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Richiamati all’Ordine: Feltri solo l’ultimo di molti

di    -    Pubblicato il 25/02/2010                 
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di Claudia Banchelli e Luca Rossi

Un ente dannoso. Così Vittorio Feltri definì l’Ordine dei giornalisti di Milano all’epoca della sua radiazione (2001), poi trasformata in semplice censura dal Consiglio nazionale. Ormai un habitué delle procedure disciplinari, il direttore del Giornale è stato di nuovo ascoltato dal consiglio dell’ordine dei giornalisti lombardi lunedì 22 febbraio in merito al caso di Dino Boffo, il direttore di Avvenire che qualche mese fa si è dimesso in seguito all’attacco apparso sulle colonne del Giornale. Quello di Feltri è solo l’ultimo, clamoroso, caso di un giornalista sottoposto a procedimento disciplinare da parte della organizzazione professionale dei giornalisti

Sono gli ordini regionali ad avere il compito di richiamare gli iscritti in caso di controversie professionali e quello della Lombardia, del quale fa parte Feltri, è il più grande d’Italia: conta circa 24.000 iscritti, 12.000 pubblicisti e 8.000 professionisti. Dal 7 giugno 2007, anno dell’insediamento dell’attuale presidente Letizia Gonzales, sono stati 177 i procedimenti disciplinari esaminati: 22 casi sono stati sanzionati, 93 archiviati o assolti, 36 sono in attesa di sentenza della magistratura ordinaria, 23 trasferiti a un altro ordine e due aperti, tra i quali quello di del direttore del Giornale.

Il “processo” a Feltri è stato condotto dalla presidente dell’Ordine e da otto consiglieri regionali. Feltri rischia provvedimenti che vanno dall’avvertimento, alla censura, alla sospensione, fino alla radiazione dall’albo per aver violato l’articolo 6 del Codice di deontologia dei giornalisti, che stabilisce che “la sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata, se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica”. La sentenza è attesa intorno al 3 marzo. Di fronte a una condanna, l’interessato può sempre appellarsi all’ordine nazionale prima e alla magistratura ordinaria poi, cui spetta l’ultima parola, dopo cinque anni il reato cade in prescrizione.

Già nel 2000, pochi mesi dopo aver fondato Libero, Feltri aveva pubblicato le foto tratte da un sito pedopornografico di alcuni bambini e i dati sensibili di minori, in apparente violazione dei principi della Carta di Treviso per la protezione dei minori, quelli della legge sulla privacy e l’articolo 2 del codice deontologico, che pone come limite al diritto di cronaca il rispetto della persona umana. Feltri allora fu radiato dall’Ordine della Lombardia, ma la radiazione fu trasformata in semplice censura nel 2003 da quello nazionale.

Il direttore del Giornale non è l’unico caso eclatante che ha coinvolto l’Ordine della Lombardia negli ultimi anni. Tra i più famosi:

1. Renato Farina: nell’ambito dell’inchiesta sul sequestro dell’egiziano Abu Omar da parte dei servizi segreti americani, si scopre che l’ex vicedirettore di Libero e attuale firma di punta del Giornale, accusato dai pm di favoreggiamento e occultamento delle prove, è un agente del Sismi, il servizio segreto militare italiano, con il nome in codice di “Betulla”. Nel 2007 Farina viene sospeso dall’ordine della Lombardia; fa ricorso, così come il pm che lo accusa, all’Ordine nazionale e viene radiato dall’albo. Farina continua attualmente a firmare pezzi ed editoriali sul Giornale diretto da Vittorio Feltri.

2. Mike Bongiorno: pubblicista, viene accusato nel 2009 di aver partecipato a una pubblicità per Infostrada realizzata con Fiorello. Chi è pubblicista da più di 15 anni non può più perdere la sua carica: con questa motivazione il suo caso viene archiviato dal consiglio.

3. Paolo Mieli e Elvira Serra: nel 2008 appare sul Corriere della Sera un pezzo su una prostituta milanese, della quale vengono diffusi alcuni dati sensibili. Sia Mieli, in qualità di direttore responsabile della testata, che Serra vengono ammoniti con un avvertimento.

4. Roberto Papetti: il direttore del Gazzettino di Venezia viene condannato nel 2009 a due mesi di sospensione per mancata rettifica, con esecuzione immediata. Dal giorno successivo alla condanna, Papetti nomina come direttore responsabile del giornale il suo vice.

5. Mario Giordano: il 27 ottobre 2009, l’ordine ha destinato all’ex direttore del Giornale un avvertimento per aver pubblicato sul suo quotidiano, nel dicembre 2008, alcune foto contraffatte che riguardavano la guerra in Medio Oriente.

6. Maria Teresa Ruta: pubblicista, sospesa per due mesi dall’ordine per aver pubblicizzato su Rete 4 i materassi Eminflex e i divani Poltrone&Poltrone.

7. Carlo Rossella: nel 2006 l’ex direttore del Tg5 ha dato la notizia falsa di sette suore che avrebbero lasciato il velo per sposare detenuti del carcere Le Vallette di Torino, senza poi diffondere la necessaria rettifica. Gli è stato destinato un avvertimento.

8. P2: l’Ordine aveva sanzionato nel 1983 alcuni giornalisti coinvolti con la loggia di Licio Gelli. La censura era toccata al direttore del Corriere della Sera Franco Di Bella; un avvertimento a Massimo Donelli, caporedattore del Mattino di Napoli (del quale il Corriere possedeva una quota) e a Paolo Mosca. A Giorgio Rossi, responsabile delle Relazioni esterne del gruppo RizzoliCorriere della Sera era toccata, infine, una sospensione di 6 mesi.
Il caso Feltri

L’ultimo caso, quello di Vittorio Feltri, è stato aperto in seguito a una denuncia della Società Pannunzio, un’associazione che si batte per i diritti dei lettori e per la libertà d’informazione.

“Crediamo – spiega al Ducato Online Enzo Marzo, presidente della Società – che Feltri vada radiato dall’Albo per aver preso deliberatamente in giro i suoi lettori, falsificando la provenienza di un documento volto a screditare un collega. Nel nostro esposto all’ordine vogliamo anche capire perché Farina, che è anche deputato, continui a scrivere in qualità di giornalista e di inviato speciale, e non di opinionista esterno, nonostante la radiazione che l’ha colpito nel 2007”.

Il 28 agosto 2009 il direttore del Giornale si era scagliato dalle colonne del suo giornale contro il direttore di Avvenire, secondo Feltri “uno dei capofila della campagna di stampa contro il caso escort” che aeva investito il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Feltri aveva accusato Boffo di non essere a sua volta moralmente impeccabile, a causa di una sentenza del tribunale di Terni, datata marzo 2004, che condanna l’ex direttore di Avvenire a un’ammenda di 516 euro (o a sei mesi di reclusione) per molestie telefoniche. Il Giornale, inoltre, cita una nota informativa, spacciata come allegato al documento ufficiale, in cui si legge che Boffo “è stato a suo tempo querelato da una signora di Terni destinataria di telefonate sconce e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla, onde lasciasse libero il marito con il quale Boffo, noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di stato, aveva una relazione”. Qualche tempo dopo, il Giornale ha però riconosciuto che l’informativa non faceva parte del fascicolo processuale e Feltri ha scritto che la famosa “nota” gli era stata recapitata da “un informatore attendibile, direi insospettabile”, ma che il contenuto non corrispondeva alla ricostruzione degli atti processuali.

Secondo la Società Pannunzio “Il Giornale indusse in errore i suoi lettori e tutta l’opinione pubblica italiana attribuendo anche il secondo documento al Tribunale” e denunciando un comportamento “deontologicamente scorretto e incommensurabile”.

Il Ducato Online ha cercato di raggiungere Vittorio Feltri per registrarne l’opinione, ma il direttore del Giornale ha preferito in questo caso non commentare. Lunedì, dopo la convocazione all’ordine aveva detto al Corriere della Sera: “Per quanto mi riguarda la situazione è chiarissima. La notizia che abbiamo data, e parlo della condanna di Boffo per molestie, era vera, verissima. E infatti quella abbiamo messo nel titolo”. Quanto all’informativa: “Quella non era la notizia. L’omosessualità era un dettaglio. Noi i titoli li abbiamo fatti sulla condanna patteggiata per molestie e quella c’è. D’altra parte, poi, su questo aspetto, è stata pubblicata una rettifica, come richiesto dallo stesso collega”.

Guida alla rete
Cronaca del “processo” (Corriere della Sera)

Ordine nazionale dei giornalisti: massimario

Ordine regionale della Lombardia: procedimenti disciplinari

Esposto contro Feltri della società Pannunzio

Il Giornale

L’Avvenire

Libero

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Nota redazionale – Il testo originale di questo articolo conteneva una inesattezza che è stata successivamente corretta: nel 2003 il Consiglio nazionale dell’Ordine non “riabilitò” Vittorio Feltri per la vicenda delle foto, ma trasformò la radiazione in censura.

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Un commento to “Richiamati all’Ordine: Feltri solo l’ultimo di molti”

  1. Vittorio Roidi scrive:

    Trovo molto ben fatto il pezzo sull’Ordine di Milano. Con una inesattezza, che è indispensabile venga corretta. Vittorio Feltri non fu “riabilitato” dal Consiglio nazionale, al termine del procedimento disciplinare sulle foto dei pedofili. La sanzione della radiazione venne infatti trasformata in quella della censura, per volontà della maggioranza (molto risicata) del Consiglio nazionale. Aggiungo un “purtroppo”.