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Dentro la notte brava di Urbino

di    -    Pubblicato il 23/03/2013                 
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URBINO – La tradizione del giovedì universitario non è una routine riservata solo agli studenti. C’è qualcun altro che in questo giorno della settimana, tutte le settimane da anni, fa le ore piccole. In uniforme. Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza si dividono le strade di Urbino e dagli angoli, presidiano il confine della convivenza tra gli studenti e la città.

“Il nostro compito è prevenire, ma senza essere incombenti – spiega il vice questore dottor Andrea Massimo Zeloni – ciò significa garantire il rispetto della legge e del comportamento civile, evitando però misure troppo repressive”. Una questione di equilibrio insomma, tra i ragazzi che si divertono e la città che dorme e per la quale la serata universitaria è un problema.

E’ uno di questi giovedì sera. Fa ancora freddo. Ogni tanto scende un po’ di neve. Dopo una riunione di tutte le unità che presteranno servizio, per decidere i punti più caldi da controllare e dividersi i compiti, inizia il lavoro. Si scende in strada.

Dentro le mura il presidio fisso è Piazza della Repubblica, qui i ragazzi sono sempre tanti. Gli agenti della Polizia, dei Carabinieri e della Municipale si mettono in fondo a via Raffaello, distanti dai ragazzi ma non troppo. Osservano e si fanno osservare. Basta la loro presenza per fare abbassare voci troppo alte ed evitare comportamenti scorretti. Raramente c’è bisogno di un intervento diretto, più spesso sono i ragazzi a chiedere aiuto per risolvere qualche problema.

Durante la serata gli agenti fanno il giro dei locali e delle vie più nascoste, soprattutto per far rispettare ai gestori i limiti per il volume della musica e il divieto di usare bottiglie o bicchieri di vetro. Operazioni di routine insomma, ma può capitare di dover sedare qualche rissa e questa notte capita.

Sotto il Collegio Internazionale, intorno alle 2 del mattino qualcuno inizia ad alzare la voce: è un gruppo di sei o sette ragazzi. Stanno discutendo. In poco tempo arrivano alle mani e uno di loro cade in terra spintonanto da un altro. Si rialza in fretta. Reagisce. Reagiscono anche gli altri. Qui scatta l’intervento. Due agenti in borghese arrivano a corsa da via Budassi “Fermi! – gridano – Polizia!”. Ma i ragazzi continuano a scagliarsi gli uni contro gli altri e i poliziotti si buttano nella rissa per dividerli. Ne fermano due dello stesso gruppo, gli altri scappano.

Il clima si calma. Controllano i documenti e chiedono ai fermati se vogliono fare denuncia, ma i due fanno intendere che non ce n’è bisogno e sono lasciati andare. La zona viene segnalata, in qualche minuto arrivano i rinforzi in divisa. Resteranno qui a vigilare per un po’, finché non riceveranno altre istruzioni.

Fuori dalle mura sono tenute sotto controllo le principali strade d’accesso alla città, con pattuglie che stazionano soprattutto nelle rotonde, perché il giovedì sera sono molti i ragazzi che si spostano a Urbino dai paesi e dalle città vicine. Questa sera a fermare le auto ci sono la Guardia di Finanza e la Polizia Stradale. Hanno i precursori, strumenti elettronici per fare una prima misurazione del tasso alcoolico: luce verde, tutto a posto si lascia andare; luce gialla o rossa, si passa all’etilometro. “Negli ultimi anni i ragazzi si sono responsabilizzati – ci dicono – chi deve guidare non beve. Farà festa un’altra volta”. Di media il giovedì notte sono fermati e controllati più di cento veicoli e ritirate tre o quattro patenti. Solo due anni fa i ritiri potevano arrivare a più di quindici, segno che i ragazzi si sono abituati alla convivenza con le forze dell’ordine e sanno che è necessario trovare un compromesso.

Parte di questo compromesso è che la serata si svolga in casa, dove non ci sono controlli e si spende di meno per la cena e per gli alcoolici. Qui iniziano i problemi: musica alta fino a mattina, urla, bottiglie che volano dalle finestre e si spaccano nei balconi dei piani di sotto e nei cortili interni. “Giovedì scorso stavo per chiamare la polizia – ci racconta una studentessa fuori sede che vive in una casa nel centro storico – il volume dei bassi era talmente forte che faceva tremare i vetri e c’erano bottiglie che volavano dalle finestre. Oltretutto noi abitiamo due piani sotto, per l’appartamento sopra il nostro doveva essere l’inferno”. I limiti imposti ai locali e la sorveglianza delle forze dell’ordine da una parte hanno ridotto i danni per strada, ma dall’altra hanno spinto i ragazzi a trovare soluzioni alternative per festeggiare, che troppo di frequente arrivano all’eccesso.

Alla fine dei conti, viene fuori che quello del giovedì sera non è mai stato un problema di pubblica sicurezza. Gli interventi del 112, 113 e del 118 sono comunque una rarità, come rare sono state le denunce o le chiamate di segnalazione. Non è facile capire quanto questo sia dovuto alla presenza costante delle forze dell’ordine. Il vero problema viene alla luce quando la città si risveglia: bottiglie e bicchieri che galleggiano nella fontana, abbandonate agli angoli delle strade o davanti alla saracinesca di un negozio; qualche vaso rotto o spostato, qualche cartello stradale che manca, ogni tanto gli specchietti delle macchine danneggiati. Il vero problema del giovedì sera è il venerdì mattina.

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