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Nuovi mestieri nel giornalismo: animatori di comunità cercansi

di    -    Pubblicato il 31/03/2010                 
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In America ci sono già le selezioni. Un nuovo sito web che si occuperà delle notizie locali della città di Washington cerca un nuovo genere di giornalisti, accanto a quelli tradizionali:  un “Senior community host“, una specie di padrone di casa che si occuperà di formare il gruppo con cui lavorare e cercare notizie sulla rete; un “community host” per mantenere le relazioni con i blogger, mediare le discussioni e seguire la realizzazione dei progetti della comunità; un “social media producer” che gestirà social media come Twitter, Facebook e YouTube e un “mobile producer”  per seguire la comunità sui cellulari.

L’ “animatore di comunità” è un ruolo non ancora molto conosciuto nel nostro Paese, ma già affermato all’estero, una figura chiave in grado di fidelizzare, clic dopo clic, una comunità di internauti da utilizzare come fonte e pubblico di informazione.

In Italia l’unica figura che un po’ gli si avvicina è quella del community manager: persone che si occupano di gestire le pagine che le testate hanno creato nei social network.

“Io non sono giornalista professionista – spiega Maurizio Monaci, community manager di Repubblica.it – e come me tantissimi che svolgono questo lavoro”. In Italia non è richiesto, chiunque può gestire le comunità purché sia in grado di farlo, mentre all’estero questo lavoro è riconosciuto come una funzione prettamente giornalistica.

Nel nostro Paese l’animatore di comunità deve ancora farsi strada nelle redazioni. Quello che chiedono i giornali online è che i loro contenuti siano rigirati e linkati su altre piattaforme, come Facebook, senza ulteriori attività di animazione. “C’è un giornalista – continua Monaci –  che mi dice i contenuti da inserire. Io li metto in pagina e poi gli internauti commentano tra loro. L’articolo circola e il giornale si fa pubblicità”.

E’ una forma di distribuzione e di marketing, ancora lontana dal complesso lavoro di selezione e tessitura delle conoscenze della rete per creare informazione nuova e originale. Non ci sono interventi per moderare i commenti, monitorarli, prendere spunto da questa o quella riflessione e rilanciare un altro argomento.

“Questo tipo di giornalismo qui da noi non esiste ancora – spiega Luca Dello Iacovo, freelance e collaboratore di Nova, inserto del Sole 24 ore – perché secondo me non sono ancora stati colti i benefici del cambiamento o nessuno è stato in grado di interpretarlo. Basta confrontare i siti dei nostri maggiori quotidiani con quelli inglesi, francesi o spagnoli”. In Francia Le Figaro e L’Express hanno assunto giornalisti che si occupano solo di questo: mettere insieme i vari elementi del discorso che si anima in una comunità per scriverci e ragionarci sopra. Come spiega Antoine Daccord, ex animatore di MySpace, oggi redattore di Le Figaro.fr: “Il giornalista animatore di comunità scrive l’articolo come se avesse fatto una ricerca per strada, salvo che la strada in questo caso è il web”.

All’estero questa figura sembra assai più affermata. In Italia le prospettive sono ridotte notevolmente anche dal ritardo nelle strutture di connessione: “L’accesso all’alta banda – spiega Stefano Lamorgese, multimedia project manager di Rai News 24 –  è molto più indietro da noi rispetto ad altri Paesi e questo influisce sull’arretratezza nella creazione e la necessità di figure come l’animatore di comunità”.

Ma se l’Italia è ancora lontana dalla creazione di un giornalismo frutto di conoscenza condivisa e compartecipata, c’è comunque un settore che sta conquistando ampi margini di autonomia, l’informazione legata a moda e spettacolo. “Sarà che le donne sono più pettegole – spiega Domitilla Ferrari, community manager di donnamoderna.com – ma noi siamo riusciti a creare un pubblico fedele con il quale fare e scambiare informazione”.

La Ferrari utilizza piattaforme interattive per confrontarsi e interagire con la community tramite chat, forum e iniziative varie. “Il mio lavoro – spiega  – consiste un po’ nello scegliere le ciliegie migliori dal cesto (cherry picking): faccio una selezione in rete cercando di individuare contenuti validi dei quali servirmi”.

Monitorare la rete, quindi, e cercare di capire cosa e chi si può aggiungere alla squadra. Poi il manager deve trovare un’angolazione particolare e scoprire il modo efficace di trattare le informazioni che provengono dagli utenti. “Noi viviamo di Ugc, user generated content – continua Ferrari –  Per dirla all’italiana: di contenuti generati dagli utenti e ritenuti interessanti e validi. Capita che mi piaccia una fashion blogger trovata in rete e decida di avere questo contenuto di valore nella mia community e quindi tra le pagine stesse di donnamoderna.com”.

La nuova sfida è questa: condividere e creare insieme informazione. Utilizzare “gli occhi e le orecchie degli internauti come fonte preziosa di notizie”, come dice Laurie Gauret di l’Express.fr .

Il rischio di questo giornalismo “dal basso” è di perdere credibilità e autorevolezza, ma secondo i “community manager” italiani e i più esperti “animatori” dell’estero, l’importante è avere sempre buon senso nella selezione.

Steve Buttry, che lavora da anni in questo campo, è il nuovo responsabile del servizio di “community engagement” del nuovo sito di Washington, ed è lui che proprio in questi giorni sta scegliendo la sua squadra cui si è accennato sopra.  “Cerchiamo persone che sappiano lavorare a 360 gradi con il web 2.0. Che sappiano gestire blogger e relazioni con altri utenti – spiega Buttry al Ducato Online – e poi bisogna saper moderare discussioni nei forum e commenti nei blog. Ma quello che caratterizza maggiormente questo lavoro è la selezione e l’utilizzo di contenuti generati in rete per creare, alimentare e appunto, animare, la comunità”.

(Articolo aggiornato il 12-04-2010 per specificare le funzioni del community manager di donnamoderna.com)

Guida alla rete:

Blog di Steve Buttry

New web site (Washington d.c.)

Selezione personale per New web site

Donnamoderna.com

Pagine facebook di Repubblica.it

Le Figaro.fr

L’Express.fr

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