il web ex novo, conferendogli una propria autorevolezza e rispettabilità. Ma il futuro del giornalismo in byte, in un momento di crisi dell’editoria come quello che stiamo vivendo, impone dei cambiamenti che ristabiliranno il modo di fare notizia sul web.

Da dove nasce l’idea di questo e-book?
Ho sempre avuto, come tantissime altre persone, un vivo interesse per l’informazione e da circa due anni seguo con attenzione il dibattito sul giornalismo digitale (gli esperti americani giocano naturalmente un ruolo di rilievo). Qualche mese fa ho pensato che potesse essere utile una panoramica sull’Italia. L’attenzione nei confronti di Repubblica e Corriere è doverosa: da anni sono i quotidiani online più letti e ancora oggi influenzano molto i concorrenti.

E’ mai stato “vittima” dell’attrazione esercitata dalla colonna di destra?
Tutti i giorni, senza vergogna. Anzi i mici hanno iniziato a piacermi molto di più nella realtà dopo averli visti su Internet… Il problema non è il giornalismo leggero e leggerissimo ma la sovraresponsabilizzazione, anche economica, che la “colonna di destra” ha oggi presso alcune tra le testate più autorevoli.

Il boxino morboso raccoglie informazioni di basso profilo che il più delle volte riguardano personaggi pubblici. Qual è il confine tra diritto di cronaca e gossip?
Domandone a cui non so dare una risposta. Direi banalità o farei moralismi di maniera. Non è proprio il caso, anche perché siamo il paese in cui il programma più ferocemente politico del 2011 è stato Kalispera, con l’intervista di Signorini a Ruby.

La colonna di destra è uno spazio delimitato, un’oasi che il lettore conosce e che per questo sceglie consapevolmente. E’ un servizio nei confronti del lettore?
In una bellissima analisi della colonna di destra di Repubblica, lo scrittore Giorgio Vasta smonta al meglio questa idea della divisione rigida; e, pur ammettendo che vi sia l’onesta intenzione, resta da verificare un punto importante: l'”ideologia”, se non i contenuti, della colonna di destra al suo peggio non filtrano mai al centro? Nonostante la disciplina e serietà di una testata, mi pare difficile che non si ceda mai alla fretta, al pressapochismo, alla mancata verifica, al titolo davvero troppo urlato anche nel “giornalismo serio”, quando a pochi pixel di distanza “vale tutto”, sempre.

Qual è il rapporto tra giornalismo online e carta stampata?
Le versioni online delle testate tradizionali cercano d’intercettare il largo pubblico che non compra il cartaceo. Puntano ai lettori dei settimanali di svago e pettegolezzo, ai visitatori dei grandi portali dove domina l’informazione leggera, agli spettatori della tv del pomeriggio e ai giovani attratti dalle curiosità del web. E, di nuovo, questa “vocazione inclusiva” non è un male in sé.

In Italia è possibile un ripensamento totale del giornalismo online – in stile Guardian – svincolato dall’autorità della stampa cartacea?
Questo 2013 sarà molto probabilmente un anno di grandi cambiamenti, anche dolorosi, come dimostrano le vicende del Corriere della Sera. Alcuni giornali, come Il Sole 24 ore, paiono seriamente intenzionati a “ripensare tutto”, accesso gratuito incluso. La colonna di destra rimarrà – e anche il Guardian in un certo senso ce l’ha – però la sua realizzazione e il suo ruolo saranno forse diversi.

Qual è la differenza tra il traino esercitato dal ‘boxino morboso’ e quello dei blog di firme della testata?
I blogger, veri o mascherati (intendo dire che oggi tira molto il giornalista virato in blogger), svolgono prevalentemente un’opera di commento e su alcune testate, a cominciare dal Fatto Quotidiano che non ha propriamente boxini morbosi, la loro importanza è innegabile. Per quando riguarda i numeri: forse oggi in Italia fa più accessi un post intitolato “Beppe non ti alleare” che “il pancione di Belen”.

Le nuove realtà editoriali online (Linkiesta, Il Post, Giornalettismo) presentano la stessa tendenza di Repubblica e Corriere?
Quasi tutti i quotidiani nativi digitali hanno sia un parco blogger che una qualche forma di “colonna di destra”: alcuni sono molto attenti alla qualità dei blogger e a non superare certe soglie nel desiderio di acchiappare i clic, altri meno. Ripeto: non c’è nulla di scandaloso nel post veloce sulla schiacciata spettacolare della Nba, l’importante è, per usare una metafora molto facile e comune, “una dieta informativa bilanciata”.

Quanto il boxino incide veramente sulla popolarità di una testata? E’ una scelta che paga?
Sembra che paghi sempre meno, anche perché la concorrenza è sempre più ampia. Su quanti siti trovi le foto di Nicole Minetti? E c’è qualcuno che dice “no, io le immagini della bellona in costume le guardo solo su Repubblica.it”? Il processo di formazione del gusto – o il suo decadimento  – è un tema delicatissimo. E al solito “la gente vuole quello” è un’affermazione sullo stato delle cose o una profezia che si autoavvera?

Sullo stesso argomento:

I commenti sono chiusi