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La stampa schierata recupera copie

di    -    Pubblicato il 17/12/2009                 
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di Luca Fabbri ed Emiliana Pontecorvo

La crisi ha travolto i quotidiani di mezzo mondo, Italia compresa, ma alcuni giornali politicamente più schierati del nostro Paese hanno conquistato migliaia di copie e lettori. A destra il Giornale, a sinistra il Fatto Quotidiano e l’Unità
hanno addirittura guadagnato lettori. Mentre Libero, dato per spacciato dopo l’addio del fondatore Vittorio
Feltri
, è riuscito a rimanere a galla e la Repubblica ha recuperato un buona parte delle perdite precedenti.

E’ un periodo di passione per i quotidiani italiani, che dall’ottobre 2008 hanno perso complessivamente in un anno il 4,4 per cento delle copie. Se si considera il periodo agosto-ottobre, l’ultimo trimestre per il quale la Federazione degli editori (Fieg) ha dati disponibili, il complesso della stampa quotidiana ha perso in un anno circa il 3,6 per cento.

La girandola dei direttori che il 21 agosto ha riportato Feltri alla guida del Giornale e il 13 agosto ha spostato Maurizio Belpietro al timone di Libero, ha frenato il calo costante di copie dei due quotidiani di centrodestra nell’ultimo anno. Secondo i dati Fieg, relativi al prodotto acquistato in edicola e agli abbonamenti, nel primo mese di direzione Feltri – che ha visto, tra l’altro, il Giornale impegnato nella polemica con il direttore di Avvenire Dino Boffo – il quotidiano ha guadagnato oltre 22.000 copie (da 197.781 a 220.117).

La crescita è stata costante anche a ottobre, con quasi 211.000 copie vendute, facendo registrare dal foglio fondato da Indro Montanelli un aumento del 13,3 per cento rispetto al periodo agosto-ottobre del 2008. Si tratta di qualcosa di più di una boccata d’ossigeno per il Giornale, che da gennaio 2008 non faceva che perdere copie (a maggio 2009 oltre 32.000 giornali venduti in meno, il 15,8% rispetto a dodici mesi prima).

Si poteva pensare che l’addio di Feltri a Libero, avrebbe affossato il quotidiano. E invece no: il nuovo direttore, Maurizio Belpietro, ha frenato la prevedibile emorragia di lettori: da agosto a ottobre Libero ha venduto quasi novemila copie in più (da 111.040 a 119.836). Belpietro comunque qualche problema ce l’ha, visto che a differenza del concorrente diretto il Giornale, il 2009 è stato un anno costantemente nero in termini di vendite: da gennaio 2008 ad agosto 2009 Libero ha perso poco più del sette per cento di copie. Da quando è direttore Belpietro è riuscito ad arginare il momento di difficoltà del giornale solo in parte: tra settembre e ottobre Libero ha perso in media il 4,6 per
cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Stefano Lorenzetto, editorialista ed ex vicedirettore del Giornale, commenta il successo di Feltri: “E’ un marchio di fabbrica, è un uomo che ovunque va si porta dietro un patrimonio di copie e lettori. Di giornalisti così ci sono stati solo Indro Montanelli e Gianni Brera per lo sport”. Resta da capire  che cosa ha Feltri che non ha Belpietro. “Feltri è come la Coca Cola, Belpietro è come la Pepsi. Sono buone entrambe ma la prima vende di più, non c’è niente da fare”.

Andamento analogo a Libero è quello di Repubblica.  Il giornale fondato da Eugenio Scalfari per tutto il 2008 ha perso copie, ma la radicalizzazione dei toni del quotidiano ha attutito i colpi della crisi. In coincidenza con la campagna giornalistica delle cosiddette “Dieci domande” a Silvio Berlusconi, Repubblica ha progressivamente limitato i danni passando dal -16,4 per cento di maggio (anche qui rispetto all’anno precedente) al + 0,1 per cento dello scorso settembre.

I dati sui giornali più schierati fanno riflettere se paragonati all’andamento delle vendite del quotidiano più influente d’Italia, il Corriere della Sera, che nel trimestre agosto – ottobre 2009 ha perso il 9,5 per cento rispetto all’anno scorso. Ferruccio De Bortoli dirige il quotidiano di Via Solferino da aprile: a ottobre di un anno fa il Corriere della Sera vendeva oltre 64.000 copie in più rispetto allo stesso periodo del 2009. In nove mesi De Bortoli ha solo arginato il calo costante di copie, che a maggio era arrivato al picco del 13,7 per cento.

Nell’area della sinistra più agguerrita è sotto gli occhi di tutti il fenomeno Fatto Quotidiano, nato il 23 settembre 2009, che ha dato uno scossone a tutti i giornali di opposizione. A testimoniarlo non è la Fieg, che non include tra gli associati il quotidiano guidato da Antonio Padellaro, ma un editoriale pubblicato sul sito web del Fatto Quotidiano nel quale il direttore comunica i dati di vendita: “In quindici giorni di vita il giornale che state leggendo ha venduto, in media, circa centomila copie e non è mai sceso sotto quota 80mila. In più vanno considerati i 36mila abbonamenti, di cui 13 mila postali e 23 mila via internet”.

Le cose vanno meglio anche all’Unità da quandoa fine agosto 2008 Concita de Gregorio è arrivata alla direzione. Sempre secondo i numeri forniti dalla Fieg il quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel periodo agosto-ottobre del 2009 ha venduto oltre novemila copie in più, con un aumento del 19,8 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2008. Il record di vendite è stato toccato a settembre, quando ha superato le 61.000 copie, con un aumento del 31,4 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

Secondo Angelo Agostini, direttore del trimestrale Problemi dell’Informazione, “l’aumento delle vendite dei giornali più radicalizzati politicamente è un esempio possibile di via d’uscita dalla crisi economica della carta stampata. I quotidiani non erogano più notizie ma sono uno strumento per inquadrare il mondo. Quindi chi rappresenta la radicalizzazione dello scontro politico inevitabilmente attira più lettori”. Riguardo al Fatto Quotidiano Agostini sospende il giudizio: “E’ ancora troppo presto per parlare. E poi spesso questo tipo di giornali cavalcano onde molto alte, come l’antiberlusconismo attuale”.

Guida alla rete:

Libero

Il Fatto Quotidiano

l’Unità

la Repubblica

Il Corriere della Sera

Fieg

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