URBINO – Saremo 8,3 miliardi, la domanda del cibo aumenterà del 40%, la temperatura si alzerà, due miliardi di persone soffriranno la fame e le risorse energetiche si esauriranno lentamente. Tutto questo non avverrà tra un secolo o due, ma nel 2030, tra 17 anni. E’ La tempesta perfetta, descritta dal giornalista Donato Speroni (docente di economia e statistica all’Ifg) e da Gianluca Comin, direttore delle Relazioni esterne di Enel, nel libro presentato alla libreria Montefeltri con la partecipazione di Giancarlo Ferrero, prorettore vicario dell’Università di Urbino. Un’analisi attenta che, senza cedere a facili catastrofismi, delinea i possibili scenari ma anche le possibili vie d’uscita dalla crisi.
Allora ecco quello che ci aspetta: secondo l’Onu nel 2050 saremo 9 miliardi. Le persone che guadagneranno dai 10 ai 100 dollari, la cosiddetta classe media, saranno 4,8 miliardi. Servirebbero altri tre pianeti per soddisfare tutti i loro bisogni e due miliardi in più di posti di lavoro.
L’acqua diventerà un bene prezioso e le riserve energetiche si esauriranno. Poi c’è la questione clima. La sfida che devono immediatamente affrontare gli Stati è quella della cosiddetta “mitigation”: evitare un aumento della temperatura superiore ai 2 gradi. Se questo non avverrà gli effetti saranno devastanti. Ma per il momento la maggior parte dei Paesi sta adottando la strategia della “’adaptation”: ognuno fa per conto suo, senza un reale impegno condiviso.
La domanda di energia aumenterà del 35% e sarà soddisfatta principalmente attraverso l’utilizzo di combustibile fossile. I Paesi in via di sviluppo useranno l’energia meno costosa: il carbone.
Ma esiste un modo per sopravvivere alla tempesta perfetta ed evitare che tutto questo accada? Nell’analisi di Speroni e Comin vengono descritti tre possibili approcci. Il primo è quello dei “tecnottimisti” che credono che la tecnologia ci permetterà di costruire un mondo ecosostenibile. Un nuovo modello di governance potrà imporre comportamenti individuali capaci di scongiurare il peggio. In Etiopia alla bambine che terminano il ciclo della scuola media, lo Stato regala una capra. Questo perché hanno capito che una donna istruita riesce a scegliere liberamente della sua vita, se sposarsi o meno e quanti figli fare. Occorre però che le imprese e tutte le organizzazioni civili prendono coscienza della responsabilità sociale che hanno, altrimenti sarà tutto inuitile.
Ci sono poi i pessimisti che credono che niente ci potrà salvare dalla catastrofe. E infine c’è un terzo scenario possibile: il lento degrado verso lo squallore. E’ la tesi sostenuta da Jorgen Randers: non ci sarà una fine disastrosa, ma solo un mondo peggiore di quello che conosciamo. Randers sostiene che dovremmo abituare i nostri figli ad amare i videogiochi perché non potranno più giocare in mezzo alla natura o vivere vicino al mare.
“Dobbiamo riuscire a salvare la qualità della nostra vita. E questo si può fare solo adottando comportamenti virtuosi che non riguardino solo un diverso modo di consumare ma un diverso modo di pensare i rapporti con gli altri. In futuro la soluzione sarà nelle nuove tecnologie, ma per ora serve una nuova coscienza. I prossimi vent’anni forse saranno i peggiori. Vinceremo questa sfida solo quando avremo imparato ad usare con buon senso le tecnologie ”, afferma Donato Speroni durante la presentazione del libro. Un invito a non chiudere gli occhi, a prendere conoscenza del fatto che ogni nostra azione ha un effetto e nessuno può tirarsi indietro dalla sfida che ci attende.