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Dalla pagina ingiallita al web: i social rilanciano gli archivi

Nei corridoi delle redazioni si dice che con il giornale di oggi potrebbe essere incartato il pesce di domani; ma nel mondo dei bit tutto cambia e le regole del gioco possono essere stravolte facilmente. Grazie al restyling del web, i giornali del passato potrebbero non essere più inutili reperti storici ma piuttosto trovare nelle mille vie della Rete una nuova identità.

È finita, insomma, l’era in cui gli archivi si presentavano come luoghi bui, polverosi e difficilmente accessibili: sul web l’archivio può diventare un link, una galleria o una timeline.

Pionieri dell’iniziativa sono stati alcuni giornalisti americani che ormai da qualche anno si impegnano a valorizzare sulla rete l’enorme mole di materiale sepolto negli archivi di quotidiani e riviste. Così navigando su internet può accadere di trovarsi a sfogliare la pagina del Pittsburgh Post-Gazette del 1969  in cui si annuncia l’approdo dell’uomo sulla luna o di seguire su Twitter l’account del sindaco newyorkese Fiorello La Guardia, morto nel  1947 ma che continua a twittare contenuti audio dei suoi interventi radiofonici durante la seconda guerra mondiale.

Nel web non esistono confini e le notizie di ieri e di oggi, impigliandosi nelle infinite ramificazioni della rete, possono facilmente interagire tra di loro. Dal 2008 alcuni giornali, per renderli facilmente accessibili ai propri lettori, hanno avviato un’operazione di digitalizzazione e trasferimento sul web dei propri archivi storici. Ma dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra giunge l’eco di nuove iniziative.

Inutile dirlo: per restituire il soffio vitale alle pagine ingiallite dei vecchi quotidiani il passaggio per i social è quasi obbligatorio.

TWITTER
L’Economist è uno dei pochi giornali che utilizza Twitter per lanciare degli spunti di approfondimento ai propri lettori twittando link che rimandano al proprio archivio digitale.

Sulla stessa scia si è mossa anche l’emittente pubblica newyorkese più ascoltata negli Stati Uniti, la Wnyc, che ha creato un account Twitter di Fiorello La Guardia, sindaco di New York durante la seconda guerra mondiale. Numero di follower? 499. Il sindaco “defunto” cinguetta quotidianamente alcuni contributi radiofonici dei suoi discorsi pubblici.

FACEBOOK
La Repubblica, in occasione del festival La Repubblica delle idee, organizzato a Bologna l’anno scorso, ha allestito una mostra con le prime pagine in assoluto di quotidiano, inserti ed edizioni locali ma anche di alcuni degli eventi più importanti dell’ultimo trentennio. Una galleria fotografica che vive anche sull’account Facebook del quotidiano.

Non mancano poi le operazioni fatte da Google News che, oltre a mettere in rete gli archivi di numerosi giornali, ha reso possibile la visualizzazione delle pagine dei quotidiani, sfogliabili come se fossero di carta. “Archivio” chiaramente non significa soltanto articoli di giornale: foto e immagini vanno a nozze con le ultime tendenze invalse nei social network dove aumentano le condivisioni di scatti fotografici da parte degli utenti.

TUMBLR, INSTAGRAM, PINTEREST
Per i fanatici del vintage Vanity Fair ha creato #Vfvintage , una raccolta di foto degli anni ’50,’ 60’ e ’70 condivise sugli account Tumblr  e Instagram della rivista.

Il New York Times ha portato sui social anche il suo obitorio fotografico: foto e immagini raccolte nei lunghi anni di attività adesso, grazie all’account Tumblr , sono a portata di click.

A proposito del New York Times. Due scienziati del Microsoft and the Technion-Israel Institute of Technology stanno creando un software che analizzi i 22 anni di archivi del giornale, quelli di Wikipedia e altre 90 risorse web per predire epidemie, tumulti e morti. I ricercatori sono convinti che l’attenta analisi del materiale conservato dal New York Times potrebbe far luce su alcune dinamiche sottese a fenomeni e malattie diffusi nelle periferie del mondo.
Per valorizzare la propria memoria storica c’è chi, come il Wall Street Journal, ha creato su Pinterest un itinerario di prime pagine del quotidiano con gli eventi più importanti del secolo, dal primo numero del giornale nel 1889 all’elezione di Obama nel novembre 2008, passando per l’attacco a Pearl Harbor nel 1941.

La Stampa.it ha utilizzato materiale fotografico dall’archivio del giornale per ripercorrere, attraverso una fotogalleria, le fasi di realizzazione della sede storica del quotidiano.

E-BOOK
Tra le proposte più originali per dare voce a quegli articoli sepolti dalla polvere del tempo, alcuni quotidiani hanno tentato la strada della raccolta antologica. Se l’archivio è il luogo in cui la cronaca quotidiana muta in memoria storica, allora perché non raccontare i grandi eventi della storia recente attraverso la narrazione dei cronisti vissuti in quegli anni? L’Atlantic nel 2011 ha pubblicato l’e-book The Civil War, una raccolta di articoli scritti dai testimoni diretti della guerra (tra cui Mark Twain, Nathaniel Howthorne e Henry James) a cui fanno da cornice articoli di giornalisti contemporanei.

Il  New Yorker, invece, ha curato e pubblicato After 9/11, una miscellanea di analisi, riflessioni e proposte sul post 11 Settembre.

Le caratteristiche strutturali della rete offrono ai giornali numerose possibilità per soffiare via la polvere dagli archivi. La cronaca del passato è uno strumento indispensabile per comprendere il presente e gli archivi, oltre a offrire un contributo fondamentale alla memoria collettiva, possono aiutare i giornalisti ad affondare meglio i bisturi nel mondo che raccontano.

L’archivio interattivo e “a portata di link” per il giornalismo italiano è quasi fantascienza ma se la digitalizzazione degli archivi dei quotidiani italiani può essere paragonata ad un primo passo sulla luna, allora sarà meglio non disperare: nel mondo del web non esiste utopia che non possa trasformarsi in realtà.

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